Non voglio DSA nella mia classe
Il titolo dell’articolo è volutamente provocatorio poiché la scuola dovrebbe capovolgere il suo modo di interagire con il problema delle difficoltà dell’apprendimento. Quando parlo di bambini DSA mi riferisco a tutti quegli alunni ai quali sono stati certificati uno o più disturbi specifici dell'apprendimento: dislessia, discalculia, disgrafia o adhd.
Oramai in 22 anni di insegnamento posso affermare con certezza di aver assistito a tutte le tappe legate all’evoluzione di questo fenomeno. All’inizio della sua comparsa ho seguito molti corsi di formazione sull’argomento per essere pronta a sostenere uno o più alunni che avessero presentato determinate criticità, ma, man mano che passavano gli anni e dopo che le formazioni diventavano numerose, ho iniziato a sviluppare dei seri dubbi in merito al mondo che ruota intorno a un bambino DSA. Ciò che mi ha sempre stupito sono le motivazioni che spingono gli insegnanti a segnalare un bambino affinché i suoi genitori inizino il calvario legato alla certificazione.
Negli anni i bambini DSA sono aumentati notevolmente di numero, tanto che non esistono quasi più classi che non abbiano al loro interno uno o più studenti che presentino difficoltà di apprendimento. Questo dato è da ritenersi sicuramente allarmante, ma deve porre ai noi docenti una domanda fondamentale: “Sono i bambini che stanno cambiando o è il nostro metodo di insegnare che, non modificandosi seguendo le evoluzioni degli apprendimenti dei bambini, sta producendo degli effetti disastrosi?”
Il dato che dovrebbe far scattare un dubbio di potenza pari a una bomba atomica didattica è che, nella maggior parte dei casi, agli alunni DSA viene consigliato come strumento compensativo l'utilizzo del PC. Straordinariamente, con il passare del tempo si nota che lo studente, davanti allo strumento digitale mostra una capacità di apprendimento spesso stupefacente. “Eureka!” Abbiamo scoperto che il computer può essere uno strumento utile per questa tipologia di bambini.
Da qui la mia riflessione:
- Nel 2020 c’è stata la pandemia e tutti i docenti si sono trovati a dover utilizzare il PC per comunicare con i loro alunni. Il risultato, nella prima fase, è stato abbastanza disastroso. Di certo il mondo della scuola è cambiato per sempre e non è più possibile far finta che il digitale non sia importante.
- Nel 2021 le professioni più richieste sono quelle legate all’utilizzo del digitale.
- In futuro non abbiamo idea di quali saranno le nuove figure lavorative che si andranno a creare, ma la pandemia ha dimostrato, come se ce ne fosse ancora bisogno, come il digitale sia fondamentale per la crescita sociale e lavorativa delle persone.
A scuola, nonostante questa valanga di dati che leggiamo ogni giorno, continuiamo a dare ai nostri studenti degli strumenti che non esistono più. Quindi li abituiamo a lavorare su dei supporti che nel mondo lavorativo hanno abbandonato da anni, se non da decenni. Ciò che è più straordinario inoltre è che i bambini che in realtà hanno dei talenti nell’utilizzo del digitale, e che, se formati adeguatamente, potrebbe acquisire delle importanti competenze in merito, sono spesso DSA e considerati dalla classe docente come “quelli a cui devo fare sempre le mappe perchè non capiscono altrimenti…” Le mappe mentali oggi sono alla base dell’organizzazione lavorativa di un gran numero di aziende.
https://www.francoangeli.it/Ricerca/scheda_libro.aspx?Id=20467
Avrei potuto allegare altre centinaia di link.
In realtà è proprio l’opposto, loro comprendono, ma in modo differente e sarà questa differenza che in futuro forse permetterà loro di crearsi un percorso lavorativo adeguato al tempo in cui vivranno. Nella mia classe ho deciso di non segnalare nessun alunno perché ho notato che dando a tutti gli strumenti adeguati al loro modo di apprendere nessuno rimane indietro e nessuno è in difficoltà.
Se si introducesse, in modo strutturato, l’educazione al digitale sin dalla scuola Primaria, e si iniziasse a esplorare una differente modalità di affrontare gli argomenti scolastici, si noterebbe senza ombra di dubbio, che le difficoltà di apprendimento diminuirebbero sensibilmente e magari potremmo evitare spiacevoli percorsi di vita ad alcuni bambini e alle loro famiglie.
Ideatrice metodo Alfabit
3 anniMolto interessante Fulvio Oscar Benussi .
Giornalista pubblicista e formatore - Socio AIDR
3 anniAlla liceo personalmente ho risolto il problema in modo analogo. Io facevo lezione quasi SEMPRE in laboratorio. Tutte le studentesse e gli studenti dovevano durante ogni lezione di due ore svolgere una proposta di lavoro individualmente o in gruppo, che cambiavo ogni volta grazie a un algoritmo creato ad hoc. Visto che le proposte di lavoro le inviavo a inizio lezione via mail a volte le svolgevano anche studenti che per motivi familiari non potevano essere presenti a scuola (chiaro esempio di pre-DAD). Ricordo che un ragazzo con DSA molto grave è "rinato" con le attività che gli proponevo: le prime lezioni in laboratorio lo hanno affaticato molto (non riusciva ad inserire la password della sua mail e quindi a ricevere il lavoro. Dopo 1 anno invece riusciva individualmente a portare a termine dei lavori che non avrei mai sospettato potesse svolgere.
Formatrice, orientatrice, libera professionista
3 anniBuongiorno Kosmè, ho delle titubanze rispetto all’utilizzo di strumenti digitali a 6 anni, ma ritenendoti una seria professionista , sono curiosa rispetto alle tue scoperte. Trovo molto interessante che tu non ritenga necessario segnalare bambini DSA perché hai trovato dei modi “per cui il problema non esiste”. Anch’io sono convinta che si medicalizzi troppo ... talvolta peggiorando le situazioni.