Buona guarigione prima di tutto
Prima dell’analisi in termini di comunicazione del caso Middleton penso sia doveroso augurare a lei (e a tutti malati di tumore e non solo) la guarigione. Prima dei ruoli sociali e dei casi di studio devono venire le persone e tutte le persone purtroppo condividono quella che si chiama sofferenza. Questa ferma considerazione e certezza nel buddismo si identifica con il concetto di compassione.
.Come sappiamo nel caso dei personaggi dello spettacolo, dello sport e in generale i personaggi "pubblici" il magico accesso alla sfera di “star” comporta un abbassamento della tutela anche giuridica della loro privacy che, in pratica, ha diritto a non essere fotografato solo tra le pareti domestiche e a volte neanche quello.
Si può discutere quanto si vuole, ma è evidente che la rosa abbia anche delle spine, non si può avere l’una senza portarsi dietro le altre e la rosa rappresenta perfettamente il concetto e meno la medaglia con le due facce che fisicamente restano distinte.
Una situazione che arriva anche alle estreme conseguenze così come è rappresentato proprio nel caso della principessa Kate quando si vorrebbe essere lasciati soli con la propria famiglia e con la propria malattia ricordando il precedente caso della foto con i suoi bambini ritoccata e invece relativa ad altro e precedente periodo più sereno.
Si tratta di un vero e proprio patto faustiamo invece: proprio quando si preferirebbe di gran lunga esserne lasciati alla propria famiglia, alle cure e, purtroppo, al proprio dolore ecco che il vincolo si stringe e arriva "il conto" ad esigere il proprio prezzo per, in questo caso, la notorietà. L'interesse altissimo della gente che non voglio definire morboso perché è normale dimostrare interesse per le persone che - come minimo - ti entrano in casa, attraverso i media, con un sorriso, evocando il mito della principessa e dei re e delle regine, in occasione del proprio matrimonio, ma anche di iniziative di solidarietà. Si crea un flusso di affezione che una volta attivato non può essere limitato.
Non tanto Kate, quanto la stessa casa reale inglese, hanno operato un lavoro raffinato, prolungato nel tempo e costruito volto a rendere i re e la regina di Gran Bretagna i più famosi e, soprattutto, i più seguiti a livello globale staccando tutte le altre case regnanti che in genere mantengono un profilo molto basso tenendo anzi a “mischiarsi tra la folla” facendo sì che il seguito popolare conquistato non abbia un valore economico e non attribuisca una supremazia mediatica nel campo delle case regnanti.
Invece essere parte di una fiaba può essere durissimo se il sogno si interrompe e dal cielo dove fai la "star" scendi sulla terra e stai male. E può essere ancora più duro se non hai nessuno che gestisca adeguatamente la tua comunicazione e la tua crisi di comunicazione come nel caso della foto ritoccata e di quella in auto con la madre e, in genere, tutta la gestione di questo caso.
Dobbiamo fare infatti il confronto con la gestione della comunicazione della malattia che affligge il re d’Inghilterra Carlo III.
Facciamoci caso: Carlo e Kate sono entrati in clinica sostanzialmente nello stesso momento ed entrambi per un tumore. Solo che quello di Carlo è stato subito reso di pubblico dominio, quello di Kate no scatenando il gossip che è arrivato fino ad essere complottista.
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Le ragioni di questa scelta potrebbero risiedere - purtroppo - sia nella gravità (anche se con il tumore alla prostata non si scherza) e sia - soprattutto - nel fatto che Kate rappresenta il futuro della casa regnante inglese mentre invece Carlo con il suo lunghissimo apprendistato e delfinato è un pezzo del passato comunque la si voglia pensare.
Quindi la malattia di Kate è sia un affare di stato che un dolore popolare: di questo va tenuto conto. Due ragioni per cui l'interesse è giustificato e si è sbagliato, a mio avviso, a chiudere a questo livello il flusso di informazioni.
Le persone esigono infatti notizie e informazioni sulle proprie star in cui si identificano: sono abituati, quasi drogati, dai vari influencer e anche da questa casa reale inglese che ha sempre esposto, anche suo malgrado, tutte le proprie vicende conquistando un seguito senza pari.
Pur non praticando i social network i reali inglesi, partiti ben prima di social network in termini di world star devono fare i conti la diffusa “user experience” in questo campo che detta l’obbligo di condividere qualsiasi aspetto della propria vita.
Qui il riferimento è proprio a Lady Diana morta per l’inseguimento “feroce” dei paparazzi che avrebbero pubblicato le foto non su istagram, ma un tabloid di tutto il mondo alimentando quell’interesse quasi morboso, qui sì, della gente che alle principesse chiede però solo di aiutarla a sognare e a distrarsi. Ci si illude volutamente che ci sia una sfera dove tutto è roseo e la sofferenza non esista.
E chi meglio di re, regine e principesse, può abitare in questa sfera?
A tutti voi, star o persone "normali", una buona guarigione e anche se la comunicazione può essere sbagliata...l'importante è la salute (se mai ci fosse bisogno di conferma).
Modern world is not kind enough with its members. Sickness , poverty , sufferings ,and even death are real in mankind life ,but not appreciated in todays human being community.