Recensione de L'Attraversaspecchi
Come incanalare una saga come l'Attraversaspecchi in un solo cassetto? Romantico, fantasy, steampunk, giallo, critica sociale... I romanzi della Dabos mescolano tanti generi letterari senza creare confusione nella trama, anzi, dando al lettore la possibilità di spaziare. Ogni genere di lettore può apprezzare questa narrazione, che non perde mai il filo, non annoia anche nei periodi morti, non permette di staccare gli occhi dalla pagina anche senza cliffhanger.
Raccontare la trama mi parrebbe superfluo, quindi mi soffermeró sui tratti prettamente costruttivisti della storia: chi vuole evitare spoiler è invitato a fare attenzione, da quì in poi.
Partendo dalla costruzione dei personaggi posso affermare che mi è stato difficile collocarlo in un'età precisa, tutt'ora ho problemi a capire quanti anni abbiano i due protagonisti, ma ciò non ci impedisce di avvalerci di descrizioni accurate tanto del loro aspetto quanto dell'ambiente circostante. Non vengono esplorati i caratteri secondari, ma non è necessario: ciò che serve per la trama lo abbiamo a disposizione, non sentiamo alcun bisogno di saperne di più. Christelle Dabos non inserisce elementi superflui, non permette distrazioni dai temi principali che sono già tanti, non spreca l'attenzione del lettore; tra questi vari temi ritroviamo la critica alla teologia, alle varie religioni, come anche alla discriminazione e al classismo, traspare in ogni romanzo, aumentando man mano che il mondo si espande. Partendo dagli spiriti di famiglia, figli di un Dio dai tratti più umani che mai, un essere sovrannaturale che ha bisogno di volti e poteri altrui per mostrarsi, senza riflesso ma con mille ombre. Dio è il più umano di tutti: commette errori, non è onnisciente ma schiavo delle proprie pulsioni quanto qualsiasi animale, situazione aggravata dal complesso di sé stesso.
Tutti i seguaci che tentano di eguagliarlo o superarlo sembrano non notare le falle nei suoi gesti.
La storia tra Ophelia e Thorn non infastidisce anche se scontata, una commistione tra La Bella e la Bestia, Cime tempestose e Twilight, ma con i propri forti tratti caratteristici. La totale ingenuità di Ophelia in materia tante volte porterebbe il lettore a scuoterla urlandole di svegliarsi ogni volta che Thorn le nasconde il proprio attaccamento senza curarsi della confusione che il proprio comportamento criptico può causare non solo in lei ma anche in noi lettori. Il narratore infatti non è onnisciente, vediamo sempre tutto dai miopi occhi della protagonista, quindi abbiamo poco modo di capire le reali intenzioni del gelido uomo finché non le palesa apertamente. Thorn non mente mai a sé stesso e agli altri, per quanto sia difficile dimostrare i propri sentimenti è evidente che viva per proteggere chi ama, ed ama Ophelia dal momento in cui impara a conoscere la coraggiosa donna che si rivela una volta arrivata al Polo. Non a caso Thorn è da subito in grado di attraversare gli specchi, poco dopo il periodo in cui Ophelia ha più difficoltà in quanto non si riconosce più in sé stessa.
Il colmo è che la ragazza passa più tempo travestita e nascosta, fingendosi un'altra (o un altro, nel periodo in cui impersona Mime in I fidanzati dell'inverno), ma il momento di maggiore confusione arriva quando toglie ogni maschera ne Gli scomparsi del Chiardiluna e scopre di non voler ammettere una verità. In generale vediamo una donna che resta fedele a sé stessa pur crescendo: non si fa influenzare dal mondo circostante, non fa davvero mai parte di nulla, nemmeno sulla propria Arca di origine veniva considerata un'outsider. L'evolversi della sua personalità non la cambia come personaggio, è il naturale srotolarsi della trama che la forma, in quanto chiunque venendo a contatto con il mondo esterno deve reagire per integrarsi.
Il fatto che non mostri mai la propria personalità e non usi mai i propri poteri (che invece avrebbero potuto essere sfruttati maggiormente senza le restrizioni autoimposte) la rende inizialmente scialba. Il tratto caratteristico, di conseguenza, cambia per ogni libro. In I fidanzati d'inverno, ad esempio, è la sua salute cagionevole, la quale si mostra spesso e volentieri un elemento di disturbo nello svolgersi della storia.
Per quanto la struttura del mistero da risolvere sia ricorrente, nel corso delle storie incappiamo in situazioni diverse, soprattutto a seconda delle Arche su cui Ophelia si trova. Il clima che gli abitanti di Anima hanno instaurato è familiare, il più simile all'ottocentesco steampunk che permea universi come quello di Harry Potter, in cui i personaggi tendono a conoscersi tutti tra loro. Il Polo, in particolare Città Cielo, ricalca naturalmente la corte di un re, in questo caso del figlio di una divinità, nella quale intrighi e violenza non solo sono all'ordine del giorno, ma vi si entra in contatro dal primo istante in cui si arriva sulla fredda e inospitale Arca. Babel è meno chiara, più difficile da analizzare nel dettaglio in quanto multiculturale e vasta, in richiamo alla sua controparte reale.
Ognuno di questi micropianeti rispecchia la personalità del proprio spirito familiare: Anima gira attorno alla capacità di infondere vita negli oggetti al punto da trasformarli in famigli, non solo sul proprio pianeta ma anche sugli altri: c'è la possibilità che Ophelia abbia reso tale l'orologio da taschino di Thorn contro la volontà del proprietario!
Il Polo sembra formato da bugiardi e profittatori, i quali fingono di essere soggetti alla volontà del proprio spirito ma che lo imbambolano impedendogli di interessarsi davvero al Paese che governa (come dicevo, la critica politico - sociale è sempre evidente). Babel, infine, è governata da due spiriti che ne incarnano perfettamente l'ambiguità: possiamo individuare senza ombra di dubbio la commistione tra Polluce ed Helena, figure associate alla mitologia greca, alle forme di divinità induiste come Ganesha. Abbiamo già notato questo stile nella definizione di pomo come arancia invece di mela, ma pur sempre simbolo di conoscenza proibita.
Babel viene palesemente considerata (in particolare dagli autoctoni) l'unico luogo in cui sia possibile raggiungere un livello completo d'istruzione. Differentemente dalla sfida a Dio che la caratterizza nella tradizione ebraica, questa Babele viene gestita da due dei suoi figli più fedeli, tanto da rifiutare spesso la verità in favore di una più semplice menzogna autoindotta. Il sistema di apprendimento permette a qualunque essere umano dotato o meno di poteri di accedere all'istruzione, come in una scuola pubblica, ma ciò non impedisce la presenza di fazioni, bullismo e violenza. Il multiculturalismo ripreso dalla mitologia è solo una facciata.
I primi due romanzi, chiusi nella corte di Faruk, sfociano in una chiassosa terza storia ambientata a Babel, con cui la Dabos ha ricreato il mito di Babele, la mitica torre ricostruita più volte, la ziqqurat di conoscenza spesso ripresa nell'immaginario collettivo.
Ophelia, che viaggia tra le Arche, segue questa evoluzione restando fedele ai propri principi pur interpretando ruoli differenti a seconda di quel che le viene richiesto, sempre per venire incontro ai bisogni (espressi o meno) di Thorn, seppur contrari ai suoi stessi desideri.
In conclusione, nonostante questa saga venga paragonata e accomunata ad altre (Queste oscure materie, Harry Potter ecc.) non me la sento di limitarmi ad una banale alternanza di generi. L'Attraversaspecchi ha creato un rapporto di stretta dipendenza nei suoi lettori, personalmente ho letto i primi tre libri in meno di una settimana e sto seriamente prendendo in considerazione l'idea di imparare il francese, perché non posso aspettare Luglio per leggere l'ultimo!
How to channel a saga like the Mirror visitor in one drawer? Romantic, fantasy, steampunk, detective, social criticism ... Dabos novels mix many literary genres without creating confusion in the plot, on the contrary, giving the reader the opportunity to space. Any kind of reader can appreciate this narration, which never loses the thread, does not get bored even in dead periods, does not allow you to take your eyes off the page even without a cliffhanger.
Telling the plot would seem superfluous, so I will focus on the purely constructivist features of the story: those who want to avoid spoilers are invited to pay attention, from here on.
Starting from the construction of the characters I can say that it was difficult for me to place him in a precise age, I still have problems understanding how old the two protagonists are, but this does not prevent us from using accurate descriptions of both their appearance and their surrounding environment. Secondary characters are not explored, but it is not necessary: we have what we need for the plot, we do not feel any need to know more. Christelle Dabos does not insert unnecessary elements, does not allow distractions from the main themes that are already many, does not waste the reader's attention; among these various themes we find the criticism of theology, of various religions, as well as of discrimination and classism, shining through every novel, increasing as the world expands. Starting from the family spirits, children of a God with more human traits than ever, a supernatural being who needs the faces and powers of others to show himself, without reflection but with a thousand shadows. God is the most human of all: he makes mistakes, he is not omniscient but a slave to his drives as any animal, a situation aggravated by the complex of himself.
All the followers who try to match it or overcome it seem not to notice the flaws in his gestures.
The story between Ophelia and Thorn does not bother, even if taken for granted, a mixture of Beauty and the Beast, Whuthering Heights and Twilight, but with its own strong characteristic features. Ophelia's total naivety in the matter many times would lead the reader to shake her by shouting at her to wake up every time Thorn hides her attachment without caring about the confusion that her cryptic behavior can cause not only in her but also in us readers. In fact, the narrator is not omniscient, we always see everything from the short-sighted eyes of the protagonist, so we have little way of understanding the real intentions of the icy man until he reveals them openly. Thorn never lies to himself and to others, however difficult it is to demonstrate his feelings it is evident that he lives to protect those who love, and love Ophelia from the moment he learns about the courageous woman who reveals himself once he arrives at the Polo. It is no coincidence that Thorn is immediately able to cross the mirrors, shortly after the period in which Ophelia has more difficulties as she no longer recognizes herself.
The bottom line is that the girl spends more time in disguise and hidden, pretending to be another (or another, in the period in which she plays Mime in the boyfriends of winter), but the moment of greatest confusion comes when she takes off every mask in the disappeared del Chiardiluna and discovers that he does not want to admit a truth. In general we see a woman who remains true to herself while growing up: she is not influenced by the surrounding world, she is never really part of anything, not even on her home Ark she was considered an outsider. The evolution of her personality does not change her as a character, it is the natural unwinding of the plot that forms it, as anyone who comes into contact with the outside world must react to integrate.
The fact that she never shows her personality and never uses her own powers (which instead could have been exploited more without self-imposed restrictions) makes her initially lackluster. The characteristic trait consequently changes for each book. In The Winter promise, for example, it is his poor health, which often shows itself to be an element of disturbance in the development of history.
Although the structure of the mystery to be solved is recurrent, in the course of the stories we run into different situations, especially depending on the Arche on which Ophelia is located. The atmosphere that the inhabitants of Anima have established is familiar, the most similar to the nineteenth-century steampunk that permeates universes such as that of Harry Potter, in which the characters tend to get to know each other. The Polo, in particular Città Cielo, naturally follows the court of a king, in this case of the son of a divinity, in which intrigues and violence are not only on the agenda, but one enters into contact from the first moment in which you arrive on the cold and inhospitable Ark. Babel is less clear, more difficult to analyze in detail as it is multicultural and vast, in reference to its real counterpart.
Each of these micro-planets reflects the personality of their own family spirit: Anima revolves around the ability to infuse life into objects to the point of transforming them into pets, not only on their own planet but also on others: there is the possibility that Ophelia has made such l Thorn pocket watch against the owner's will!
The Polo seems to be made up of liars and profiteers, who pretend to be subject to the will of their spirit but who stumble him preventing him from really taking an interest in the country that governs (as I said, political and social criticism is always evident). Finally, Babel is governed by two spirits who perfectly embody their ambiguity: we can undoubtedly identify the mixture of Pollux and Helena, figures associated with Greek mythology, with the forms of Hindu divinities such as Ganesha. We have already noticed this style in the definition of pommel as orange instead of apple, but still a symbol of forbidden knowledge.
Babel is clearly considered (in particular by the natives) the only place where it is possible to reach a complete level of education. Unlike the challenge to God that characterizes it in the Jewish tradition, this Babel is managed by two of her most faithful children, so much so that she often refuses the truth in favor of a simpler self-induced lie. The learning system allows any human being with or without powers to access education, as in a public school, but this does not prevent the presence of factions, bullying and violence. Multiculturalism taken from mythology is only a facade.
The first two novels, closed in Faruk's court, result in a rowdy third story set in Babel, with which Dabos recreated the myth of Babel, the mythical tower rebuilt several times, the ziqqurat of knowledge often taken up in the collective imagination.
Ophelia, who travels through the Arks, follows this evolution while remaining faithful to her principles while interpreting different roles depending on what is required, always to meet Thorn's needs (expressed or not), albeit contrary to her own wishes.
In conclusion, although this saga is compared and shared with others (His dark materials, Harry Potter etc.) I do not feel like limiting myself to a banal alternation of genres. The Attraversaspecchi has created a relationship of close dependence in its readers, I have personally read the first three books in less than a week and I am seriously considering the idea of learning French, because I cannot wait for July to read the last one!