Quando gli struzzi smettono di volare: effetti “non negativi” della crisi
Alla fine di questo ottimo 2018, finalmente in relax a Palermo, trovo il tempo per riaprire la “cartella dei ricordi”, quella che migra intonsa attraverso i diversi pc salvo poi arricchirsi negli anni con alcune nuove riflessioni, piccoli pensieri semplici che ogni tanto mi capita di scrivere. E' così che ripesco una di queste riflessioni, risale a diversi anni fa, forse 10. Interessante, almeno per me, notare quanto sia ancora attuale. Vero è infatti che non siamo più nello stesso periodo di crisi economica, ma come dice una persona a me cara, siamo piuttosto in un momento di grande cambiamento culturale e manageriale, un momento che porta con se una crisi più sociale che economica, che porta nel mondo del lavoro gli stessi fenomeni al contorno di tanti anni fa, proprio tutti…struzzi compresi.
Ecco sotto la riflessione dell'epoca, la dedico a tutti miei amici e colleghi per uno splendido 2019.
"...il protrarsi di questo status di crisi economica e sociale ha avuto degli evidenti impatti sul mondo del lavoro. Se la maggior parte di questi sono da ritenersi funesti per lo sviluppo del sistema lavoro (licenziamenti, riduzione contratti a tempo indeterminato, blocco promozioni, ecc.) ne esiste almeno uno che potrebbe aiutarci a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Sto parlando della selezione naturale che sta portando all’emersione (e conseguente caduta) di quelle figure manageriali, a volte anche giovani, che hanno dimostrato in modo inequivocabile i loro limiti umani prima e professionali dopo.
Sono quelli che in questo biennio hanno visto ridurre in modo repentino la loro zona di comfort, che d’improvviso hanno dimostrato il reale valore in termini di capacità gestionali e di relazione con gli altri (un’amara considerazione che ho avuto modo di condividere con molti amici).
In un decennio in cui è valso il principio dello “squalismo” aziendale, in cui “far da sé” valeva più di qualsiasi valore, abbiamo assistito ad un crescente ed incontrollato aumento della competizione mista ad un generale “nervosismo” negli atteggiamenti e nelle scelte del top management.
Si tratta di quei fenomeni che hanno contribuito al radicamento di due tipologie di figure: il convinto solista ed il contabile censore.
Il primo è il classico manager di “grana grossa” che ha colto la crisi al balzo, che ha dimostrato una falsa ed indefessa fedeltà al proprio top management facendo piazza pulita intorno a se (solo “yes man” e caccia agli innovatori). Sono quei professionisti, spesso di penultima generazione, che hanno fatto leva sulle loro indiscutibili capacità di “leader della non condivisione”, che hanno capito che era meglio cavalcare da soli l’onda fangosa della crisi piuttosto che fare squadra con gli altri.
Il secondo, il contabile censore, ha sfruttato meno il periodo di crisi, ma ha saputo ritagliarsi un ruolo centrale (a volte giustificato direi) sulla base del principio che bisognava far quadrare i conti, farlo prima di ogni cosa.
Ciò che a mio avviso sta accadendo oggi è un evidente processo di ridimensionamento di queste due figure, se vogliamo un cambio manageriale (che non vuol dire sempre generazionale) indotto da questa crisi stagnante che ormai dura da troppi anni.
In sintesi, come diceva un manager che ha saputo comunque superare qualsiasi crisi degli ultimi 3 decenni: “quando il vento tira, anche gli struzzi sono in grado di volare”. Ecco forse qualcosa sta cambiando, qualcosa che potrà aiutare i nostri trentenni (ingegneri e non) che riporterà alcuni dei valori che hanno fatto grandi i grandi manager del novecento: l’innovazione, il rispetto e la condivisione.
So bene che deve avvenire una piccola rivoluzione organizzativa, noi proviamo comunque ad esser ottimisti e sperare in questo cambiamento!
EMEA Client Partner| INSEAD CGM'19 & MAP'18 | PMP® | SFC™ | Learning Coach at INSEAD
5 anniGrande ottimismo e capacità di captare le opportunità all’interno di uno scenario così dinamico è proprio quello che ci vuole!!