Pmi e accesso al credito. Le sole banche non bastano
Chiedete e vi sarà dato. Fosse facile! Ne sanno qualcosa le imprese, che hanno chiesto ma nulla hanno ricevuto poiché le banche non sono più i santuari del credito. La progressiva contrazione del credito bancario trova ampia conferma nei numeri: nel corso dell’ultimo anno si stima che i prestiti a medio lungo termine siano diminuiti di circa 45 miliardi di euro.
I requisiti di Basilea II e nuove pressioni competitive del fintech obbligano gli operatori a essere più selettivi. Tutto ciò rende più vulnerabili le aziende, in particolare quelle più piccole e quelle che non dispongono di un rating a cinque stelle.
In questi ultimi anni, grazie agli interventi della Bce e la rete di protezione del QE, le aziende hanno beneficiato di un costo del denaro prossimo allo zero, ma ora la musica è cambiata.
Il quadro economico-finanziario è di massima allerta. Lo spread viaggia intorno a quota 300 e se non ripiegherà a livelli sostenibili molte banche potrebbero andare in difficoltà. E’ uno scenario che rischia di aggravare l’attuale situazione, che vede le imprese italiane ancora molto scarse di private equity e scarsissime di venture capital.
In questo contesto, diversificare il debito può essere la mossa giusta, soprattutto per le aziende che devono sostenere la sfida della trasformazione digitale imposta dal modello Industria 4.0. Come procedere? Frazionando il rischio su più banche? Non è più sufficiente. Il rischio è diventato sistemico.
L’opzione è aprirsi al mercato dei capitali e della finanza alternativa - Minibond, AIM, Spac, Pir, fintech - o meglio, affiancare al partner bancario di riferimento altri interlocutori, soprattutto per quanto riguarda operazioni di medio e lungo termine.