L'equo compenso è una questione di rispetto della dignità dei liberi professionisti

L'equo compenso è una questione di rispetto della dignità dei liberi professionisti

Nelle ultime settimane si è tornati a discutere di equo compenso, ovvero della possibilità per gli iscritti agli Albi di ricevere la giusta attenzione nei confronti dei compensi professionali. Si tratta di un punto nodale, sia per quanto attiene l'aspetto economico, sia per un'effettiva ed efficace tutela della committenza, ma soprattutto per il rispetto della dignità professionale dei liberi professionisti.

Un lavoratore dipendente, pubblico o privato, può contare su un contratto collettivo nazionale che indica esattamente qual è la retribuzione minima riconosciuta. Per quale motivo, quindi, un libero professionista non dovrebbe potersi affidare a un corretto compenso per la prestazione che eroga?

Sarebbe necessario, dunque, mettere nero su bianco i parametri di riferimento che diano decoro al lavoro del professionista, giovane o meno giovane che sia. Oggi il tema dei giusti riconoscimenti economici per chi esercita la libera professione non è più rinviabile, né socialmente, né politicamente.

Il tema dell'equo compenso, per mancanza di una visione univoca e benché sollecitato da più parti, non è stato incluso nella legge 81/2017 (Jobs Act del lavoro autonomo) come invece sarebbe stato auspicabile, ma nella stessa ha trovato sede (art. 3 comma 4) la norma di tutela nel caso di abuso di dipendenza economica: sicuramente un primo passo verso un riequilibrio dei rapporti con il committente.

L'abolizione delle tariffe professionali, e soprattutto dei minimi tariffari, è stata motivata da una visione strettamente mercantilistica della professione, sorretta da una lettura strumentale della normativa comunitaria e nella visione, idealizzata mediaticamente, del professionista medio come "privilegiato". Tutto ciò nella convinzione che la concorrenza economica - sul prezzo quindi, e non sulla qualità - fosse il principale elemento di tutela del consumatore.

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L'attuale contesto impone con urgenza un intervento risolutivo, per colmare il vuoto causato da anni di deregulation. D'altra parte è bene sottolineare che un'eventuale legge sull'equo compenso sarebbe solo un tassello nell'affrontare la più ampia problematica che coinvolge il mondo delle professioni. Un mondo, questo, che deve trovare in se stesso la capacità di trasformarsi, per poter intercettare nuove competenze da declinare nei diversi ambiti dell'economia. Ma questo è un altro tema.

Articolo completo pubblicato su Huffington Post il 25 luglio 2017

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