L'escalation della Mancanza
Edoardo Morelli & Dario Ramerini

L'escalation della Mancanza

L'amore di Maslow per l'evoluzione della specie.

Se lavorate nel Marketing o nella Comunicazione probabilmente ci avete sbattuto la testa contro la Piramide di Maslow, detta anche piramide dei bisogni.

Molti imprenditori, invece, non la conoscono: per loro le piramidi sono quelle mitologiche di Giza. Mi piace pensare che Maslow, psicologo statunitense, nell’arco della sua vita si sia scontrato con varie esperienze lavorative e si sia fatto la domanda: “perché nonostante mi paghino bene non mi sento soddisfatto?” Me lo immagino Maslow a stropicciarsi i baffoni indagando la parte più profonda della sua psiche.

Disporre le priorità in una piramide è alquanto funzionale oltre che naturale: l’uomo ha da sempre rappresentato l’elevazione con il simbolo del fuoco, la pira, da cui questo solido prende il nome.

Esso dal grande va al piccolo secondo i principi neoplatonici, inoltre contempera il 3 del triangolo con il 4 del quadrato: la solidità della base si innalza attraverso la sintesi della tesi con l’antitesi. Questo il messaggio a cui potrebbe ammiccare Maslow col suo lavoro. Il prodotto di 3 e 4 da 12 come le ore del giorno e della notte: la piramide dei bisogni è eterna! Essa non teme il tempo perché racchiude in sé i principi antropologici fondamentali per il progresso dell’umanità. Essa identifica i bisogni della persona e li classifica dal basso verso l’alto.

Ma cos’è un bisogno?

Potremmo definirlo come una mancanza atavica, creata insieme ad ogni uomo come il vuoto all'interno di un bel vaso. “La felicità è la soddisfazione di un bisogno” scriveva Platone nei suoi dialoghi. Soddisfatto, dal latino “satis facere” è appunto questo colmare il vuoto interiore con qualcosa che abbia la stessa forma o per lo meno sia alquanto compatibile. I bisogni di Maslow funzionano perché non necessitano della prova del bene per sentirne la privazione motivante: tutti vogliono sicurezza dopo aver mangiato e dormito, è un dato di fatto!

Perciò alla base della piramide troviamo i bisogni fisiologici, quelli atti a preservare la vita: mangiare, bere, dormire, riprodursi ecc… Subito sopra la necessità di sentirsi “al sicuro”: oltre ad un tetto sulla testa, in questo gradone trova posto anche lo stipendio.

Prendi nota… Stipendio, livello 2.

I primi 2 livelli sono basici… servono per vivere e sopravvivere.

Tu vuoi vivere per tirare a sopravvivere?

Non hai altre aspirazioni?

Cominciamo a intuire che qualquadra non cosa…

Salendo al terzo scalino si manifesta il bisogno di appartenere a dei gruppi sociali. Amici, famiglia, partner, colleghi. Questa è la forza del gruppo.

In questa fase si inserisce il lavoro dei social network: qui possiamo trovare facilmente nostri simili a cui “aggregarci” in qualche modo.

Spingendosi oltre si arriva al quarto piano: qui c’è nell'aria il bisogno di sentirsi realizzati e stimati. Potremmo chiamarla mancanza di approvazione e di rispetto reciproco.

Preferisci guadagnare 100€ da qualcuno che non ti calcola proprio e per il quale sei un numero o 90€ da qualcuno che ti tiene in grande considerazione, ti coinvolge nelle sue scelte e ritiene la tua opinione importantissima per il suo futuro?

Ora iniziamo a intuire la pericolosità… Qualcuno potrebbe usare questa leva per risparmiare 2 soldi in cambio di emozioni.

Alla lunga, secondo noi, non funziona. Sarebbe come scambiare pere e mattoni, sono due monete non interscambiabili. Per quanto ti possano servire ora dei mattoni, dopo un po’ tornerai ad avere fame e ti serviranno le pere.

Anche in questo frangente lavorano i social. Con i nostri post cerchiamo gratificazione e godiamo nel riceverla… potremmo dire diversamente, cum grano salis, mentendo a noi stessi 😊

Ultimo gradino del podio?

L’autorealizzazione… cioè? …Essere padroni di noi stessi.

La nostra moralità, la spontaneità, la consapevolezza delle nostre potenzialità e… riuscire autonomamente a sfruttarle.

Cosa possono dirci tutti questi step?

Che più saliamo soddisfacendo i nostri intimi bisogni, più la nostra energia aumenterà…

Scalando la piramide di Maslow saremo più produttivi in buona sostanza: non è magia, è una questione fisiologica!

C’entrano i tre cervelli di Paul MacLean e le tre domande fondamentali di Simon Sinek.

Leggendo l’argomento con questi due strumenti interpretativi di successiva formulazione si può vedere che:

  • I primi due gradoni, fisiologia e sicurezza, sono territorio del cervello rettile e del “perché” di Sinek. Qui alberga l’inconscio, la parte ancestrale dell’uomo che prende le decisioni in maniera automatica e talvolta irresponsabile. Quando non c’è sicurezza e non sono appagati i bisogni materiali primari, la parte razionale è destabilizzata: le fondamenta cedono e così tutta la costruzione soprastante. Siamo nella parte non verbale, nel magnetismo che attira pur essendo impossibile vederne le dinamiche. Il marketing dei brand cerca di assestarsi qui, nella pancia dei prospect e dei clienti acquisiti.
  •  L’appartenenza e la stima concernono il cervello limbico. Costituiscono il terzo e quarto step, dalle caratteristiche prettamente relazionali ed emotive. Qui regna l’empatia, il “volemose bene” e la paura di rimanere da soli. La stima è alla base delle gerarchie e definisce l’ordine sociale. Siamo nel “come” di Sinek, nel mezzo che trasmette la proposta di valore attraverso il metodo con cui si fanno le cose. Qui, nel cuore della piramide Maslowiana stanno i valori, i comportamenti, la relazione che fa crescere come persona. Comunicativamente, il linguaggio è quello del paraverbale, cioè del tono di voce che attribuisce significato al contesto fornendo indizi invisibili dello stato d’animo di chi parla.
  •  Il piramidon (sommità) è tutto dell’autorealizzazione, ovvero l’ambizione a raggiungere qualcosa di più grande, attraverso la ragione.

Attenzione: non si tratta della comprensione immediata tipica dell’intuizione!

Siamo nella consapevolezza dell’homo sapiens, nel processo deduttivo della dianoia platonica, troppo intento ad indagare una parte per vedere il tutto. Si tratta perciò del “cosa”, inteso come l’ottenere un determinato stato psicofisico. Non per nulla moltissime tecniche per la realizzazione di obiettivi (ad es. S.M.A.R.T.E.) puntano sulla specificità, la misurabilità e rappresentabilità di quanto si voglia ottenere razionalmente. I brand puntano spesso e volentieri a far acquisire stati attraverso i loro prodotti, insistendo su questa parte della piramide di Maslow.

Detto questo, pensa a quanto bene ti faccia una pacca sulla spalla o un abbraccio al momento giusto.

Difficilmente 20€ avrebbero lo stesso effetto per quanto potrebbero farti comodo.

Ti viene in mente qualche occasione in cui il denaro, veramente, non ha fatto la differenza?

Dario Ramerini

coDirettore della collana La Favola del Successo per De Ferrari editore | Scrittore professionista specializzato in biografie utili per il lettore | lafavoladelsuccesso.it

4 anni

Grazie, Laura! Dai sensi alla base della piramide al senso della vita, alla sua sommità. Ti esprimi bene, quindi credo che ti siano ben chiare le cose che dici. Piacere mio leggerti!

Laura Fersini

Assistente di direzione presso Dreamcom Eventi - Formazione - Comunicazione

4 anni

Bellissimo questo articolo Dario , molto interessante 😍 La nostra vita è realmente un escalation di esigenze , bisogni , tutti necessari al fine di raggiungere la "completezza" della nostra esistenza. Ho bisogno di respirare per vivere , di nutrirmi per vivere , di lavorare e guadagnare per nutrirmi, il lavoro mi porta ad avere una vita sociale ma qui imparo a scindere i rapporti, quelli finalizzati al lavoro da quelli di amicizia che possono aggiungere valore alla mia realtà, rendendola di qualità. Le cose di valore se le sappiamo coltivare e mantenere nel tempo accrescono la nostra autostima che, inevitabilmente, ci porta ad una realizzazione. Questa un pò la mia interpretazione della Piramide di Maslow: Bisogni, necessità materiali che evolvono in esigenze emotive che portano alla gratificazione e appagamento dei sensi. Sempre entusiasmante leggerti Dario Ramerini :)

Diego Parassole

Speaker e consulente. Narratore di stranezze umane, capricci neurali, vertiginosi cambiamenti, originali modi per stare al passo.

4 anni

Ciao Dario, Maslow fornisce sempre molti spunti di riflessione, come del resto li fornisce il tuo articolo. Oggi diverse ricerche di neuroscienze in realtà mettono in dubbio che si tratti davvero di una piramide dei bisogni. Insomma sembra che che alcuni bisogni che Maslow mette in alto nella sua gerarchia siano importanti come altri apparentemente più basilari. Panksepp, il fondatore delle neuroscienze affettive ad esempio, nei vari sistemi emozionali primari mette anche quello del gioco e della cura. Vicktor Frankl, che sopravvissuto ai lager e in seguito fondatore della logoterapia, parla a lungo nei suoi testi di come la spiritualità (oltre che l'umorismo e la capacità di "giocare" e saper apprezzare quel poco di bello che i prigionieri dei lager avevano a disposizione) abbia aiutato lui e molti altri a sopravvivere. Insomma credo che la piramide forse oggi non si possa più considerare una piramide. Forse è un tronco di piramide, o un trapezio o... Ma, al di là delle questioni geometriche, questo non toglie valore ai nostri bisogni. Anzi forse ne aggiunge. Insomma non abbiamo bisogno solo di cibo e di aria o di denaro ma di molto altro. Quell'altro che ci consente di essere umani.

Marina Ruberto

Copywriter, redattrice, autrice e scriptwriter freelance

4 anni

Belli i sogni, lo sappiamo tutti. Ma (appunto) senza la soddisfazione dei bisogni primari, casca tutta la piramide. Se il primo chakra è bloccato, non fluisce energia sufficiente all'ultimo, dicono gli Indù. Quindi: il denaro non fa la differenza, se ne hai quanto basta per mangiare. Semplice, pragmatico e un filino impopolare. Ciao Dario!

Lavinia De Naro Papa

Consulente d’immagine. Uso i colori e la conoscenza del fashion per esaltare l’unicità della persona.

4 anni

Grazie Dario Ramerini per il vostro articolo. Oggi rileggendolo ho riflettuto come rispondere alla tua domanda finale. Ho ripensato alla mia laurea in Filosofia e Comunicazione, quando la mia strada era già segnata e spianata dal “dover essere”un’avvocatessa”. Quindi oggi SI. Sceglierei ancora il mio percorso perché mi sento realizzata. Sicuramente con oltre meno di 20 euro in tasca. Eppure ciò che spinge la mia felicità e contribuisce alla realizzazione di chi mi si affida.

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