Madri.
Dovremmo essere grati alle nostre madri. E non solo a loro, ma a tutte quelle che hanno generato l'altro che è davanti a noi, tutte le anime con cui condividiamo questo pezzetto di storia del mondo.
Dovremmo essere grati alle madri perché ci insegnano la trasformazione, l'accettazione del cambiamento. Alcune ci insegnano anche ad accogliere, senza giudizio.
Qualche sera fa non riuscivo a prendere sonno e mi sono ritrovata a guardare per un tempo indefinito video di nascite, con bambini estratti dai corpi e messi accanto al viso delle madri, con sangue, urla, sforzi, respiri affannati e risate liberatorie. C'erano solo donne, i gesti erano sempre gli stessi, come un antico ed eterno rituale che è scritto nei corpi delle femmine e a cui sono ammesse solo coloro che sanno che cosa è il mistero della vita e lo sanno perché è inciso dentro, con il dolore che brucia. Bambini lividi, congestionati, accartocciati, arrabbiati per essere stati disturbati dal loro meraviglioso sonno di vita. Amati al primo sguardo, brutti anatroccoli da amare, nonostante tutto. Le madri ci insegnano ad amare anche ciò che non piace. Forse alcune devono ricordarsi di nuovo come si fa. Si, mi è venuta voglia di avere un altro figlio, nonostante il mio corpo si sia messo in pausa da mesi. E però no, continuerò ad essere la madre che sono da 33 anni, solo di quei tre e di colei che ha deciso di andare via prima.
E poi, ci mostrano l'arresa alla vita. Perché è davvero una resa, lasciare che la vita invada il proprio corpo, così come si lascia che sia fatto al pensiero e al cuore.
Siamo grati anche ai padri, si, certo che lo siamo.
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Ma siamo grati alle madri.
Solo le madri hanno il potere di traghettarci su questo mondo, di farci attraversare la soglia fisica della vita. Solo le madri ci benedicono con il sangue. Solo le madri ci nutrono con il proprio corpo. Solo le madri custodiscono e poi si aprono per lasciarci andare.
Dobbiamo essere grati.
Anche per tutto ciò che non sono state capaci di fare.