Manuela Cuoghi, chirurga del Distretto dell’Appennino, neo responsabile regionale dell'Associazione Chirurghi Ospedalieri - sezione giovani
Intervista
Dottoressa Cuoghi, come accoglie questo nuovo incarico e in che cosa consiste l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani?
Sono molto emozionata ed orgogliosa per questo nuovo incarico di responsabile regionale per l'Emilia Romagna dell'associazione ACOI che avrà una durata complessiva di 3 anni. La mia speranza è quella di poter essere di aiuto e sostegno ai giovani colleghi che, come me, desiderano far crescere la propria professionalità e competenza nell'incarico che siamo chiamati a svolgere quotidianamente.
L'ACOI (associazione chirurghi ospedalieri italiani) offre infatti tantissimi stimoli di crescita. È un’associazione che vanta l'iscrizione di numerosi giovani chirurghi in quanto si distingue per la proposta di una vasta offerta formativa, non solo tramite congressi e webinar, ma attraverso una vera e propria scuola nazionale ospedaliera di Chirurgia. Questa scuola offre numerosi corsi, tra i quali la scuola speciale di chirurgia epatica o la scuola speciale di chirurgia laparoscopica e mini-invasiva, nati allo scopo di ricoprire i diversi ambiti di interesse della Chirurgia generale.
Personalmente credo sia fondamentale per tutti i chirurghi cercare costantemente di tendere al perfezionamento, sia delle capacità tecniche, che delle competenze scientifiche, senza mai smettere di aggiornarsi e senza mai perdere la curiosità e l’apertura verso il nuovo.
Quali crede siano le sfide per il futuro della chirurgia e per i giovani chirurghi a cui si rivolge in particolare il suo nuovo ruolo?
La sfida più importante sarà quella di promuovere con sempre maggior impegno e costanza la precoce autonomizzazione dei giovani chirurghi nelle attività cliniche quotidiane, a partire dalla formazione specialistica, aiutandoli a scoprire e coltivare le proprie attitudini professionali il più precocemente possibile. Un'altra sfida di grande rilievo sarà favorire la sempre maggiore compenetrazione tra medicina e tecnologia, percorso già avviato da tempo ma sempre in continua e costante evoluzione. Sono sempre tanti i nuovi dispositivi che vengono sviluppati e che incoraggiano un nuovo approccio alle tecniche chirurgiche. In particolare in quest’ambito, i giovani hanno senz’altro una marcia in più!
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Cosa significa per lei essere e fare la chirurga, da donna?
Sebbene storicamente la chirurgia sia stata una professione a quasi esclusivo appannaggio del sesso maschile, ad oggi sono certa stia diventando indubbiamente una specialità sempre più aperta alle donne. Forse non è così noto a tutti, ma sono sempre più numerose le donne che scelgono questa specializzazione, nonostante tutti i sacrifici che essa impone. Non è senz’altro semplice coniugare vita privata e professionale, ma volere è potere, no?!
Cosa sogna per il futuro dei pazienti e della sua branca specialistica, anche a fronte di due anni di covid che tanto hanno inciso sull'attività chirurgica programmata?
Durante questi ultimi anni sono cresciuta grazie all’equipe del Dott. Navarra il quale ha creduto fortemente nelle mie potenzialità, dandomi fiducia ed aiutandomi a crescere professionalmente. Lui stesso mi ha incoraggiata nel propormi per ricoprire questo ruolo di prestigio nell’Associazione. Sinceramente, però, questi ultimi due anni benché pieni di soddisfazioni sono stati anche molto difficili, in quanto tutti noi siamo stati chiamati a ricoprire ruoli diversi da quelli che normalmente rivestivamo.
Il mio auspicio più grande è dunque che si torni il più presto possibile alla normalità per poter tornare a svolgere finalmente il nostro lavoro senza ulteriori interruzioni, rispondendo così a tutte le necessità dei nostri concittadini che l’avvento della pandemia ha sicuramente rallentato.
Chief of Gastroenterology Unit presso Azienda USL di Bologna
2 anniVolevo complimentarmi per la nomina che rappresenta un grande risultato personale e che è motivo d’orgoglio per il Dipartimento Chirurgico. Ad maiora. Vincenzo Cennano