Maturità connessa e permeabile
mariapia veladiano
la Repubblica, giovedì 18 giugno 2015
Resistere, resistere, resistere è il filo nobile, e chissà se voluto, che lega le tracce della prima prova per l’Esame di Stato 2015. Si può resistere nella normalità di una vita né eroica né santa, come capita agli uomini partigiani raccontati da Calvino nel Sentiero dei nidi di ragno. Il bel frammento proposto per l’analisi del testo sfiora solo nell’ultima domanda il tema partigiano ma il resistere bambino di Pin cerca esattamente quello che troverà e bisognerebbe sempre trovare, cioè adulti imperfetti e di parte come tutti, ma che scelgono, anche per vie inesemplari, la parte giusta. Solo il 9% degli studenti ha scelto questa traccia. Anche perché gli altri non sono arrivati a Calvino col programma. Non ci si crede ma a leggere i programmi ci si chiede fino a quando un canone non scritto continuerà a imporre due mesi su Leopardi e due ore sulla letteratura del dopoguerra (tutta?). Si può resistere nella diversità delle ideologie. Il tema storico offre una lettera dell’ufficiale dell’esercito regio Dardano Fanulli, monarchico, passato in clandestinità da monarchico e ucciso alle Fosse Ardeatine. Così diverso dai compagni comunisti di Pin. E si può resistere a qualsiasi età. Malala Yousafzai aveva 12 anni quando ha cominciato a rivendicare il diritto all’istruzione per le bambine pakistane. Il tema generale dell’Esame ha proposto una sua riflessione sul potere buono dell’istruzione: “Prendiamo in mano i nostri libri e le nostre penne. Sono le nostre armi più potenti”. Non è mai troppo presto per alzare la testa. Scuola e mondo, cultura e vita. Uno sconfinare che si trova anche nel saggio di ambito artistico-letterario, “La letteratura come esperienza di vita”, scelto dal 14,4%, per il quale i documenti suggerivano la doppia direzione: la letteratura che accompagna, segna e trasforma la vita e la vita (morale) del lettore che interroga la letteratura. Chissà quale direzione hanno preso gli studenti. Forse quella più ammiccante perché più del 50% ha scelto il saggio breve sul nostro mondo iperconnesso. Un argomento già visto, ma quest’anno declinato in modo sottile perché i documenti di Maurizio Ferraris e Daniele Marini chiedevano una riflessione filosofica sull’isolamento ontologico, cioè del nostro esistere stesso, che ci rovescia la vita quando “non c’è campo” e sugli effetti circolari della società connessa e permeabile, dove il privato diventa pubblico nelle telefonate vivavoce ad alta voce, e i rapporti di lavoro diventano anche di amicizia (amicizia?) grazie o a causa dei social network. Dove siamo noi, era chiesto di dire ai ragazzi. Chissà cosa hanno scritto.
La più difficile fra le tracce, quella del saggio storico-politico: “Il Mediterraneo, atlante geopolitico d’Europa e specchio di civiltà”, richiedeva belle conoscenze di storia passata e presente e capacità di viaggiare nel tempo. Dal mare che unisce al mare che torna a dividere, più e peggio che nell’antichità. Il 6,6% degli studenti ha scelto questa traccia, un dato buono, era complessa. Più complessa di quella sulle competenze di cittadinanza (4,6%), che sono importanti ma parlarne non affascina. Il tema della resistenza era fin troppo atteso e gli anniversari sono una moda, è stato detto. Quando mai. Calvino è stato scelto dal 9% degli studenti, il tema storico dal 2,5%, ultimo, come sempre. È difficilissimo oggi far sentire l’importanza di diritti a cui si è abituati dalla nascita. Poter parlare senza temere la delazione del vicino, viaggiare, protestare, andare a scuola, appunto. Proprio sì. Sapere che l’Esame di stato continua a proporre il diritto di esistere e resistere va proprio bene.
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