Sanremo 2024 - Un'edizione in comfort zone

Sanremo 2024 - Un'edizione in comfort zone

Un’ edizione salvata sul finire quella del Festival di Sanremo 2024. Partiamo dalle note dolenti: dalla prima all’ultima serata ha imperversato una regia assolutamente incoerente, sregolata, con inquadrature che durano al massimo 4 secondi, che si muovono in maniera anarcoide e nauseante. Dimentica della lezione che la vorrebbe invisibile ha oscurato in parte la centralità del palco, di chi lo calca, i testi e naturalmente i giochi di luce, tagliati con l’accetta da cambi di inquadratura superflui e sgraziati.

Nonostante sia fuor di dubbio che la conduzione di Amadeus abbia grandemente contribuito ai risultati incredibili in termini di ascolti e percentuali di share questa 5^ prova è stata appesantita da una troppo spessa patina di artificialità. Al contrario i co-conduttori hanno dimostrato più versatilità, spontaneità e spigliatezza: fortunatissima la partecipazione di Teresa Mannino in questa veste e anche Giorgia ha dimostrato moltissima ironia e capacità. Pagelle con tanti cuoricini per loro due che hanno risollevato le sorti delle due serate intermedie, serate protrattesi fin troppo e con un ritmo che allontanava lo spettatore.

Amadeus e Teresa Mannino

Ma andiamo alle canzoni in gara: ben 30 di cui una buona parte orecchiabile, ritmata e con le carte in regola per popolare le classifiche estive, poca eccezionalità ed emozione al di fuori della serata cover, e certo un numero non ridotto di canzoni che di originale hanno poco. Insomma, tutti sono rimasti bene o male nella loro comfort zone.

Fuor di dubbio che le canzoni migliori di questa edizione siano state quelle di donne e quelle più riuscite sono anche quelle con messaggi femministi: Berté in primis, Mannoia e BigMama. Anche Irama e Ghali hanno emozionato, specialmente nella serata finale.

Loredana Bertè

La serata cover è stata particolarmente attesa e popolata da grandi personalità e qui sono arrivate le più grandi emozioni di questa edizione, come detto sopra. Impossibile non citare Angelina Mango, vincitrice morale con la sua versione di La rondine, in ricordo del padre, e anche Clara che con Ivana Spagna ha portato sul palco dell’Ariston il brano di apertura de Il re leone e certo i Santi francesi che al fianco di Skin si sono esibiti in una versione da brividi di Halleluiah. Difficile avere altrettanta stima per chi gioca facile e porta brani propri, ma non si può parlare in nessun caso di cattive esibizioni.

Angelina Mango

Gli outfit indossati dagli artisti in gara in generale non hanno avuto picchi di originalità. Anche qui in un dilagare di total black, che è balsamo per i punteggi al Fantasanremo, gli artisti non si sono scostati quasi mai dalla versione minimal del loro look consueto. Il risultato è che a furia di pulire e andare verso le tinte unite le personalità sono emerse poco. Hanno mostrato un buon carisma invece La Sad, Big Mama, Angelina Mango e Dargen D’Amico, più colorati e inclini all’osare. Hanno decisamente sbagliato in eccesso le dosi i Ricchi e Poveri. Clara sempre di classe, pagella altissima per lei.

Dargen D'Amico

Tra le ospitate spicca tristemente il caso di Travolta, al contrario Russell Crowe ha dato grande prova di genuinità, partecipazione artistica con l’esibizione musicale della sua band e la promozione del loro tour italiano e di affetto per il nostro Paese. Da apprezzare anche le partecipazioni del coro dell’Arena di Verona, di Giovanni Allevi e di Gianni Morandi.

Le sorti finale sulla vittoria sono state chiare presto e per chi avesse sottovalutato il potere della fanbase di Geolier la serata cover è stata rivelatrice. La finale si è aperta sapendo che alla fine i pezzi importanti sulla scacchiera erano due: Geolier e Angelina Mango, in cima alle classifiche rispettivamente di mercoledì e giovedì. Il primo ha avuto il favore del pubblico, eccezion fatta per quello presente all’Ariston, con più del 60% di punti al televoto, un numero enorme in confronto a quello della collega che ha incassato il 16%, ma che dalla sua ha avuto i voti della Sala stampa. Proclamata vincitrice poco dopo aver ricevuto anche il Premio Sala Stampa Lucio Dalla, Angelina Mango con la sua “La Noia” si è riesibita dimostrando una volta per tutte come si governa un palcoscenico.

Fiorello, Angelina Mango e Amadeus

A dieci anni dall’ultima vittoria femminile al Festival (nel 2014 Arisa vinse con “Controvento”) quest’edizione ha premiato con onestà solo donne: Angelina Mango, Fiorella Mannoia, che con la sua “Mariposa” ha ricevuto la targa Bardotti per il miglior testo e Loredana Bertè, vincitrice del Premio della Critica Mia Martini, intitolato alla sorella scomparsa nel 1995. Un cerchio che si chiude, come ha detto la stessa Bertè, commossa e onoratissima per aver ricevuto questo premio.


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