Prima mamma tornava dal lavoro. Ora non va e non torna, ma lavora lo stesso.
Emma e me.

Prima mamma tornava dal lavoro. Ora non va e non torna, ma lavora lo stesso.

Sono una smart worker da ben prima del corona virus. E quando dico smart, intendo smart per davvero.

La stessa flessibilità che ti consente di gestire i tuoi figli con maggiore disponibilità e presenza fisica, è anche quella che ti porta a tornare a casa la sera e riaccendere il computer dopo una giornata di lavoro, se c'è ancora da fare.

E non ci pensi, lo fai e basta.

Questo, per me, è lo smart working.

La libertà di gestirsi coincide con un "lavoro che si fa gestire", e non con il lavoro da casa. Troppi ancora confondono lo smart working con il tele lavoro.

Se sono in smart, decido, per la qualità del mio benessere personale e professionale, anche di investire dei soldi in un coworking una volta ogni tanto. Per respirare quell'aria, e non stare a casa.

E, ancora una volta, questo non c'entra col lavoro da casa, ma con il lavoro che si fa gestire e con te che lo gestisci. Come lo gestisci, non quando o da che tipo di ufficio.

I risultati che porti nel rispetto anche delle deadline, certo.

Ma, ancora una volta, questo non è relativo al lavoro-da-casa, in quelle certe ore, sempre e comunque.

Il mio smart working è contestualizzato in una realtà strutturata.

Dalla puntualità del mio lavoro dipende anche quella di altri team, che sono strettamente collegati a una delle mie attività in quel momento, magari. E ancora una volta, mi sento di dire che sta a noi trovare l'armonia tra quel che possiamo e che quel che dobbiamo.

I miei bambini - assolutamente figli del loro tempo - hanno (mi sento di precisarlo perché fa molta differenza, nella situazione che stiamo vivendo) 4 anni e mezzo e 2 anni.

Oggi, Andrea (4), ha sentito una mail arrivare, e il suono della notifica dal PC.

Ha detto:

È arrivato un tuo collega che ha bisogno di te, mamma, devi andare. Vai!"

Questa esclamazione, così normale, e così sentita, mi ha fatto pensare molto.

Prima del corona virus: mamma è qui, la vedo, è al computer ma se ho bisogno di lei so che posso andare a cercarla in ogni momento.

Adesso: anche qualcun altro ha bisogno di lei, perché sta lavorando, e lei deve andare "dal suo collega". Ma è qui anche per me, lo stesso.

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Credo che abbia colto l'essenza di quel che succede, insomma.

Mi sento di condividere questa riflessione: abbiamo una responsabilità verso i nostri figli, per i quali vedere mamma e papà di continuo al telefono o davanti al computer costituirà la normalità nei loro ricordi di infanzia. Adesso viviamo una situazione eccezionale, ma è fondamentale essere consapevoli che la qualità del tempo che condividiamo con loro e il benessere che ne può derivare, anche grazie allo smart working, sarà più di una radice nella loro mente. Sarà una fotografia dai colori molto vividi.

Perché continuiamo a essere dei modelli sempre, per loro.

Quando siamo a casa (e lavoriamo o non lavoriamo) così come quando andiamo in ufficio.

Quando affrontiamo delle trasferte e siamo via da casa, magari per più di qualche giorno o sufficiente per perdere una partita, un saggio di danza, o chissà che altro.

Tutto questo sarà passato, le nostre aziende avranno trovato nuovi modi di gestire i flussi e le persone. Ma è adesso che un genitore lavoratore, secondo me, vive una delle sfide più significative. Ora che non può scegliere. Se non la via della sicurezza.

E in questo ragionamento, dove si collocano 8 ore di fila?

Che importanza assumono davvero, rispetto alla gestione del tempo stesso vs. la qualità del lavoro? Io credo ci sia un'unica prospettiva, quella dell'incertezza, in questo momento.

Il bilanciamento tra vita privata e professionale non è più nella vita stessa, secondo me.

È nella mente. E non è nemmeno più un bilanciamento, forse.

Si tratta, piuttosto, di raggiungere un grado di soddisfazione e serenità tale da garantirti non il risultato migliore possibile forse (non in quell'esatto momento e luogo) ma la migliore versione di te stessa/o. Quello sì.

Come mamma, come professionista.

E, di conseguenza, un contesto che te lo permetta e delle persone che credano in te e nel tuo modo di lavorare e portare a termine le cose. Io ho questa fortuna.

Quanta energia disperdiamo per rispettare degli orari, rispondere in tempi record a una mail perché sappiamo che dopo ce ne sarà un'altra, o a sentirci sopraffatti dal lavoro in generale?

È c'è sicuramente moltissimo da fare perché la mentalità di tanti cambi.

Ma siamo, forse, sulla buona strada.

A me non importa che lavoro i miei figli vorranno fare da grandi.

Ma il mio sogno è un giorno sentir dire ai miei figli "io da grande voglio lavorare come la mia mamma e il mio papà".

#lavoro #smartworking #telelavoro #coronavirus #genitorialità #ufficio

Matteo Bonetti

Co-founder & CEO @ Finger Studio | Business & Brand Strategy

4 anni

assolutamente d'accordo con te :)

 Condivido subito con le colleghe mamme :) anche noi in smart working e operative più che mai! Elisabeth Kontschieder Rossella Pirozzi Francesca Rigamonti

Claudio Signorelli

Manager, Client Success Enterprise

4 anni

Da un "fellow-smartworker", bravissima Alessandra!!!!

Anna Villa

Communication & Innovative Marketing Manager | Leader in Digital Transformation & Event Management | Creative Brand Manager with a People-Centric Approach

4 anni

È importante cambiare nel mindset ed anche queste situazioni sono occasioni in cui dimostrare cosa comporta il change management. È necessario trovare nuovi spunti e stimoli positivi. #smartworking #worklifebalance

Silvia Zanella

Futuro del Lavoro | Employer Branding, People Culture and Employee Experience @ EY | MBA Essentials @ London School of Economics | LinkedIn Top Voice Lavoro | Comunicazione HR | |

4 anni

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