PREVIDENZA COMPLEMENTARE: VANTAGGI E PREGIUDIZI DA SFATARE
Partiamo con un esempio:
a) il signor Bianchi è un lavoratore dipendente che ha partecipato a una forma pensionistica versando l’intera quota di TFR futuro.
b) il signor Rossi è un lavoratore dipendente che mantiene invece il TFR in azienda.
Si ipotizza che il TFR nel fondo pensione si rivaluti nel tempo come il TFR in azienda e che il TFR accumulato dopo 37 anni sia pari a €100.000. Per effetto del sistema di tassazione, al TFR accumulato nel fondo pensione viene applicata una aliquota del 9%, mentre sul TFR liquidato viene applicata una aliquota (media minima) del 23%. Bianchi riceve dal fondo pensione un capitale netto pari a € 91.000 (100.000- 100.000x9%) mentre Rossi riceve € 77.000 (100.000-100.000x23%).
Bianchi riceve dunque un capitale superiore del 18% rispetto a Rossi (€ 14.000 in più) per effetto del vantaggio fiscale riconosciuto alla previdenza complementare.
Vieni a chiedere a previndapi@previndapi.it
Passion for Insurance
6 anniOttimi suggerimenti Claudio. Peccato che non sempre i dirigenti siano così attenti a gestire le loro finanze personali
Presidente presso PREVINDAPI
6 anniSpesso qualcuno è convinto che chi parla di previdenza abbia un interesse personale a far aderire a un fondo. Per i fondi preesistenti e negoziali che sono legati al CCNL non è così: l’interesse è quello del lavoratore per riuscire a costruirsi un aiuto alla pensione pubblica, che riduce sempre più il tasso di sostituzione (rapporto tra ultimo stipendio e pensione: già oggi intorno al 60/70% e destinato a scenderemo ulteriormente; per un dirigente si arriverà al 40%). Perché buttare via la contribuzione che l’azienda farebbe se il lavoratore fosse iscritto? Per i dirigenti delle PMI come minimo sono €4.800 all’anno di contributo che altrimenti non si avrebbe. Per maggiori approfondimenti vai sul sito www.previndapi.it e si veda anche la “Guida alla Previdenza” predisposta dall’Authority di vigilanza dei fondi www.covip.it