Lo stato dell'eCommerce secondo i dati dell'Osservatorio del Politecnico di Milano
Si è tenuta lo scorso lunedì la diciannovesima edizione del convegno annuale dell’Osservatorio eCommerce b2c del Politecnico di Milano, con la presentazione dei dati di ricerca 2018.
Ormai 1,9 miliardi di persone nel mondo acquistano online e tutti i settori merceologici sono coinvolti, per un fatturato complessivo che supera i 2500 miliardi di dollari (+20% di crescita rispetto al 2017). Le tre aree geografiche ove si registra il maggior sviluppo dell’eCommerce sono Cina (con tasso di penetrazione del 18% e fatturato di oltre 1000 miliardi di dollari ), USA (con tasso di penetrazione del 17%) ed Europa (con il 10%). La Cina, in particolare, si configura come un paese di enorme sviluppo: solo nelle prime ore del Single Day cinese si acquista quasi quanto durante tutto il Cyber Monday americano, che è praticamente l’equivalente di tutto il transato in Italia in un intero anno.
Nell’Unione Europea l’eCommerce vale 600 miliardi di euro ed è per il 38% cross country: una percentuale ancora contenuta a causa dei tempi di consegna, di problemi con i sistemi di pagamento e di mancanza di fiducia del consumatore verso alcuni paesi. Nel complesso l’eCommerce nell’Unione Europea evolve in generale più lentamente che negli altri continenti, con un tasso di crescita nei paesi più “maturi” (UK, Germania, Francia) di circa il 10% ed in quelli a minore penetrazione, come Spagna ed Italia, rispettivamente del 13% e del 16%.
Trend emergenti nel mondo dell’eCommerce sono sicuramente l’intelligenza artificiale e la blockchain: tecnologie necessarie per soddisfare i clienti in modo sempre più personalizzato. Chivi di volta per la crescita dell’eCommerce in Europa sono poi le piattaforme di sharing, la robotica e l’automazione per velocizzare l’evasione degli ordini (smart factory), l’omnicanalità e l’offerta di esperienze personalizzate, nonché la definizione di regole chiare e condivise.
I fattori abilitanti dell’ecommerce nel suo complesso si confermano tre: lo sviluppo tecnologico, la logistica, l’evoluzione dei sistemi di pagamento.
L’eCommerce in Italia vale circa 24,7 miliardi di euro, pari al 6,5% dell’intero comparto del commercio retail. Acquistano online circa 23,5 milioni di italiani (intesi come coloro che compiono almeno un acquisto online in un anno). Hanno soprattutto fra i 25 e i 54 anni, sono in maggioranza maschi e vivono nei grandi centri del nord Italia. Di questi, 17,8 milioni effettuano almeno un acquisto al mese, con uno scontrino medio annuale di circa 1418 euro contro i 375 euro/anno dell’acquirente sporadico. Il 24% acquista su siti esteri (in particolare per quanto afferisce al turismo), la percentuale restante da siti italiani. I prodotti costituiscono il 64% degli acquisti, per un totale di 15,8 milioni di euro di fatturato (+23%), con uno scontrino medio di 70 euro (contro i 230 euro dello scontrino medio legato ai servizi). Per quanto riguarda il canale di acquisto, gli italiani scelgono per il 62% il desktop, per il 31% lo smartphone e per il 7% il tablet. Ad oggi in ogni caso lo smartphone è usato soprattutto per il Food (32%) e per l’abbigliamento (45%). Tra il 2021 e il 2022, gli acquisti da smartphone dovrebbero raggiungere il 50% del totale.
Tra i metodi di pagamento, nel 96% dei casi troviamo PayPal e carte di credito, con il primo che cresce più delle seconde, trainato dall’utilizzo dello smartphone.
Per quanto riguarda i settori merceologici, ottimi risultati danno sia i comparti “storici”, con Abbigliamento (+20%) ed Informatica/Elettronica (+18%), che i settori emergenti, come Arredamento & Home Living, Beauty, Food & Grocery, che hanno certo minor valore assoluto, ma tassi di crescita assai elevati (rispettivamente +53%, +34%, +31%). In particolare, il comparto alimentare, che ha un tasso di penetrazione appena dell’1%, presenta uno scontrino medio di 70€: il food delivery partecipa per il 36%, la spesa al supermercato per il 32%, l’acquisto di eccellenze enogastronomiche per il 32%. In ambito prodotti, sono da segnalare anche la vendita di ricambi auto, che cresce del 29%, e quella dei giocattoli, che cresce del 48%. Su eBay, per esempio, dove troviamo un 80% di prodotti nuovi, ogni 6 secondi si vende un cellulare, ogni 20 secondi un pezzo di ricambio per auto ed ogni 40 secondi un paio di scarpe. In ambito servizi, cresce del 6% il turismo (biglietti di trasporto, prenotazioni di case su piattaforme di sharing, prenotazione di hotel), confermandosi primo comparto dell’eCommerce italiano, con il valore di quasi 10 miliardi di euro. Le assicurazioni crescono del 5% e riguardano soprattutto le auto, mentre restano importanti, con una crescita dell’11%, il ticketing per eventi e le ricariche telefoniche.
L’Italia, come si è detto, ha ancora un eCommerce poco sviluppato rispetto a paesi europei più evoluti: essenzialmente la frammentarietà dei punti vendita, maggiore nel nostro paese, porta con sé una scarsa cultura digitale, e tuttavia ormai il 75% dei 300 top retailers italiani ha un sito eCommerce. Per contro, ad esempio, solo il 30% degli italiani ha attualmente accesso alla spesa online al supermercato. L’eCommerce B2c in Italia resta particolarmente concentrato: i primi 20 merchant realizzano il 72% del mercato e quasi nella metà dei casi si tratta di aggregatori che abilitano l’offerta online di migliaia di piccoli retailer.
L’export, inteso come valore delle vendite da siti italiani a consumatori esteri, rappresenta il 16% delle vendite eCommerce totali. I servizi sono spinti da operatori come Alitalia, Trenitalia, Grimaldi Lines, mentre i prodotti rappresentano il 68% delle vendite all’estero, con prevalenza dell’abbigliamento e con il Food che, nonostante le eccellenze enogastronomiche italiane, rimane solo al 3%. L’Europa attrae circa il 50% delle esportazioni, seguono gli USA con il 25%, mentre Cina e Russia si attestano sul 5%. Le principali difficoltà sono logistiche e normative, ma si segnalano iniziative di collaborazione per esempio con Alibaba per il Food.
L’eCommerce ha anche impatti economic,i sia sulle imprese che sul sistema paese, nonché impatti sociali e ambientali, su cui l’Osservatorio si riserva di indagare più a fondo a partire dalle prossime ricerche. Per il momento basti dire che l’impatto economico sull’impresa comporta beninteso notevoli investimenti iniziali e di mantenimento della presenza online, ma anche un fatturato annuo associato al singolo dipendente che passa dai 153mila euro del dipendente tradizionale ai 375mila euro di quello associato all’eCommerce. Inoltre il consumatore multicanale passa più tempo online e in store e spende di più (+9%). Si è altresì notato che i paesi europei con maggiore eCommerce hanno un PIL più elevato ed una inflazione minore (dato che l’eCommerce contribuisce al ribasso dei prezzi), ed inoltre paiono avere tassi di istruzione più alti e minore disoccupazione, ma tutti questi elementi dovranno essere valutati su larga scala nella prossima ricerca dell’Osservatorio, tanto più che, per contro, è innegabile l’effetto negativo della chiusura dei punti vendita tradizionali. Da ultimo, alcuni sostengono che l’eCommerce comporta minori emissioni di CO2, ma anche in questo caso di tratta di valutazioni di approfondire.