OCCUPATI CONTRO DISOCCUPATI: LA SOLUZIONE PIU’ SEMPLICE E’ IL FRUTTO DI UN PROCESSO COMPLESSO E DOLOROSO

OCCUPATI CONTRO DISOCCUPATI: LA SOLUZIONE PIU’ SEMPLICE E’ IL FRUTTO DI UN PROCESSO COMPLESSO E DOLOROSO

In Italia i disoccupati noti sono 3 milioni, aggiungendo gli inoccupati siamo a 6 milioni. Il tasso di disoccupazione si piazza al 12% (mentre tra i giovani rasenta il 40%). Il tasso di occupazione invece da diversi anni è fisso al 57,1% (nessuna forma di aiuto finanziario ha modificato questo dato fondamentale spesso taciuto dai mass media).

Sostanzialmente gli occupati sono rimasti sempre gli stessi. Perchè? Non è facile capire le ragioni, tuttavia le persone occupate lavorano di più, fanno più straordinari, sono più produttive anche grazie alla tecnologia digitale ed a nuove forme di organizzazione del lavoro.

Se poi uniamo il fatto che causa la legge Fornero, i prepensionamenti saranno sempre più difficili, ci rendiamo conto che avremo sempre un esercito strutturale di disoccupati. Il lavoro diventerà una merce scarsa e le tipologie di contratti saranno sempre più “liquide ed atipiche”. Come fare allora?

Se la tecnologia digitale, la robotica e l’intelligenza artificiale libereranno risorse economiche e maggiore tempo libero, ecco che in mancanza di nuovi settori economici bramosi di nuove forze di lavoro, gli occupati dovranno lavorare di meno per lasciare spazio ai disoccupati. Se ciò non avverrà, i disoccupati - a parte l’emigrazione massiccia (già in corso) - dovranno offrire le proprie competenze a prezzi molto bassi e ciò ridurrà mediamente i salari degli occupati.

Una guerra tra poveri?

Una guerra tra poveri che porterà ad una maggiore disuguaglianza nonchè ad una precarietà diffusa?

Due leve potranno fare la differenza: il "tempo libero" e la "formazione".

Tanto tempo libero dovrà essere speso sia per lavori sociali, sia per una formazione professionale-sperimentale-esperenziale a 360° in grado di rispondere alle numerose domande sempre più complesse del mercato del lavoro. Questo sarà possibile grazie a forme di tele-formazione (ed autoformazione) a costo quasi nullo. I tempi di adattamento e conversione verso nuove competenze e discipline richiederà che il “tempo libero” sia incanalato verso forme produttive di creazione e sperimentazione di nuove forme di valore e di ricchezza in cui la variabile “lavoro” sia declinata in forme diverse dalle attuali.

Attenzione alla variabile formazione: studi internazionali hanno dimostrato che le economie locali delle aree e città più prospere sono quelle in cui sono presenti aziende e mestieri di frontiera (tipo Silicon Valley) a loro volta indissolubilmente intrecciati.

Questo avviene se esiste una forza lavoro “giovane ed altamente istruita”: persone altamente formate attirano aziende e capitali d’innovazione. Un disoccupato altamente formato può fare la differenza in un contesto socio-economico di questo tipo.

Qui si potrà creare quel terreno fertile per uno scambio proficuo tra le competenze, le idee, le intuizioni e le soluzioni sviluppate da persone disoccupate ed occupate dato che i ruoli tenderanno a ribaltarsi più volte nella vita e solo un ambiente sinergico potrà creare la giusta osmosi tra persone con storie, culture e mestieri differenti.


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