I nemici dello Smart Working
Lavoro dai posti più disparati in Italia e all'estero oramai da quasi 15 anni, da qualche anno supporto le aziende che vogliono implementare modalità di Smart Working perché credo selvaggiamente nella responsabilità individuale delle persone, nella loro capacità di raggiungere gli obiettivi indipendentemente dal luogo di lavoro, nella necessità di conciliare meglio i tempi.
Eppure lotto, altrettanto selvaggiamente, contro alcuni problemi, sempre gli stessi, che da anni mi attaccano (per fortuna non tutti insieme!):
- I miei genitori/suoceri: per loro se sono a casa io non sto lavorando, per cui è normale chiedermi di fare mille commissioni, passare a casa a portarmi il minestrone e mettersi a parlare per ore.
- Le serie TV: all'ora di pranzo approfitto per guardare una puntata, me la sono meritata, ho lavorato duramente tutta la mattina...occavolo sono già le cinque?! Ne ho guardate 5 di seguito?!
- Le amiche: oggi sono in smart working pranziamo insieme? Certo, lavorare da casa è proprio meraviglioso, si riesce a lavorare e anche vedere le persone importanti! Ehm...le cinque, di nuovo?!
- I miei figli (3 tutti tra materna e primaria) una settimana a casa per emergenza virus: mamma mi disegni un cavallo? Mamma facciamo un lego? Un dolce? Mamma andiamo a fare un giro i bici?Ehm...non saranno mica le cinque?
L'arma che utilizzo, da sempre, anche se negli ultimi anni sono diventata più esperta è la pianificazione delle mie giornate, nel dettaglio. Parto dalla lista delle cose da fare per la settimana e decido cosa farò il giorno in SW:
- elenco le attività da svolgere in giornata, tutte, anche quelle personali.
- scrivo a fianco di ogni attività il tempo necessario per svolgerla, così mi rendo conto subito se la pianificazione è irrealistica: se pianifico di svolgere attività per 12 ore probabilmente tralascerò qualcosa e rimarrò con la sgradevole sensazione di non aver finito...
- Identifico un ordine di svolgimento e quindi gli orari: cosa faccio per primo? A che ora vado a correre? Inizio sempre dalla cosa più importante e che mi piace di meno: fatta quella mi sembrerà di aver scalato una montagna e di guardare serenamente dall'alto la discesa di cose belle da fare...
- Mi metto a lavorare seguendo la scaletta, avere una mappa con gli orari mi aiuta a non disperdermi, se arriva qualcuno anticipo la pausa o dichiaro l'impegno che sto portando avanti. Se la necessità di concentrazione è massima, cambio luogo di lavoro in modo da non essere facilmente reperibile.
Capitano i giorni in cui le problematiche citate vincono, o sono io che le lascio vincere (adoro costruire i Lego!) ma quando arrivano le cinque riesco quasi sempre a smarcare le attività più importanti della lista c he ho svolto tipicamente al mattino (mi raccomando, sempre per prime, sopratutto se non ci piacciono particolarmente!) e poi...riprendo dopo cena!
#choraliasmartworkingchallenge
Research and Innovation granting @Lombardy Region
4 anniSono un lavoratore agile da due anni e dico evviva lo smart working! a maggior ragione in queste difficili settimane di lotta contro il coronavirus. Certo, farlo tutti i giorni come sta accadendo a molti di Regione Lombardia, richiede un'organizzazione della vita familiare più strutturata, specie se hai più figli alle elementari: hai un decalogo anche per questa situazione Anna, vero?? 😉
Founder NP Comunicazione
4 anniDa quasi 4 anni lavoro in SW. Quando lavoravo in agenzia ho spesso discusso con il mio capo l’opportunità del lavoro agile, ma ho sempre trovato un muro perché “vuoi mettere, la riunione del lunedì mattina in agenzia!” A distanza di quasi 4 anni mi sono sentita dire “sai però che questa cosa dello SW non è male?? Decido del mio tempo, lavoro dove e quando voglio e ottimizzo le mie giornate!” - Grazie alla tecnologia poi tutto è diventato estremamente più semplice.. tanto che uscire dalla routine programmata (ammetto, non è il mio forte ma ottimizzo alla grande!) per uscire a correre in pausa pranzo con l’amica smartworker non solo è possibile, ma necessario! Le mie giornate da acrobata, tra una call skype e una fugace merenda con le bambine prima di tornare nuovamente agli impegni lavorativi ad orari spesso insoliti, trascorrono veloci ma intense. E nonostante la fatica di star dietro a tutto e a tutti (ai clienti, ai nonni, agli zii e chi più ne ha più ne metta), è una sfida che colgo volentieri ogni giorno e che mi appaga moltissimo. In quest’ottica il vero spazio lavorativo è quello che ti costruisci ogni giorno, favorendo l’incontro con le persone, stimolando la nascita di nuove idee e, di conseguenza, nuove opportunità di business. E benché sia abituata a stravolgere il mio programma quotidiano, è proprio vero… inizia sempre dalla cosa più rognosa, il resto è tutto in discesa!
Passionate of Organic Food, Bioengineering professional, working as Manager at Pizzi Osvaldo & C spa
4 anniQuanto mi ci ritrovo... specialmente genitori e figli che pensano che se sei a casa, sei a disposizione. Io ho adottato un basso trucchetto, relativamente allo spazio: ho organizzato il mio spazio di lavoro a casa in un angolo appartato e isolato, e con la regola che fosse inaccessibile durante le ore diurne. Son riuscita a nascondermici quasi sempre con successo. Porta chiusa, nessuno che entra, non ci sono, concentrazione massima. ... ovviamente poi non si puó uscire dal ‘rifugio’, niente pranzo con amiche, niente serie tv, niente lavatrice... e cosí alle cinque forse riesco a tornare disponibile 😉