Quando finirà la crisi “Covid-19”?
Ready or not, future is coming. Get to it!

Quando finirà la crisi “Covid-19”?

Personalmente credo che sia una domanda sbagliata: una crisi non è una telefonata: non ha un inizio ed una fine certa. Non si estende tra il “Pronto?” ed il “click”.

A suo tempo Machiavelli ebbe modo di paragonare una crisi ad una malattia:

“E interviene di questa [crisi] come dicono e fisici dello etico, che nel principio del suo male è facile a curare e difficile a conoscere, ma, nel progresso del tempo, non l'avendo in principio conosciuta né medicata, diventa facile a conoscere e difficile a curare”.

Quindi la crisi grave non finisce facilmente, con la cura, o con il vaccino; la crisi comincia – a mio personale avviso – esattamente durante la convalescenza.

Prendiamo in esempio (tra molti): Alex Zanardi e Niki Lauda. Fecero molte, dolorosissime, e diverse terapie durante la loro convalescenza; perché sapevano che la loro crisi non sarebbe finita al risveglio, dopo l’operazione. Sapevano che non sarebbero tornati affatto alla “normalità”. Sapevano che la normalità che li attendeva esigeva impietosamente da loro nuove abilità e nuove competenze.

Quindi, in questa fase è necessario guardarci intorno per capire come fronteggeremo questa degenza e cosa faremo quando saremo dimessi e lasciati a noi stessi davanti al mondo nuovo, così indifferente ai nostri patimenti. Perché una volta dimessi troveremo certo un mondo diverso. E sicuramente non sarà la “normalità” a cui facevamo riferimento e su cui avevamo costruito il nostro mondo aziendale. Sarà più ostile.

Resteremo quindi a guardare stupiti ciò che è cambiato, o usciremo in strada con un progetto chiaro e le nuove necessarie conoscenze per portarlo avanti?

Questo è il momento della terapia: quello per acquisire nuove competenze, aggiornarsi, studiare i nuovi scenari, i cambiamenti del mercato, sintonizzare i mind-set in azienda, migliorare gli skillset dei collaboratori, valutare i prossimi spostamenti dei blocchi dei consumatori, fare un nuovo Business Plan, cambiare il Marketing, modificare l’Action Plan, rivedere i KPI.

Resta a ciascuno di noi valutare quale sarà – nella propria realtà – la nuova normalità che troveremo, quali siano i nuovi obiettivi che inseguiremo ed in quali termini li vorremo raggiungere.

Solo allora, anche se convalescenti, potremo alzare la testa e dire: “il peggio è passato, posso andare avanti”.

Francesco Herrera

Hospitality Management & Solutions

4 anni

Gino Giacchetti: ecco il mio punto di vista (2 minuti soltanto) al bellissimo studio che hai voluto condividere. Era certamente ora che si notasse debitamente il peso del comparto, ma è anche necessario che lo stesso sia veloce e snello nell’aggiornamento. Posso avere un tuo parere? Grazie.

ANTONIO GALATI

Luxury Hotel Management

4 anni

SEGUE Crisi per chi e per cosa (2) ...portando il debito a quanto? Il divario economico fra Stati e fra i ceti stabiliti a monte continua ad aumentare. Il tessuto delle micro e delle PMI è destinato a scomparire. Rimane la costruzione di micro comunità economiche che scelgono modelli di business diversi. Forse la crisi non è mai iniziata perché il modello economico che reputavamo il migliore era fallato fin dalla nascita. Quindi siamo noi che sentiamo più rumore e puzza del e dal motore. Buona continuazione.

ANTONIO GALATI

Luxury Hotel Management

4 anni

Crisi per chi e per cosa? Non è corretto iniziare un commento con una domanda ma chi ha orecchie per intendere intenda! Se per crisi si intende le difficoltà economiche che il ceto medio basso legato al comparto turistico o al terziario sta vivendo secondo me bisogna attendere il 2022 per avere flebili segnali di ripresa ma senza illusioni in quanto il reddito procapite non tornerà a breve ai livelli pre-covid. Per quanto riguarda il comparto turistico in senso stretto nulla è stato fatto in nessun senso. Destinazioni estive poco frequentate negli anni passati si sono ritrovate a fare overbooking tariffario ma grazie al covid ed alle persone che avevano bisogno di evadere. Vedi come le città d'arte sono morte. Cosa si è fatto? Nulla. Solo le solite tecniche attendiste che aspettano il cliente. Zero attenzione alle necessità psicologiche delle persone. Si certamente gli stranieri non viaggiano ma alcuni si. Perché scelgono A invece che B? Perché alcuni viaggiano? Per quanto invece riguarda la crisi intesa in senso globale senza voler essere riduttivo si è preso a pretesto la pandemia come arma economica. È palese la tendenza di alcune aree economiche verso il modello economico che non intendono minimamente abbandonare...(segue)

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