No man is an island! ... (o forse sì)

Nessun uomo è un isola, diceva Thomas Merton riprendendo un passo di John Donne.

"Ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto ...". In qualunque contesto ci troviamo dobbiamo sempre pensare che non siamo isole, sia che si tratti di un' isola felice sia che si tratti di un' isola impervia, nebulosa ed invivibile. La metafora si addice molto al mondo del lavoro, tanto alle aziende quanto ai collaboratori e ai professionisti.

Il mare è il mercato per cui ogni azienda deve percepire ed essere pronta ad un ipotetica giornata di tempesta, a giorni di mare calmo e piatto, o addirittura ad uno tsunami come potrebbe essere stata la crisi di qualche anno fa. Occorre capire se un terremoto anche lontano potrebbe portare inondazioni e quanto tempo potrebbero metterci eventuali nemici a raggiungere la mia isola e nella peggiore delle ipotesi portarmi via tutto.

Allo stesso modo se sono un abile professionista, ho il diritto (e questo mi sembra ovvio) ma anche il dovere di esplorare altre isole, di rendermi conto delle mie capacità e di come potrebbero essere valorizzate altrove. E' solo il confronto che valorizza le proprie capacità o le proprie aree di miglioramento; da qui poi la scelta se investire o meno in sé stessi e rimanere sull'isola o se esplorare nuovi continenti.

La base di partenza però deve sempre necessariamente essere la presa di coscienza delle proprie capacità e dei propri limiti, a quel punto anche un isola sconosciuta farà meno paura; e se anche ho sbagliato isola, pazienza ... capita, si pianifica e si salpa di nuovo verso altri orizzonti.

Troppo facile potrebbe dire qualcuno, e l'isola che fine fa se nessuno la gestisce e se ne prende cura? Semplice, se il mare glielo concede rimarrà una bella cartolina, altrimenti sprofonderà oppure semplicemente diventerà invivibile. Il problema vero è un altro! L'isola cosa ha dato per trattenere la fonte stessa del suo essere? E cosa ha fatto per attrarre nuovi abitanti?

Buon viaggio!