Quote CO2: chi inquina paga? 
PUN: mai più sotto i 100 €/MWh? 
CH4: è il nemico?🤔

Quote CO2: chi inquina paga? PUN: mai più sotto i 100 €/MWh? CH4: è il nemico?🤔

Sappiamo come, fino ad oggi e nei prossimi anni/lustri almeno, in virtù del SMP (System Marginal Price), nella maggior parte delle ore annue i CC (Cicli Combinati a gas naturale), formano il PUN (Prezzo Unico Nazionale dell’energia elettrica): tecnologia marginale dominante. Questo è il motivo per cui il prezzo dell’energia elettrica è al guinzaglio di quello del gas naturale.


Prezzi medi mensili [€/MWh]

Nella normale attività di chi si occupa di #energymanagement due grandezze derivate sono tenute sotto controllo con grande attenzione: il ratio e lo spread assoluto. Il tutto viene spesso fatto con il fine di studi di fino, o analisi di mercato, ad esempio, per la valutazione del vantaggio derivante dall'installazione di pompe di calore o cogeneratori.

 

PUN, MGP gas, spread [€/MWh] (asse sx) - ratio [-] (asse dx)

Ratio e spread, dei quali si potrebbe argomentare a lungo, sono grandezze fondamentali ma non sufficienti a comprendere a pieno le dinamiche del mercato.

Il PUN è un primo indicatore (n.b.: senza considerare MD ed MSD) di quello che è il “prodotto finito” dei CC, quello per cui sono remunerati: l’energia elettrica. Il prezzo spot del gas è invece un indicatore (grossolano) di uno dei costi di produzione, il principale (fino ad ora): il consumo di combustibile. Tra i costi dei CC, negli anni, se ne è aggiunto uno: le quote CO2.


Andamento CO2 [€/t]


Quote CO2: chi inquina paga?

Recuperiamo i dati degli ultimi 70 mesi (da gennaio 18 a ottobre 23) di PUN, MGP gas e quote CO2, periodo di fortissimo aumento di queste ultime.

Partendo da un rendimento medio del CC del 52% e quindi 400 kgCO2/MWh per il calcolo della componente economica della CO2, si desume facilmente la grandezza "PUN-COSTO GAS CENTRALE-COSTO CO2". In sostanza, quest’ultimo è un indicatore di quello che rimane in tasca ai produttori una volta che hanno pagato il combustibile (gas naturale) e le quote CO2. Lì devono starci gli altri costi, es.: manutenzione, personale, ammortamento impianto ed il lecito margine. Risulta, per me, impossibile entrare nel merito del valore assoluto di tale grandezza, ma alcune considerazioni circa le variazioni della stessa – in periodi lunghi (anni) - possono portare ad interessanti spunti di riflessione.

 

Nel 2023 la grandezza "PUN-COSTO GAS CENTRALE-COSTO CO2", è tornata attorno a 11 €/MWh, allineata agli anni 18-19-20 questo indica che l’incremento del costo dovuto alle quote CO2 da 6,5 €/MWh nel 2018 a 35 €/MWh nel 2023 è stato completamente ribaltato sulla formazione del PUN, la dinamica è facilmente comprensibile, lecita e nota ai più: i produttori proteggono il loro margine e così come hanno ribaltato i sovraccosti dovuti all'aumento del costo del combustibile lo stesso è stato fatto per le quote CO2. Verrebbe quindi da pensare che l’ETS (Sistema Europeo di Scambio di Quote di Emissione) non sia da interpretarsi alla lettera, come è proclamato, un meccanismo dove "chi più inquina più paga" ma dove "pagano i consumatori: imprese e famiglie (nella bolletta dell’energia elettrica)"… Ah si… Sono loro a consumare, quindi ad inquinare, MA SONO LORO A PAGARE, sia ben chiaro. (n.b.: sul 100%, o quasi, dell’energia che utilizzano non solo sulla parte del mix prodotta dai fonti fossili quindi sotto ETS)! Oggi solo le quote CO2 ci costano in bolletta tanto quanto era il PUN nel 2020!!!

Attenzione: solo per quantificare il fenomeno, non scopriamo l'America... Pariamo di un problema di non facile risoluzione, noto agli operatori ed intrinseco al SMP.


Sempre guardando a "PUN-COSTO GAS CENTRALE-COSTO CO2" ci si aspetterebbe un andamento indipendente dallo spot del gas, così non è.


Valori medi annui (PUN-COSTO GAS CENTRALE-QUOTE CO2) [€/MWh] e MGP gas naturale [€/MWh]



MGP gas (asse di dx €/MWh)- [PUN-COSTO GAS CENTRALE-QUOTE CO2] (asse di sx €/MWh)


MGP gas (x) - [PUN-COSTO GAS CENTRALE-QUOTE CO] (y) - valori mensili, grafico a dispersione

Nel corso del 2021 e 2022, anche questi anni nei quali i CC sono stati tecnologia marginale dominate, vi è stata una correlazione tra le due grandezze probabilmente dovuta a strategie di copertura sull'acquisto del gas 🙄 e/o ad azioni speculative, si potrebbe pensare, visti anche gli ottimi risultati di diverse organizzazioni del settore nelle annate in questione (non solo quelle operanti nelle FER, quindi) …

 

E per ultimo e più importante, perché si guarda al futuro.

PUN: mai più sotto i 100 €/MWh?

Nelle ipotesi, che il gas torni ai valori 2018 (24 €/MWh) e che le quote CO2 NON aumentino ulteriormente ci ritroveremo un PUN che sarà:

46 €/MWh (costo combustibile) + 35/40 €/MWh quote CO2 + 10 €/MWh (altri costi + margine della centrale) = 90-100 €/MWh…

Lato PUN parrebbe esistere un valore minimo tecnico, un supporto (dal quale oggi Dicembre 23, fortunatamente, non siamo lontani) più che un CAP.

La strada da seguire è chiara: avanti tutta efficienza e rinnovabili!

CH4: è il nemico?

Per non essere frainteso e che nessuno si offenda.

Oggi, parlando di storage di sistema, servizi di dispacciamento e sector coupling (es: idrogeno, n.b: lo scrivo da grande fan) - tutti tasselli fondamentali per attuare la transizione - siamo ancora agli albori, o quasi… (questo non significa che l’impegno in questi ambiti debba venir meno, anzi…)

Quindi, il gas naturale è e sarà, soprattutto nella prima fase (quella che stiamo affrontando), un alleato "spintaneo" della transizione non un nemico da combattere. Alternative pronte NON ne abbiamo. Un suo utilizzo efficiente lato consumi finali (es.: CHP, teleriscaldamento) e generazione (CC) sarà fondamentale per stabilità, flessibilità e resilienza del sistema nel percorso verso la piena decarbonizzazione.

Chiaro che lo scopo ultimo della transizione è decarbonizzare quindi eliminare anche il gas naturale dal mix, per arrivarci va assecondato e sfruttato e pian piano scalzato. Come? Grazie a FER, sector coupling, apertura servizi di dispacciamento... Idee migliori?

Certo è che, guardando al futuro, anche prossimo, il rischio di ulteriori aumenti della CO2 unitamente all'incertezza lato approvvigionamento… Non fanno stare sereni. Meccanismi che portano a sovratassare il gas per la produzione di energia elettrica come l’ETS - anche comprendendone il buon fine (nello specifico: tagliare fuori il carbone) stiamo infatti parlando di una forma di tassazione ambientale e ben vengano quando queste funzionano - in virtù del SMP, può portare a condizioni di masochismo economico alimentando quella spirale inflazionistica da cui non siamo ancora usciti. I prezzi dell’energia sono scesi dal 2022, ma è evidente che nel settore abbiamo dei problemi non ancora risolti.



zeno marani

Renewable Energies Production Division Leader

11 mesi

Grazie Marco Rossi per questa interessante riflessione

Sassoli Luca

Amministratore Delegato presso BURGO Energia e Group Energy Manager Gruppo Burgo

11 mesi

Ottimo articolo Marco, del resto "l'acqua va sempre a valle" e quindi è giusto che alla fine chi "consuma" paga. Pagano i cittadini in bolletta ma pagano anche le industrie energivore che poi scaricano il costo di produzione sui listini dei prodotti. La transizione energetica non è gratuita.

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