Ma perché devo essere sempre io, a farmi carico della sua felicità?

Ma perché devo essere sempre io, a farmi carico della sua felicità?

“Vedi, ad ad un certo punto, mi sono detta:

Ma perché devo essere io, a farmi carico della sua felicità?

Perché, se lei ci rimane male, io devo SENTIRMI IN COLPA?”

A dire queste frasi è Miriam, una donna che sta facendo uno straordinario percorso intensivo con me, da poco più di due mesi.

Miriam sta parlando di sua madre, una donna perennemente insoddisfatta, che non fa che lamentarsi e richiedere attenzioni.

In questa circostanza specifica, la donna si lamenta del ristorante in cui hanno deciso di passare una serata, durante loro vacanza insieme. Non soddisfa le sue aspettative.

Il copione, da quasi 40 anni era il seguente: i ruoli si invertivano ed era Miriam a doversi fare carico del benessere emotivo di sua madre, pena forti sensi di colpa.

Questa volta accade qualcosa di diverso.

Miriam dice, a se stessa, per la prima volta:

“Mi dispiace, se non sei contenta mamma, ma non è una mia responsabilità renderti felice!”.

Quante figlie invischiate in dinamiche di questo tipo ho incontrato in questi anni, proprio perché la relazione con il materno rappresenta un imprinting che determinerà poi le dinamiche all’interno delle relazioni di coppia.

Quello con la propria madre è il modello di riferimento per tutte le relazioni a seguire: amare per una persona vuol dire replicare da adulta quel modello lì.

Se si è cresciute in famiglie disfunzionali e si è diventate adulte troppo presto, anche con il partner infatti si avverte lo stesso tipo di responsabilità: io devo farti stare bene, devo assecondarti, devo renderti felice!

Intanto perché la sento una mia responsabilità e poi tutto ciò mi serve per assicurarmi il tuo amore ed evitare l’abbandono.

Miriam infatti è cresciuta in una famiglia in cui le è stato chiesto, non solo di non dare fastidio, di non fare richieste, di non avere bisogni, insomma di non essere un bambina, ma anche di farsi carico di cose che non le competevano assolutamente, ovvero le è stato chiesto d diventare adulta precocemente, ed in un certo senso di diventare “madre di sua madre”, contenendola emotivamente.

La bambina non può che aderire a quella richiesta, intanto così si sente utile, si sente brava ed importante (e questo fa sì che il suo difficile vissuto familiare diventi più sostenibile) poi, così facendo, cerca di assicurarsi l’approvazione e l’amore dei suoi genitori :

Ovvero la cosa che desidera di più al mondo!

Ma a che prezzo avviene tutto questo?

La bambina deve dire addio a se stessa, alla vera se stessa, alla sua parte più autentica e vivere sotto la maschera di un falso sé.

Diventa ciò che vogliono che lei sia e finisce per scordarsi chi è lei davvero.

E indovinate poi che succede?

Da grande quella bambina comincerà ad avvertire quel famoso “senso di vuoto”, perché ormai c’è una disconnessione profonda da se stesse e lei avverte quell'enorme vuoto dentro.

Non è un caso che Miriam mi racconti questo passaggio evolutivo così importante, dopo che ha svolto lo step dedicato alla tematica del SANO EGOISMO.

Nei moduli precedenti ha lavorato sull’ascolto e sulla legittimazione dei suoi reali bisogni, ha lavorato sull'importanza dei confini, insomma, ha svolto tutto un lavoro preliminare che le ha consentito di uscire dall’invischiamento con sua madre, senza provare sensi di colpa.

Non si preoccupa più di renderla felice, o orgogliosa, di proteggerla e rassicurarla, di calmarla, di fare da tramite tra lei e suo padre. Di fare da punchingball tutte le volte in cui lei è frustrata.

Si è sottratta da questo compito gravoso e finalmente può davvero volgere lo sguardo su di sé e concentrare tempo ed energia sulla sua vita, sui suoi obiettivi, sui suoi progetti.

Miriam si è autorizzata finalmente a mettersi al primo posto. Mancano ancora alcuni mesi alla fine del nostro percorso insieme ed io non vedo l’ora di assistere alle altre meraviglie che succederanno da qui in avanti!

Se ti sei riconosciuta in Miriam e vuoi prenderti anche tu la piena responsabilità del tuo cambiamento, puoi candidarti al mio percorso intensivo

#liberadiamareedessereamata

Perché, non esiste mai il momento giusto, esiste solo il momento in cui finalmente ti autorizzi ad ESSERE FELICE!

P.S.: Il link per candidarti lo trovi nel primo commento ;-)

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