L'Italia riuscirà ad innovare la sanità digitale?

L'Italia riuscirà ad innovare la sanità digitale?

Secondo il rapporto Innovative Europe I-Com del 2019 (cfr. pag. 93), l’Italia figurava al ventesimo posto in Europa per il grado di digitalizzazione nella sanità, con la Germania all’undicesimo posto e la Francia al quindicesimo.

La valutazione era costruita su 21 indicatori, tra cui figuravano tra gli altri la copertura territoriale di fibra ottica e di rete 4G, il numero di prenotazioni effettuate via web, il livello di competenze digitali di base di cittadini e professionisti, la semplicità di login, la sicurezza (di cui si prende carico il nostro Fascicolo sanitario elettronico).

Per migliorare questa situazione (e altro) è stato impostato il Recovery Plan (Next Generation EU) che ha fatto nuovamente aumentare le dotazioni di diversi programmi, che hanno subito tagli in compensazione della grande dotazione dello strumento straordinario, che ha raggiunto i 750 miliardi di euro (di cui 208,6 per l’Italia).

Osserviamo che, a differenza dei Piani di massima tedesco e francese, le Linee guida del PNRR italiano non indicano gli importi di spesa per i singoli capitoli e missioni.

Nell’insieme, l’importo per l’Italia della Recovery and Resilience Facility (RRF) è di 191,4 mld, a cui si aggiungono gli altri programmi e strumenti, come ReactEU, RescEU, fino ai famosi 208,6 mld.

Nell’audizione del Ministro della salute alla Camera, il 10 settembre 2020, sono stati individuati, per il PNRR (missione 6.) in materia di salute, cinque assi di cui tre verticali (Sanità di prossimità, Ospedali in rete, Salute e ambiente) e due trasversali (Conoscenza e Innovazione digitale).

A questi si aggiunge la missione 1. Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo – in cui è citato anche il sistema sanitario - ci dovrebbero essere inoltre progressi nella digitalizzazione “di sistema”, cioè nella connettività (fibra e 5G), nella disponibilità di data center e cloud, nel miglioramento della digitalizzazione civica (identità digitale ecc.).

Sul rapporto tra salute e città/territorio interviene anche la missione 5. Equità sociale, di genere e territoriale, che prevede ugualmente investimenti in strumenti digitali.

In ultimo e non meno importante, sulla digitalizzazione il Ministro si è riferito specificamente all’utilizzo della telemedicina e della teleassistenza nelle cure domiciliari anche al fine di garantire la presa in carico continua dei soggetti fragili residenti nelle are montane, interne e insulari, la circolarità ed interconnessione dei dati da trasformare in informazioni utili, la diffusione e il pieno utilizzo del Fascicolo sanitario elettronico.


Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate