Quando l'etica resta sull'etichetta

Quando l'etica resta sull'etichetta

Sentenza della Corte (Grande Sezione) del 12 novembre 2019. Organisation juive européenne e Vignoble Psagot Ltd contro Ministre de l'Économie et des Finances. Rinvio pregiudiziale – Regolamento (UE) n. 1169/2011 – Informazioni ai consumatori sugli alimenti – Indicazione obbligatoria del paese di origine o del luogo di provenienza di un alimento nel caso in cui l’omissione di tale indicazione possa indurre in errore il consumatore – Obbligo di apporre sugli alimenti originari di territori occupati dallo Stato di Israele l’indicazione del loro territorio di origine accompagnata, nel caso in cui provengano da un insediamento israeliano all’interno di detto territorio, dall’indicazione di tale provenienza. Causa C-363/18

A pochi giorni dall'anniversario della caduta del muro di Berlino, la Corte di Giustizia dà un segno forte, sulla trasparenza dell'etichetta a cui ha diritto il consumatore quando acquista un prodotto, ma anche rispetto al diritto umanitario internazionale.

Le barriere non tariffarie e l'origine hanno infatti una valenza sempre più discriminante. Sono strumenti ad alto potenziale di efficacia, sia in senso positivo che negativo.

Forse come consumatori possiamo contare più che come elettori?

Se le leggi ci sono, e i Giudici che le applicano anche, è probabile sia proprio così.

Certamente sta alla consapevolezza del consumatore leggere bene l' etichetta per fare una scelta informata e sicura, specialmente sugli alimenti, e comunque riguardo salute, economia, ambiente, società e considerazioni etiche.

Per le imprese si tratta di essere informate e aggiornate sul diritto doganale. Una disciplina incessante, mutevole e complessa.

Questa disciplina è la base odierna di qualsiasi muro si voglia abbattere o innalzare, in nome della difesa nazionale, o del diritto umanitario che sia.

Dunque...buona spesa (e lettura) a tutti voi

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