Un incubo a lieto fine
Ieri notte ho fatto un incubo che, forse, molti insegnanti hanno avuto durante la loro carriera scolastica. Mi trovo in un'aula che non riconosco e che è molto piccola, ma piena di finestre.
All'improvviso iniziano ad entrare tantissimi bambini, alcuni di loro sono i miei alunni, altri non li conosco. Incuranti della mia presenza, i bambini si mettono a parlare e a rincorrersi nell'aula. Io cerco di attirare la loro attenzione, ma nulla. Nessuno di loro mi ascolta, nessuno di loro mi vede. Nel sogno la frustrazione più grande è quella di non riuscire ad avere un contatto visivo con alcun bambino, i loro occhi erano sfuggenti e io non in grado di agganciare i loro sguardi.
Successivamente noto fare l'ingresso di un gruppo sconosciuto di mamme che iniziano ad aprire le finestre, lamentandosi per il caldo, pulire i banchi, consegnare merende improponibili ai figli (lasagne, pizze intere nel cartone, pasta allo scoglio con bavaglio annesso..) e parlare tra di loro come niente fosse senza neanche salutarmi. Sono nel bel mezzo di una situazione da cui non riesco ad uscire e della quale ho perso totalmente il controllo. Cerco di parlare con tutti e organizzare il lavoro, ma mentre contengo un gruppo, perdo inesorabilmente tutti gli altri.
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Prendo così la decisione di proporre una lezione all'aperto, solitamente uscire dall'aula è un buon metodo per riattivare l'interesse perduto. Riesco, con molta fatica, a portare tutti, mamme comprese, nel giardino della scuola, ma nel momento in cui inizio l'attività si presentano le forze dell'ordine che mi esortano a rientrare in aula perché sono priva dell'autorizzazione per le uscite sul territorio. Passo molto tempo a spiegare loro come in realtà, essendo un parco interno all'edificio, io abbia il diritto di fare lezione in quel posto senza dover chiedere un'autorizzazione.
Loro però insistono sostenendo che io non possa seguire un gruppo classe di 100 persone. Allora mi volto e vedo i bambini triplicati di numero e una quantità infinita di mamme alle quali si sono aggiunti papà e nonni. Sono nel panico più totale, oltretutto i bambini corrono ovunque rischiando di farsi male e, atterrita, noto famiglie che scavalcano il cancello della scuola per poter entrare poiché avevano visto la presenza delle forze dell'ordine all'interno della scuola e si erano allarmati. Non sapevo più cosa fare, così mi siedo in silenzio, senza fare nulla, semplicemente ad osservare il kaos umano che ho di fronte e inizio ad ascoltare i loro discorsi e le loro riflessioni. In quel preciso istante le forze dell'ordine iniziano a dileguarsi, le famiglie e i bambini sconosciuti escono dalla scuola e io rimango con i miei alunni nel giardino che si siedono in cerchio e mi guardano negli occhi aspettando che io dica loro qualcosa. In quel momento mi sono svegliata molto stanca e angosciata e ho iniziato a riflettere sul sogno appena fatto capendo che, forse, noi insegnati, se vogliamo davvero avere una classe unita e una società che ci rispetti come professionisti, dobbiamo iniziare a perdere il controllo e ad acquisire la capacità di osservare e ascoltare in silenzio.
Formatrice, orientatrice, libera professionista
3 anniMi è piaciuta moltissimo Kosmè De Maria, la lettura trasformativa del tuo sogno "incubo". Penso che i veri cambiamenti portino all'abbandono di modalità consuete di controllo della realtà. Si accompagnino ad una maggior fiducia in noi stessi e alla possibilità di accordarla al prossimo. Una sorta di permesso di smarrirci negli altri.