L’idrogeno è un’opzione concreta per la transizione energetica?
Una delle grandi sfide della transizione energetica è riuscire a produrre energia in modo sostenibile, riducendo al minimo l’emissione di CO₂; In questo scenario, l’Unione europea si è data l’obiettivo di ridurre del 55% le emissioni (rispetto a quelle del 1990) di gas ad effetto serra entro il 2030, e raggiungere uno scenario di NetZero Emissions al 2050. Chiaramente questo richiederà la pianificazione di una serie di azioni da implementare nel breve, medio e lungo periodo in tutti i settori, tra cui anche quello dei trasporti, con l’introduzione di nuovi vettori energetici a bassa impronta carbonica, tra cui molta attenzione è riservata all’idrogeno.
Quali sono le potenzialità e i limiti dell’idrogeno?
L’idrogeno è l'elemento chimico più abbondante nell'universo (rappresenta il 75% della materia) e anche il miglior combustibile possibile: il suo utilizzo come fonte energetica non genera anidride carbonica, può essere usato per produrre altri carburanti e ha la più alta densità energetica tra tutti i diversi vettori energetici (comprese le batterie).
Proprio per queste sue caratteristiche, si ritiene che l’idrogeno possa essere uno strumento ideale per supportare la transizione energetica: si stima che potrebbe essere utilizzato per produrre il 20% dell'energia entro il 2050, provvedendo a una quota tra il 20% e il 50% del consumo energetico per i trasporti e tra il 5% e il 20% di quello dell’industria.
Secondo l’Unione europea, un'economia basata sull'idrogeno potrebbe essere determinante per ridurre in maniera significativa l’entità del cambiamento climatico.
Come sottolineato dalla Commissione europea, nel 2022 l'idrogeno ha rappresentato meno del 2% del consumo energetico europeo ed è stato utilizzato principalmente per la produzione di sostanze chimiche, tra cui fertilizzanti, e materie plastiche. Il 95% di questo idrogeno è stato prodotto da combustibili fossili, emettendo circa 70-100 milioni di tonnellate di CO₂ nel ciclo di vita.
Istituzioni pubbliche e private, nonché la stessa Unione europea, stanno quindi finanziando progetti di ricerca e sviluppo che mirino ad ottenere un idrogeno che utilizzi solo fonti energetiche sostenibili; per raggiungere tale obiettivo occorrono infatti significativi investimenti per la produzione di energia elettrica rinnovabile (che attraverso il processo dell’elettrolisi permette di produrre idrogeno) che dovrà avere anche una sua sostenibilità sociale, ovvero un costo accessibile per tutti.
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Chi sta investendo nell’idrogeno?
L’obiettivo dell’Unione europea è quello di produrre in Europa, entro il 2030, 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile e di importarne altri 10 milioni. Stando ai dati del 2022, però, siamo ancora abbastanza lontani da questi obiettivi, considerato che in quell’anno la produzione di idrogeno rinnovabile in Europa è stata di appena 20mila tonnellate.
Per questo, la Commissione europea sta investendo in diversi progetti nel settore, ad esempio per accelerare la commercializzazione di soluzioni innovative per la mobilità a idrogeno come Hy2Move, il quarto progetto IPCEI (Important Project of Common European Interest) dedicato allo sviluppo di tecnologie a idrogeno per la mobilità, in cui si è investito 1,4 miliardi di euro.
Singolarmente, anche i vari Paesi si stanno muovendo nella direzione di sviluppare la filiera dell’idrogeno, con approcci più o meno virtuosi. Ad esempio, nel mondo ci sono, ad oggi, 857 distributori di idrogeno, di cui 214 in Europa: in Germania e Francia ce ne sono rispettivamente 93 e 42, in Svizzera 13 e in Italia si contano solo 2 stazioni di rifornimento a idrogeno attive, a Bolzano e Mestre.
L’intenzione di accelerare lo sviluppo dell’impiego dell’idrogeno da parte dell’Italia, però, c’è. Alcune città, infatti, hanno avviato progetti per realizzare distributori o flotte di autobus per il trasporto pubblico a idrogeno con l’ausilio di bandi pubblici, di investimenti (esempio per autobus a idrogeno) finanziati dal PNRR. Inoltre, lo scorso ottobre è stato presentato il primo treno a idrogeno d’Italia che circolerà in Lombardia tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025.
In linea con la propria strategia di diversificazione delle fonti energetiche, Q8 ha in corso progetti per aggiungere l’idrogeno all’ampia gamma di prodotti già erogati.
Quali sono le sfide della transizione all’idrogeno nel settore della mobilità?
L’obiettivo ambizioso di fermare il cambiamento climatico necessita di uno sforzo collettivo e dell’impiego intelligente di tutte le risorse presenti sulla Terra.
Per quanto le potenzialità dell’idrogeno siano evidenti, al momento sono necessari ulteriori investimenti affinché questo prodotto possa esprimere tutto il suo potenziale come combustibile.
In particolare nella mobilità, come sottolineato da un recente rapporto dell’Unione europea, sebbene l'applicazione della tecnologia a idrogeno ai sistemi di trasporto privati e pubblici sia promettente, ci sono ancora molte sfide che devono essere superate: il costo dell’energia, la scarsa efficienza dei processi di produzione, difficoltà e costi legati al trasporto (che per lunghe distanze diventano molto significativi), nonché le precauzioni di sicurezza da garantire lungo tutta la catena logistica, viste le condizioni a cui il prodotto va mantenuto, ovvero elevate pressioni e bassissime temperature. Ad ogni modo, istituzioni e settori produttivi confidano che i progetti di ricerca e sviluppo in corso possano portare risultati soddisfacenti nel medio-breve termine.
Sono ancora quindi molte le sfide che devono essere superate, e questo richiederà da parte di tutti gli stakeholders pubblici e privati una corretta pianificazione delle attività, in termini di tempi di realizzazione e costi di sviluppo, per la concreta realizzazione di una filiera dell’idrogeno per la mobilità nel medio-lungo periodo.
Client Services Consultant presso Sutherland
3 mesiMeglio di quella me... Di elettrico che ci stanno imponendo sicuramente
Project Director/Process manager at P&M SRL
3 mesiMi pare del tutto irrealistico; l’idrogeno non si trova in miniere, ma bisogna produrlo spendendo un ammontare di energia superiore a quello che se ne può recuperare; è un veicolo di energia al pari di un pezzo di filo elettrico. L’idrogeno presenta un grado di pericolosità elevatissimo e già di space shuttles ne sono esplosi due