Riforma della giustizia tributaria. È arrivato il momento. Su Tax & the City

Riforma della giustizia tributaria. È arrivato il momento. Su Tax & the City

Nel mondo dei professionisti che si occupano di contenzioso tributario si sentono spesso commenti, sconfortati o a volte salaci, sulle decisioni dei giudici delle Commissioni tributarie: passino gli errori grammaticali o sintattici, ma talvolta (direi, troppo spesso) ci si imbatte in provvedimenti che fanno a pugni con principi basilari, soprattutto di carattere processuale.

Un caso classico, abbastanza frequente, è quello delle ordinanze istruttorie finalizzate ad acquisire documenti che l’Amministrazione finanziaria ha omesso di produrre in giudizio: una possibilità che è preclusa, soprattutto in seguito ad una modifica della norma processuale (l’art. 7 D.Lgs. 546/92) intervenuta nel 2005 e sulla base di un orientamento granitico della Cassazione in tal senso.

Ma non è il solo. Le questioni opinabili nel diritto tributario sono molte e può accadere di vincere o perdere una causa solo perché il giudice fornisce la sua interpretazione ad un certo principio. Questo è fisiologico in qualunque ramo del diritto. Qui però parliamo di pezzi di sentenze mancanti, scritte frettolosamente, di questioni mai decise, di principi processuali di cruciale importanza totalmente ignorati e disattesi. Insomma di errori gravi.

Sebbene non si possa fare di tutte le erbe un fascio, e siano molti i magistrati tributari che vantano una preparazione ineccepibile, la convinzione diffusa è che il numero di magistrati non adeguatamente preparati sia eccessivo.

Ovviamente questa è una considerazione di pura percezione: chi può stabilire che un certo giudice è bravo o non lo è?

Il sistema però, non aiuta a fugare questo tipo di dubbio: i giudici tributari diventano tali senza un’effettiva selezione basata su prove che ne verifichino la preparazione. 

Non sono magistrati “di carriera”, ma liberi professionisti che si dedicano “part time” a questa attività (non solo avvocati e commercialisti, ma anche ingegneri e varie altre figure che non hanno molto a che fare con il mondo del diritto) oppure giudici in servizio presso altri ordini giudiziari (civile, penale, amministrativo, contabile) “prestati” alla giustizia tributaria. Non ci sono prove di concorso da superare e quindi, in astratto, chi arriva a fare il giudice tributario potrebbe non sapere assolutamente nulla di fisco o di giustizia tributaria. Non solo: attualmente i magistrati tributari e l’apparato organizzativo degli uffici giudiziari dipendono funzionalmente dal Ministero dell’economia e delle finanze. E cioè da una delle parti del giudizio. Il che chiaramente non garantisce sulla piena indipendenza e terzietà del sistema. 

Come dicevo, gli esempi di sentenze delle Commissioni Tributarie aberranti non mancano e, curiosando sui siti degli addetti ai lavori e sui gruppi presenti nei vari social media, il malcontento degli operatori specializzati è palpabile e crescente. Ormai è uno sport molto diffuso quello di ironizzare su strafalcioni giuridici e grammaticali delle sentenze.

Eppure quello del contenzioso tributario è un settore di importanza strategica, anche rispetto allo sviluppo del sistema produttivo: se manca affidabilità del sistema fiscale anche sul fronte giudiziario, viene meno la fiducia e quindi l’interesse ad investire in Italia da parte degli operatori economici. L’unico modo per ovviare a questo problema, dunque, è proprio quello di passare ad un ordinamento basato su giudici di ruolo, come lo sono i giudici della magistratura ordinaria, amministrativa e contabile.

Lo scorso 23 gennaio è stato depositato alla Camera un progetto di legge ad iniziativa della lega per la riforma della giustizia tributaria. Alla stesura del progetto di legge ha lavorato, tra gli altri, l’Avv. Maurizio Villani, grande esperto di contenzioso tributario. Uno degli assi portanti di questa riforma è proprio la “professionalizzazione” dei giudici tributari: verrebbe creato un corpo di magistrati tributari di carriera, specializzati e selezionati mediante concorso. 

Il disegno di riforma quindi è molto positivo perché persegue la realizzazione dell’obiettivo di risolvere il problema della professionalità dei giudici tributari.

Alla magistratura “non professionale” verrebbero lasciate solo le controversie di valore inferiore ai 3000 euro. Naturalmente, a questo disegno di legge può accadere di tutto nel cammino verso la sua approvazione: potrebbe essere modificato, stravolto, o arenarsi e non essere mai approvato. Ne terremo sotto attenta osservazione l’iter, nell’interesse dei lettori e dei contribuenti.

Massimo Foschi

Partner at Studio Legale e Tributario Biscozzi Nobili & Partners

5 anni

Sarebbe finalmente ora......

Maurizio Lo Gullo

Avvocato, Studio Legale Lo Gullo -Fabiano. Of Counsel- Studio legale Cugini- Lugano ( CH)- socio fondatore della Camera Amministrativa dell'Insubria.

5 anni

Condivido...il problema è che i giudici togati che siedono nelle commissioni, spesso ne sanno meno dei professionisti A Milano, ad esempio, in Commissione Regionale, il giudice migliore è un avvocato,...ed è molto valido a mio giudizio.,...Quindi si va a fortuna...quando si iscrive a ruolo... 

Andrea De Ponti

Consento agli imprenditori di scoprire le irregolarità dei loro rapporti bancari e le anomalie (ex) Equitalia | Smobilizzo superbonus 110% | Ambassador "mining pool" bitcoin - Vendita oro da investimento in lingotti

5 anni

Standing ovation Luciano Quarta!

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