L'evoluzione del settore agricolo dei prossimi anni - I
Il tema dell'impronta ambientale che i vari settori dell'economia hanno è sempre più attualità visto che ci stiamo sempre più avvicinando al 2050, anno obiettivo per raggiungere il net-zero.
Il mio focus di oggi è incentrato sul settore primario, ovvero quello che racchiude l'agricoltura e l'allevamento; quanto influiscono sui problemi climatici? come si evolverà il settore nei prossimi anni?
Introduzione
Il settore primario è un settore molto importante nelle economie mondiali, caratterizzato da una storia molto lunga e che si è ridimensionata solo con l'avvento della prima rivoluzione industriale, che ha dato inizio alla prima e vera transizione economica.
Nell'era post guerra del secolo scorso, si è assistito al boom tecnologico e la transizione dell'economia verso il settore terziario (che nelle prossime decadi si plasmerà ancora di più);
Oltre alla transizione ad un'economia sempre più basata sui servizi, la seconda transizione a cui siamo assistendo è quella green, con l'obiettivo finale quello di ridurre il più possibile le emissioni derivanti dalle attività economiche, quindi per forza di cose, anche dalle abitudini dei consumatori.
Sebbene il discorso da fare su questo tema sia ben più ampio, oggi voglio incentrarmi sul settore primario, un settore cruciale per molti aspetti, primo su tutti perché focalizzato nella produzione dei beni indispensabili per la vita quotidiana.
Analizziamo qualche dato
Ogni giorno, in media, la popolazione mondiale aumenta a un ritmo di circa 220.000 persone, un ritmo che la porterà a contare circa 10 miliardi di individui entro il 2050.
Ciò si traduce in un aumento della domanda di cibo e risorse idriche, che potrebbe però non essere soddisfatta per tutti.
Già ai tempi di oggi, una buona parte della popolazione mondiale, soprattutto quella facente parte del terzo mondo, ha difficoltà ad avere accesso a cibo e acqua pulita per poter sopravvivere; dramma che potrebbe peggiorare con il passare degli anni senza una risposta efficace ai problemi cui il mondo è sottoposto a rispondere con urgenza, tra cui appunto la crisi climatica.
Dal 2015 al 2020, il numero di persone che soffrono la fame è aumentato di circa 60 milioni di persone, arrivando ad una quota di quasi 690 milioni.
Le aziende del comparto alimentare dovranno produrre più cibo nei prossimi 50 anni che di quanto se ne sia prodotto negli ultimi 10 mila.
Le aziende per poter rispondere ad una domanda del genere dovranno porre delle misure ad hoc per aumentare l'efficienza e dunque la produttività, senza trascurare gli obiettivi di sostenibilità.
Come dicevo poc'anzi, le aziende saranno e sono chiamate ad aumentare la produttività, cosa che con i metodi tradizionalmente usati si traduce in un maggior uso della terra disponibile, di acqua ed energia;
Un maggior utilizzo di terreni per uso agricolo potrebbe tradursi in deforestazione; lo spazio non è infinito e con l'urbanizzazione che c'è ormai dappertutto bisogna ricorrere a misure non convenzionali.
Tuttavia, diverse sono le soluzioni possibili che si sono studiate in questi anni e tutt'ora si studiano, per affrontare questi problemi.
Dalla carne prodotta in laboratorio fino gli alimenti di origine vegetale, passando per tecnologie di agricoltura di precisione e verticale.
Dimenticavo di citare i prodotti fatti con insetti!
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Non voglio far passare questo articolo come qualcosa di collegato alla politica o qualcosa di ideologico, sono qui solo per descrivere alcune soluzioni che si stanno studiando, che piacciano o meno poi è un altro discorso.
Nel grafico qui accanto sempre fornito da Agronomics, possiamo vedere alcuni dati riassuntivi sull'impatto degli allevamenti di animali; non solo dal punto di vista ambientale.
Vi siete mai chiesti quanta acqua viene impiegata per produrre il cibo che consumiamo tutti i giorni? Nel grafico sottostante ci possiamo fare un'idea.
Secondo il CEO di BlackRock, Larry Fink, i prossimi grandi unicorni (startup il cui valore supera il miliardo di $) non saranno le social media companies o simili, ma saranno aziende che svilupperanno soluzioni per l'agricoltura green, e potrebbe non avere torto.
Dopotutto il settore, dovrà necessariamente evolversi per poter sostenere la produzione, non mancando di rispettare gli obiettivi ambientali; le soluzioni si stanno testando in campo già oggi e offrono risultanti ottimisti.
Questa trasformazione dell'industria agro-alimentare prenderà forma inevitabilmente con l'aumento della domanda da parte dei consumatori, di prodotti sostenibili.
Nel grafico di Agronomics possiamo vedere come una buona % di consumatori sarebbe disposta ad acquistare carne da laboratorio se facilmente reperibile dai punti vendita.
Ridimensionare il mercato della carne tradizionale migliorerebbe la situazione dal punto di vista delle emissioni; dopotutto, secondo solo alla produzione energetica, il settore che più emette gas climalteranti è proprio quello della produzione di carne (soprattutto bovina) e dei suoi derivati come il latte e formaggio.
Insomma, il settore primario si rivoluzionerà nei prossimi anni, questo è inevitabile; a tal proposito vorrei osservare un ultimo grafico contenente le proiezioni sull'evoluzione del mercato della carne da qui al 2040.
Il mercato della carne tradizionale, secondo le proiezioni, si restringerà fino a occupare il 40%- entro il 2040 (contro il 90%+ di oggi).
Certo, non è facile prevedere l'evolversi del mercato da qui al 2040, tuttavia gran parte degli esperti crede in un passaggio del testimone.
Mi piacerebbe continuare ancora il discorso ma per oggi e questa settimana è tutto.
La mia ricerca intanto proseguirà e prossimamente, quando farò uscire la parte II, discuterò anche di come esporsi per non perdere il treno della transizione alimentare sostenibile.
Grazie per la lettura.
- GMC