COME CAMBIERÀ L’ETICHETTATURA DEI WÜRSTEL DI SOIA?
foto da Il Foglio

COME CAMBIERÀ L’ETICHETTATURA DEI WÜRSTEL DI SOIA?



Il comma 5 dell'art.3 della legge 172/2023 (Disposizioni in materia di divieto di produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati nonché di divieto della denominazione di carne per prodotti trasformati contenenti proteine vegetali, https://t.ly/E07AN) prevede

“Con decreto del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, da adottare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, è adottato un elenco delle denominazioni di vendita degli alimenti che, se ricondotte a prodotti vegetali, possono indurre il cittadino che consuma in errore sulla composizione dell’alimento”.


La legge entrerà in vigore il 16 dicembre; entro 60 giorni (cioè entro il 14 febbraio 2024, San Valentino, ma il termine è ordinatorio e non perentorio, la sua inosservanza non comporta effetti sfavorevoli per il ministero né tanto meno decadenza della norma) il ministero con proprio DM è tenuto a pubblicare l’elenco dei termini diventati tabù.

In realtà dovrà aspettare un po' di più (il termine normalmente è di tre mesi) che la Commissione e gli altri Stati membri presentino le loro eventuali opinioni dettagliate oppure singole osservazioni sul testo della legge notificato nell’ambito della procedura TRIS; la Commissione non sarà morbida sul divieto alla commercializzazione in Italia di carne cellulare una volta che l'avesse autorizzata a livello unionale, mentre sul meat sounding, in risposta a un'interrogazione della leghista Mara Bizzotto si era già espressa nel novembre 2020 con "La Commissione ritiene che l’attuale quadro giuridico dell’UE fornisca già una solida base per garantire che i consumatori siano adeguatamente informati per consentire loro di operare una distinzione tra “carne” e “prodotti a base di carne” e prodotti di origine vegetale".

In ogni caso, come ben sappiamo, in base al diritto comunitario, norme nazionali su materie non armonizzate da regolamenti europei non possono comunque vietare, ostacolare o limitare la libera circolazione delle merci legalmente prodotte in un altro Paese UE o aderente allo Spazio economico europeo.

 

Ciò significa che il DM potrà sì vietare l’uso di nomi di fantasia o descrittivi quali “würstel di soia”, “cotoletta vegetale” e “burger vegano”, però solo alle aziende italiane: tedeschi, austriaci, svizzeri e francesi (ma anche turchi) potranno continuare a vendere in Italia utilizzando liberamente i termini vietati alle aziende della Repubblica.

Il distributore italiano che intendesse mantenere “würstel di soia” potrà farlo semplicemente sostituendo il precedente fornitore italiano con un nuovo fornitore sloveno (o turco).

 

Oltre alle distorsioni che ciò comporterà sul mercato (e al disorientamento dei consumatori, che non troveranno più a scaffale quanto erano abituati ad acquistare) va considerato il costo economico e organizzativo delle modifiche al packaging per gli operatori (solo italiani), sia produttori che retailer con private label.

 

Nel caso di norme che modificano l’etichettatura, per prassi viene concesso un termine per lo smaltimento del materiale di imballaggio conforme alla normativa pre-vigente: il reg. UE n. 1169/2011 aveva concesso ben tre anni, gli umoristici decreti che hanno cambiato il nome del ministero agricolo prima in “e del turismo”, ora “della sovranità alimentare” avevano riconosciuto alle aziende delle filiere DOP, IGP, DOC,  IGT e biologiche (all’epoca tutte tenute a esibire il riferimento ministeriale) la possibilità di esaurire le scorte di quanto già stampato: pareva brutto accanirsi troppo proprio con i produttori di quelle che a ogni piè sospinto si definiscono “eccellenze italiane”.

 

La legge 172/2023 non fornisce indicazioni su questo specifico aspetto.

L’impostazione muscolare di Coldiretti, Assica e Assocarni indurrà il ministro Lollobrigida a punire ulteriormente in modo esemplare chi osava ricorrere a denominazioni peraltro solo ora diventate tabù, prevedendo nel suo DM l’effetto immediato o termini comunque brucianti?



Francesco Serravalle

Entrepreneur | Open Innovation & HR Manager | Business Coach

11 mesi

Roberto 👍

Maria Luisa Bartczak

Quality & Regulatory. Food safety. Food auditor.

1 anno

#fantalimentare, una nuova frontiera.

Natasha Linhart

Ceo presso Atlante srl

1 anno

Grazie Roberto per aver condiviso. Siamo al corrente. Il protezionismo di parte non ha mai favorito l’evoluzione intellettuale.

Fabrizio de Stefani

Lean thinker, Hygienic designer and Food defender

1 anno

Tutto molto divertente.

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