#MID060 | Un miliardo di utenti
Sarah Friar, direttrice finanziaria di OpenAI, ha dichiarato che il principale obiettivo della società californiana per il 2025 è quello di raggiungere un miliardo di utenti! Come? Aprendo ben due nuovi data center negli Stati Uniti (uno ad ovest e l’altro al sud), lanciando ChatGPT su miliardi di dispositivi Apple e rilasciando una serie di nuovi prodotti di Intelligenza Artificiale, tra cui i tanto attesi AI Agents. A detta della stessa Friar, la “parola” del 2025 sarà, addirittura, “Agentic”, un termine utilizzato principalmente in ambiti psicologici e sociologici per riferirsi alla capacità di un individuo di agire come agente autonomo, di prendere decisioni consapevoli e di assumersi la responsabilità delle proprie azioni.
Secondo alcune indiscrezioni pubblicate dal Financial Times, sembrerebbe, però, che la sostenibilità finanziaria della società sia in bilico. I costi per manutenere le attuali applicazioni di Intelligenza Artificiale si aggirerebbero, infatti, intorno ai 5 miliardi di dollari l’anno, compromettendo, di fatto, il tanto agognato raggiungimento del “pareggio di bilancio”. In molti, si stanno chiedendo se sarà sufficiente lanciare nuovi prodotti ed aprire nuovi data center per invertire la rotta. Se così fosse, anche Apple dovrebbe fare la sua parte, altrimenti questa strategia sarebbe inconsistente. In ogni caso, la stessa Friar ha dichiarato che, internamente, si stanno valutando anche altre opzioni, sebbene non imminenti, come, ad esempio, quella di introdurre la pubblicità su ChatGPT. Non è un caso, infatti, che recentemente la società californiana abbia assunto professionisti del calibro di Shivakumar Venkataraman, ex- VP del team di Search Advertising di Google.
Come se non bastasse, OpenAI dovrà fare i conti anche con Elon Musk. L’eccentrico magnate americano, potendo contare anche sul sostegno di Donald Trump, ha recentemente presentato una richiesta di ingiunzione nei confronti della società californiana e del suo principale sostenitore Microsoft, accusando, tra l’altro, lo stesso Sam Altman di essere un truffatore di proporzioni colossali (“shakespeariane”). Insomma, come vi dicevo, l’equilibrio è a dir poco instabile. Un eventuale, quanto remoto, collasso della partnership fra OpenAI e Microsoft, potrebbe davvero riscrivere completamente la storia dell’Intelligenza Artificiale, mettendo in discussione le certezze maturate fino a questo momento.
Pur avendo fatto da traino per tutto il settore, rendendo “culturalmente” possibile l’utilizzo quotidiano dell’AI Generativa, OpenAI è, oggi, ad un punto di svolta. La concorrenza si è fatta progressivamente sempre più serrata: di fronte al benché minimo cedimento, i consumatori, come per qualsiasi altro prodotto, potrebbero repentinamente decidere di cambiare il proprio fornitore. Non è tanto una questione di tecnologia, ma piuttosto di credibilità. Continuo a pensare che nessuno di noi conosca esattamente tutta la storia e che i recenti allontanamenti (forzati o volontari) di buona parte del management originario della società, dovrebbero far riflettere. La scelta di OpenAI di trasformarsi, nel giro di pochi mesi, da società no-profit a società a “scopo di lucro”, è una strategia, senz’altro, inevitabile per gli investitori, ma assolutamente incomprensibile per le masse. Il rischio è che si facciano passi più lunghi delle gambe, sottovalutando aspetti incredibilmente rilevanti, come la sicurezza e la privacy, per far fronte alle ingenti spese da sostenere.
Buon Weekend!
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