MARKETING del VINO: una GUIDA COMPLETA alla STRATEGIA DIGITALE
Questa guida è dedicata a tutti gli imprenditori di cantine e aziende agricole del settore vitivinicolo. In questo momento è la guida più completa per la valorizzazione digitale del vino e delle aziende che lo producono. In questo articolo parleremo di:
1. Il marketing per le aziende vitivinicole »
2. I principi della metodologia inbound nel vino »
3. Il Sito Web e la SEO nel settore del vino »
3.1 Le ottimizzazioni on-page »
3.2 Le ottimizzazioni off-page »
4. Il blog per una azienda vitivinicola »
5. La generazione di lead per una cantina vitivinicola »
6. Il content marketing per una azienda di vino: come valorizzare il vino con metodo »
6.1 Il Golden Circle e i modelli dello Storytelling »
6.2 Come generare idee di contenuto »
6.3 Sviluppare un piano editoriale a lungo termine per la tua cantina »
6.4 Content Audit e piano editoriale »
6.6 Analizzare le metriche di efficacia dei contenuti »
7. Il social media marketing nel settore del vino: strategia e metodo »
8. Email marketing per un’azienda vitivinicola »
8.1 Impostare una strategia di email marketing per la tua azienda »
8.2 Email marketing per il vino: le condizioni per impostarlo al meglio »
8.3 Il metodo: come avere successo con l’email marketing »
1. Il marketing per il vino: odi et amo
In Italia, il vino e il marketing condividono da sempre una storia di amore e odio.
Nel nostro paese, il vino rappresenta i colori di un territorio, i suoi abitanti, le sue tradizioni e tutte le varietà che accogliamo.
C’è un solo grande problema in Italia per quanto riguarda il vino, ed è il prezzo.
Molti produttori credono che la cosa più importante sia produrre il vino, e che poi gran parte del lavoro sia fatta e che a venderlo ci vuole poco. Non è affatto così: il prezzo lo fa il mercato. La qualità del vino e il suo vero valore, non è ciò che davvero ne definisce il prezzo.
Quello che conta molto nel vino è la percezione che se ne ha, e purtroppo questo è un grande problema per i vini italiani.
In generale c’è spesso una idea poco chiara di valore, e quindi l’unica leva commerciale rimane il prezzo: il concetto è quello di “questo costa tanto e quindi deve essere di valore”.
Questa è una delle scorciatoie mentali di cui parla anche Robert Cialdini nel suo libro “Le armi della persuasione”, ad un prezzo alto è facile associare un alto valore.
Tutto questo si vede facilmente semplicemente pensando a bottiglie di pregio scelte anche da chi non se ne intende di vino o dalla scelta di Champagne super inflazionati in alcune discoteche.
Banalità? Sì forse, ma è la pura e semplice realtà del consumatore medio.
La dimostrazione che si tratti di un problema riguardante il vino italiani viene proprio dai dati dell’export italiano paragonati a quelli francesi: i nostri volumi di vendita sono spesso più alti, cosa di cui molti tendono a vantarsi, i prezzi invece sono di gran lunga più bassi, anche per prodotti la cui qualità (concetto di qualità oggettivo basato sulla valutazione e sulla degustazione professionale) supererebbe alcune bottiglie francesi, che invece mostrano prezzi spropositati.
Ma la percezione comune è che per il vino francese si possa spendere un po’ di più, se lo merita.
I distributori e gli export manager italiani affermano che negli USA il vino italiano è percepito molto positivamente, genuino, con un ottimo rapporto qualità/prezzo, mentre quello francese è considerato pregiato: la singola parola “cru” riesce a creare un posizionamento elevato nella mente di chi sta acquistando una bottiglia di vino.
Non è poi detto che questo valore percepito trovi realizzazione nella realtà, ma l’immaginario collettivo rimane quello di una qualità di alto livello.
Secondo l’Istituto grandi marchi italiano, l’Italia dovrebbe puntare di più sulle etichette di valore per valorizzare le eccellenze ed innalzare il posizionamento dei nostri vini, da “genuini e buoni” a “premium”. Vi sono poi diversi pareri tra gli importatori stranieri, ma è invece ormai certo che per via degli innumerevoli cambiamenti nei modelli di consumo, è sempre più difficile generare fedeltà verso un brand.
Quindi, non puntare sul premium potrebbe farci rischiare di rimanere sempre, a livello di percezione, un paese il cui vino è buono, a basso costo, mentre gli altri paesi, anche quelli meno comuni e meno legati tradizionalmente all’ambito vitivinicolo, fanno salire di prezzo e valore i propri prodotti, anche se la qualità (oggettiva) può non rispecchiare davvero i loro prezzi.
È importante guidare il consumatore alla scelta di consumo per fidelizzarlo ed è necessario anche imparare a valorizzare i nostri prodotti lavorando con il marketing: lavorando quindi sul marchio, sul design, sul senso estetico, ma, soprattutto, sulle semplici informazioni di prodotto.
Le apparenze contano.
Non ci credi?
Prosegui la lettura qui »
(SEO strategist ∪ Meta advertiser) ⊆ Content designer
5 anniAlla faccia della pillar! È un piacere aver contribuito 🙏
Digital Marketing Strategist | Performance Marketing
5 anniGiulia Mastrantonio e Alessio Scalia come avrei fatto senza di voi ❤️️