Per spiegare i principali errori nella comunicazione e le distorsioni cognitive ho spesso usato le illusioni ottiche. E poi sono nate delle storie...
Lifting
C’era una volta una principessa così timida che non si poteva neanche guardare. Per farla stare a suo agio, facevano tutti finta che non esistesse. Furono così bravi ad ignorarla che si dimenticarono perfino di darla in sposa a qualcuno. Quando in gran segreto e lontano da sguardi indiscreti la principessa soffiò sulla quarantacinquesima candelina, il re padre si diede un grosso schiaffone sulla fronte, come le persone che si sono dimenticate di qualcosa di importante, ed esclamò: “Perdindirindina, mia figlia è nel fiore degli anni e io sbadato ho dimenticato di maritarla!”. Il re chiamò la regina e la consorte a sentire la notizia si disperò. “Come faremo adesso? Una principessa zitella! Che vergogna!”. Il re continuava a darsi sonori schiaffoni sulla fronte e la regina girava in tondo con le mani nei capelli.
“Prima di tutto bisogna fare un lifting”, disse la regina appena recuperò il suo self control. Il re acconsentì subito e si guardò bene dal chiedere di cosa si trattasse. Perché l’importante era agire senza indugi. “Tu penserai allo sposo”, ordinò decisa la moglie al marito. E il re si mise subito alla ricerca di un uomo adeguato ad una figlia di re. “Se abbiamo aspettato tanto”, si disse, “vuol dire che non possiamo darla al primo venuto”.
La regina che aveva l’abitudine di leggere dal parrucchiere rotocalchi di ogni genere e di ogni tempo, per il lifting andò a colpo sicuro. Accompagnò la figlia dal maggior esperto in restauri e abbellimenti ed ebbe in cambio una figlia nuova di zecca, giovane e affascinante come non era stata mai. La principessa specchiandosi, poiché in realtà prima più che timida era insignificante, si trovò di suo gusto, vinse ogni ritrosia e cominciò a mostrarsi ovunque disinvolta e sicura. In tutto il reame non c’era e non c’era mai stata donna di pari età più graziosa e fresca. I primi pretendenti, dopo il lifting, non tardarono a presentarsi. Sposare una donna in età avanzata, di aspetto non respingente e di buon patrimonio, presentava molti vantaggi. La principessa provò per la prima volta il sottile piacere del corteggiamento. Le sue vampate di menopausa furono interpretate come genuino pudore di una fanciulla che si affaccia alle gioie dell’amore. Il gioco della seduzione era così affascinante che ci vollero ben tre mesi per ridurre lo stuolo dei pretendenti ad una rosa di tre soli nomi: un barone, un marchese e un granduca. Ma la principessa, sebbene li amasse tutti e tre per le loro squisite doti, non si rassegnanva all’idea di dover rinunciare alle cortesie di due in favore di uno solo. E se la sua scelta si fosse rivelata sbagliata? Non sarebbe poi rimasta irrimediabilmente attratta dal desiderio di provare le altre due opzioni? I tre spasimanti, da parte loro, si davano un gran da fare. La principessa era un bocconcino davvero prelibato. Quale maggior fortuna di avere come sposa una fanciulla nell’aspetto e una donna già saggia e posata negli effetti?
La principessa, turbata dalle indecisioni d’amore, si rifugiò dalla maga di corte. Chissà se consultando il futuro poteva aiutarla nella difficile scelta! “Davvero un mago chi ti ha restaurata così!”, commentò la maga senza tanti preamboli. “Ma non c’è incantesimo!”, precisò la principessa, “è solo tecnologia!”. “Cosa?”, chiese strabiliata la maga, “si può fare questo senza magia? Vuoi farmi credere che chi ti ha rimesso a nuovo non è un mago?”. La principessa cominciava a spanzientirsi: “Te lo assicuro e se non ci credi chiedi alla regina. L’idea è stata sua. Però adesso pensa a me… Secondo te, chi devo scegliere tra i tre pretendenti?”
“Mah, uhm, fammi pensare… Beh, intanto prendi tempo, come fan tutte. Inventa imprese impossibili e manda quei tre in giro per il mondo a mostrare il loro valore. Nel frattempò qualcosa si troverà”. La principessa rimase abbastanza soddisfatta del consiglio, perché in fondo non aveva nessuna voglia di sposarsi così presto. La maga invece rimase piuttosto scossa dall’incontro con la principessa, per almeno due buoni ragioni: intanto era gelosa della bellezza della principessa e poi non sopportava l’idea che nel reame ci potesse essere qualcuno molto più bravo di lei nelle trasformazioni. Questo fatto non riusciva a digerirlo, assolutamente.
Senza chiedere nulla alla regina, si mise alla ricerca del mago del lifting, perché al fatto che non fosse un mago non riusciva a rassegnarsi. Fu molto fortunata, perché lo trovò in sole ventiquattr’ore. Si travestì da giovane studentessa e si offrì come assistente. Sperava con tutte le sue forze di carpirne i segreti. Fu assunta subito, ma dopo qualche giorno fu presto smascherata. La durata delle trsformazioni della maga era piuttosto breve. Quando si avvicinava la fine dell’orario di lavoro, c’era sempre qualcosa che non andava nel suo aspetto, come dire che era sempre più maga e meno studentessa. Le cicce varie, compresse nel tubino molto trendy, cominciavano ad affiorare già dopo pranzo, per esplodere in maniera quasi definitiva all’approssimarsi delle 17. Le caviglie tendevano ad ingrossarsi in tarda mattinata e la pappagorgia spuntava all’incirca alle 16. Il primo giorno il mago del lifting pensò che si trattasse di un problema di metabolismo, il secondo giorno pensò ad un overdose di lavoro, il terzo giorno sorprese la maga durante un abracadabra per nascondere l'affiorare improvviso di una prospiciente pancetta. Ne seguirono lunghe spiegazioni, anche se il mago del lifting non si arrabbiò poi molto; anzi, i due finirono per fare amicizia, perché scoprirono di avere molto in comune.
Quando l'uomo del lifting spiegò alla maga che anche le sue trasformazioni avevano ancora bisogno di una piccola messa a punto, lei ne rimase addirittura conquistata.
“Non c'è trasformazione che sia duratura”, spiegò il mago del lifting, “ogni cosa è destinata ben presto a trasformarsi in qualcos’altro ancora. A noi non rimane che cercare di fissare ciò che ci piace il più a lungo possibile”.
“Ma allora la principessa?”, chiese sconvolta la maga.
“Ma l’hai guardata bene?”, precisò il mago che già era passato al tono confidenziale. “Quando torni alla reggia osservala bene e vedrai… Può ingannare l’occhio innamorato, ma non uno sguardo clinico e cinico come il tuo”.
La maga curiosissima si recò subito dalla principessa, che l’accolse a braccia aperte: “Hai già trovato una soluzione ai miei problemi?”, chiese ansiosa la rifatta. “Non ancora”, rispose la maga, “ma ci sto pensando”. Nel frattempo la maga guardava la principessa, e guarda che ti riguarda, come fanno tutte le maghe, roteando gli occhi a trecentosessanta gradi, alfine la vide. Non riuscì a trattenersi e urlò inorridita.
“Che hai? Cosa c’è che non va? Che succede?”, urlava la principessa.
“Sei tu, principessa… Sei… sei… sei sempre vecchia!”
“Come ti permetti?”, chiese indignata la principessa. Allora la maga prese lo specchio e lo porse alla principessa. La principessa si specchiò e disse: “Lo vedi che sono sempre giovane e bella?”. La maga in silenzio, con un incantesimo di taglia e incolla, fissò l’immagine riflessa nello specchio affinché non cadesse. Poi veloce rovesciò lo specchio. L’immagine non scivolò e rimase ben salda alla cornice. La principessa tornò a guardare lo specchio e si vide per quel che era: una donna non più nel fiore degli anni.
Divenne improvvisamente timida e scontrosa. Così, per farla stare a suo agio, si comportarono tutti come se nulla fosse successo. E lo fecero così bene che si dimenticarono perfino del prossimo matrimonio, della scelta dello sposo e di tre poveretti che se andavano in giro per il mondo a dar prova di coraggio e di valore. Erano tre giovanotti e adesso saranno tre vecchietti. Se ne incontrate uno che vi chiede ancora aiuto per conquistare la sua sposa, non consideratelo folle e sconsiderato, perché, come vedete, ha tutte le ragioni del mondo.