PRIVACY E SOCIAL MEDIA

Ripropongo una mia riflessione scritta qualche tempo fa sulla privacy ed i social media

PRIVACY E SOCIAL MEDIA

Alcune settimane fa, il Presidente Microsoft Brad Smith, con un tweet, ha lanciato l’allarme per le democrazie mondiali di possibili attacchi Hacker: “E’ chiaro che le democrazie di tutto il mondo sono sotto attacco. Entità straniere stanno lanciando attacchi informatici per interrompere le elezioni e seminare discordie”.

Suona, dunque, un altro campanello d’allarme sulla possibilità di influenzare le elezioni democratiche a pochi mesi dallo scandalo Cambridge Analytica, in cui è emerso chiaramente come, le finalità dietro al commercio dei dati personali non siano esclusivamente di carattere economico, ma anche di carattere politico, data la possibilità di influenzare la scelta elettorale di milioni di utenti.

Da qui la necessità di alcune considerazioni sull’evoluzione del concetto di privacy e sulle forme di tutela ad essa correlate.

Il significato di privacy ha subito radicali modificazioni nel corso del tempo fino ad evolversi nella sua dimensione attuale.

Nell’originaria formulazione di Warren e Brandeis, la privacy si presentava come “right to let be alone” ossia il diritto di ciascun individuo a non subire interferenze indesiderate all’interno dei confini della propria sfera privata.

Negli ultimi decenni, i rapidi cambiamenti prodotti dalla rivoluzione tecnologica hanno contribuito ad un’evoluzione estensiva del concetto di privacy, che si è andata specificando nel diritto al controllo dei propri dati personali.

La privacy, dunque, si è evoluta da diritto dell’uomo ad essere lasciato solo a diritto della persona di controllare che le informazioni che la riguardano vengano trattate solo dopo aver espresso il proprio consenso ed esclusivamente in caso di necessità.

L’attuale concezione della privacy estende la tutela dell’individuo oltre la sfera della vita privata sfociando nelle relazioni sociali garantendone tanto l’autodeterminazione decisionale quanto il controllo sulla circolazione dei propri dati.

Questa nuova visione rispecchia i cambiamenti avvenuti nella società in seguito all’avvento dei new media e dei social network.

L’attuale società della comunicazione si è strutturata attorno alle nuove modalità di interazione sociale connesse all’utilizzo dei nuovi media digitali. Può affermarsi, dunque, che ogni aspetto sociale è oggi collegato alla dimensione digitale della società.

Allo stesso modo la privacy, nella sua attuale veste online, necessita di nuovi ed idonei strumenti di tutela.

Il titolo di scambio per usufruire dei servizi legati al mondo dei social, è costituito dalla cessione dei propri dati personali. Ne consegue che la gratuità dei servizi social è dunque solo apparente, dato che i social network basano il proprio successo sulla commercializzazione dei dati dei propri utenti. Aspetto che, secondo le stime fornite da alcune indagini di settore, non sembra in alcun modo essere preso in considerazione dai singoli utenti.

Per questo, si può parlare del commercio dei dati personali come del “petrolio del nuovo millennio”, in quanto attorno ad esso ruotano aspetti economici e sociali tali da essere capaci di indirizzare il consenso politico di masse di elettori, come dimostrato dal caso “Cambridge Analytica”.

La riconosciuta importanza di questo aspetto, legato al trattamento dei dati personali, rappresenta il punto centrale attorno al quale è stata strutturata la recente legislazione comunitaria confluita nel General Data Protection Regulation (GDPR) 2016/679, a cui sono tenuti ad adeguarsi tutti gli ordinamenti degli Stati dell’Unione Europea.

La nuova legislazione, anche se indirizzata a fornire soluzioni efficaci alle problematiche legate al trattamento dei dati personali, come dimostra l’introduzione di apposite figure (diritto all’oblio, diritto alla portabilità dei dati, principio dell’accountability, ecc.) e determinati strumenti di tutela (sanzioni più severe, cooperazione tra le autorità di controllo dei diversi Stati, ecc.), appare sempre limitata da un aspetto alla base delle innovazioni digitali, ossia il loro continuo e repentino cambiamento che rende obsolete non solo le tecnologie ma anche gli strumenti di tutela predisposti per il singolo individuo.

Dalle considerazioni svolte emerge, quindi, che le attuali legislazioni in materia di privacy possono essere considerate come strumenti di tutela momentanei bisognosi di un continuo aggiornamento.

In quest’ottica, si rileva che occorrerebbe unire agli sforzi compiuti a livello legislativo, anche una corrispettiva educazione digitale dei singoli utenti, in modo da renderli veramente consapevoli dell’importanza dei propri dati personali come elemento che contraddistingue la propria “cittadinanza digitale”.





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