Sapiens: il libro consigliato da Bill Gates

Sapiens: il libro consigliato da Bill Gates

Perché un imprenditore e benefattore come Bill Gates suggerisce a tutti di leggere un libro sulla storia dell'umanità?

E perché Marc Zuckerberg, accettando il consiglio di Gates, finisce per consigliare a sua volta a tutti di leggere lo stesso libro?

Spinto dalla curiosità ho incominciato a leggerlo nell'originale in inglese e ho capito il motivo di tanto entusiasmo: è semplicemente straordinario. Quando inizi a leggerlo non riesci a smettere di voltare pagina anche perché ti obbliga a rivalutare tutte le tue convinzioni profonde sull'umanità, la cultura, le religioni, l'economia ecc.

Impari quindi tantissimo non solo sulla storia dell'uomo, ma anche su come funziona la nostra società e le nostre imprese, per questo ho deciso di pubblicare questo articolo su Linkedin e non ad esempio sul mio blog.

In estrema sintesi l'autore Yuval Noah Harari parla in questo libro di tre rivoluzioni che hanno trasformato l'uomo da una delle tante specie animali alla prima in grado di controllare l'intero pianeta e addirittura controllare la sua stessa evoluzione magari verso qualcosa di diverso, non più Homo Sapiens, ma Homo Deus.

Le tre rivoluzioni sono queste:

70.000 anni fa avviene la rivoluzione cognitiva che dà origine alle prime culture umane.

12.000 anni fa prende avvio la rivoluzione agricola che dà all'umanità le risorse per espandersi enormemente.

500 anni fa inizia la rivoluzione scientifica che in futuro potrebbe "mettere fine alla storia come la concepiamo oggi e iniziare qualcosa di completamente diverso".

Queste tre rivoluzioni devono essere comprese in profondità non solo per cultura generale, ma perché le loro implicazioni influenzano la nostra vita personale, le scelte di carriera, il successo delle nostre imprese, l'evoluzione della situazione politica internazionale e molto altro ancora.

Per questo un libro del genere ha colpito così tanto due imprenditori di enorme successo.

Grandi cervelli, piccoli muscoli, intestini corti, bambini prematuri

Quando osserviamo gli altri primati, cioè le scimmie come Gorilla e Scimpanzé che sono nostri parenti vicini, notiamo subito che sono molto più forti di noi. Come mai l'essere umano è così debole fisicamente?

Perché a riposo usiamo il 25% della nostra energia solo per alimentare il cervello. Evolvendo un cervello più grande dovevamo evolvere muscoli più piccoli altrimenti non saremmo sopravvissuti per mancanza di cibo.

Secondo una teoria molto accreditata tra gli scienziati, è stata la nostra abilità di usare il fuoco da 300.000 anni a questa parte a rendere possibile l'avvento di cervelli più grandi. Cibi prima immangiabili come i cereali selvatici, il riso e le patate, hanno allargato le nostre fonti alimentari.

Inoltre il cibo cucinato è meno ricco di parassiti e di germi e quindi può essere digerito con un intestino più corto. Siccome il sistema digerente consuma molte energie per funzionare, la possibilità di avere intestini più piccoli ha lasciato energie disponibili per cervelli più grandi.

Leggendo il libro Sapiens ho scoperto anche che la posizione eretta ha reso più stretto il bacino delle donne e quindi anche il canale attraverso il quale nascono i bambini. Questo faceva morire molte nostre antenate di parto e così sopravvivevano i bambini prematuri che però avevano bisogno di molte più cure da parte dei genitori rispetto ad un piccolo scimpanzé.

Questo apparente svantaggio ha due conseguenze positive:

  • ci siamo evoluti per essere animali ultrasociali in quanto dovevamo creare una tribù affiatata per supportare le madri che dovevano occuparsi dei neonati per anni e non potevano andare a cercare cibo
  • i bambini così prematuri potevano essere educati in maniera molto più incisiva degli altri cuccioli di scimmia, perché erano molto meno formati fisicamente e psicologicamente al momento di venire alla luce.

I paurosi super predatori

Il libro è pieno di rivelazioni sorprendenti, ad esempio gli esseri umani sono stati per milioni di anni a metà della catena alimentare, ben al di sotto di leoni, iene e sciacalli, di cui abbiamo una paura ancestrale.

Solo negli ultimi 100.000 anni abbiamo imparato a cacciare gli animali di grandi dimensioni e questo ci ha catapultato direttamente in cima alla catena alimentare, ma il processo è stato così rapido che la nostra specie non ha avuto tempo per evolversi in maniera tale da eliminare quelle vecchie paure e guadagnare fiducia in noi stessi, così anziché essere regali come i leoni, i precedenti sovrani della savana, siamo ancora pieni di paure e di ansie e pronti a scattare ad ogni pericolo.

Questa la ragione dell'enorme violenza che ha caratterizzato tutta la storia dell'umanità che è diretta verso qualunque cosa ci sembri diversa, strana, minacciosa.

Ecco perché il saggio di Harari è così interessante, spiegando la storia dell'uomo ci fa comprendere i nostri comportamenti moderni che sono il retaggio di un passato selvatico non più adatto ad una società molto meno soggetta alla violenza fisica.

70.000 anni fa è cambiato tutto

In quel periodo in Africa l'Homo Sapiens ha acquisito una mutazione genetica straordinaria: la capacità di comunicare in maniera più complessa e astratta.

A differenza di tutte le altre specie animali e umane, l'uomo Sapiens da allora è in grado di elaborare frasi molto complesse, descrivere le situazioni in maniera più dettagliata e soprattutto sparlare, fare gossip.

I Sapiens erano adesso in grado di formare gruppi umani molto più grandi rispetto alle altre specie umane e di scimmie. Gruppi in grado di collaborare in maniera più strutturata per andare a caccia di interi branchi di animali di grandi dimensioni. Per riuscirci però questi gruppi dovevano riuscire a punire i loro membri dannosi e parassiti e dare invece maggiore autorità ai membri più saggi e abili in modo da aumentare le probabilità di successo di tutta la tribù.

L'unico modo per farlo era parlare tutto il tempo degli altri membri, quindi fare gossip.

Quando una grande tribù Sapiens riusciva, grazie al fuoco e al lavoro di gruppo, a deviare una mandria di gnu o di mammut verso un luogo stretto senza uscita, era in grado di ucciderli più facilmente. In questo modo si procurava una quantità enorme di cibo che poteva permettere la crescita esponenziale della popolazione umana.

Questa è la ragione per la quale tra 70.000 e 30.000 anni fa l'uomo Sapiens riuscì ad espandersi in tutta l'Africa, l'Asia, l'Europa e perfino in Australia grazie all'invenzione delle barche. Una rapidità inaudita per i tempi della storia della Terra.

Il gossip ha limiti, per crescere servono i miti

Sia nella aziende moderne che nei gruppi di Sapiens della preistoria il gossip è sufficiente per tenere uniti gruppi fino a circa 150 persone. Oltre questa soglia le persone non si possono più conoscere tutte bene personalmente e quindi non possono cooperare in modo efficace solo grazie al gossip.

Per sviluppare comunità coese più ampie l'umanità ha scoperto l'efficacia delle idee immaginarie, non legate alla realtà tangibile: il mito di origine di una tribù, la devozione per un animale guida, la storia della Creazione contenuta nella Bibbia sono tutti esempi di miti che fungevano da legante per un intero popolo. Non serviva più conoscere personalmente un'altra persona per accettare di lavorare, commerciare o combattere insieme, per fidarsi bastava sapere che quella persona credeva nello stesso mito.

Questa è una delle ragioni per le quali le fusioni aziendali sono spesso così fallimentari: le efficienze previste dovute alle maggiori economie di scala non si realizzano e i risultati crollano perché il personale non crede ancora in un "mito collettivo" che li spinga a dare il massimo per il successo dell'azienda. Ognuno rimane legato alle abitudini e alla cultura aziendale di provenienza.

I leader aziendali non devono sottovalutare questo genere di sfide, lo hanno imparato a loro spese Daimler e Chrysler con una perdita netta di 29 miliardi di dollari.

Le aziende sono finzioni che funzionano

Come spiega Harari, il senso di appartenenza ad una nazione è una idea potentissima che unisce un intero popolo e vale fintanto che i suoi abitanti ci credono, basta vedere cosa è successo all'Ex Unione Sovietica oppure all'Ex Jugoslavia.

Molto più recente e per certi versi ancora più potente dell'idea di nazione è un'altra invenzione umana: la personalità giuridica delle aziende.

Mentre per secoli sono esistite delle aziende familiari anche di grandi dimensioni, la svolta è stata l'idea di creare un'entità immateriale che poteva compiere azioni simili ad una persona reale come aprire un conto in banca o comprare un terreno e doveva rispettare le stesse leggi dello Stato, ma le cui responsabilità non ricadevano direttamente sulle persone fisiche che ne avevano il controllo.

Se questa entità perde le sue proprietà, il suo personale, i suoi macchinari, i suoi brevetti, comunque non smette di esistere perché di fatto è solo una finzione creata dall'uomo per incentivare le persone a prendere rischi maggiori che nessuno sarebbe disposto ad accollarsi individualmente.

La lezione che ne dovremmo trarre è che la maggiore ragione del successo e della prosperità di paesi senza particolari risorse naturali come Singapore, la Svizzera o l'antica Firenze rinascimentale sta nella loro capacità di difendere e sviluppare queste utili finzioni attraverso leggi e tribunali efficaci così da spingere cittadini e stranieri ad investire il loro tempo, la loro creatività e le loro risorse in quei paesi e non altrove.

Per semplificare, fintanto che il mondo crede nel Franco Svizzero, i cittadini della Confederazione Elvetica possono stare tranquilli. È quello che chiamiamo comunemente "fiducia dei mercati" e che ha penalizzato spesso l'Italia sommersa dal suo debito pubblico.

Per cambiare il mondo serve cambiare le idee in cui crediamo

Harari fa l'esempio della rivoluzione francese. Nel giro di pochi mesi il popolo francese abbandonò l'idea che il potere politico fosse di origine divina e affidato al re per credere nel potere che ha origine nel popolo stesso e nei tre principi rivoluzionari di Liberté, Egalité e Fraternité.

Allo stesso modo negli ultimi anni la maggioranza della popolazione mondiale ha incominciato a credere con forza nel Riscaldamento Globale determinato dall'uomo e questo sta mobilitando miliardi di persone e di euro per trasformare la nostra economia e proteggere il pianeta da rapidi stravolgimenti che mettono in pericolo l'umanità stessa.

A livello individuale anche noi stessi possiamo trasformare completamente la nostra vita semplicemente cambiando le nostre convinzioni.

Se decidi che puoi sviluppare nuove abitudini, ad esempio applicando la tecnica dell'eroe, allora puoi innescare oggi un circolo virtuoso che nel giro di pochi mesi o anni ti porterà ad avere una salute migliore, un lavoro più appagante e relazioni di cui essere felice. Se però non credi che questo sia possibile, nonostante l'evidenza del contrario, questo automaticamente non accadrà perché non ci proverai affatto.

Ci siamo dimenticati di chi siamo e ne paghiamo le conseguenze

Un'altra riflessione profonda contenuta nel libro e che ci dovrebbe fare riflettere a lungo sulle nostre scelte personali e collettive è il dato di fatto che ci siamo evoluti per essere cacciatori-raccoglitori e quanto più il nostro stile di vita moderno si discosta da quello ancestrale maggiori sono i danni per la nostra salute fisica e psicologica.

Ad esempio tra pochi minuti farò pausa nello scrivere questo articolo per uscire prima di pranzo per andare ad allenarmi al sole a corpo libero sui prati del torrente che attraversa Bolzano. Il nostro corpo si è evoluto per procurarsi il cibo di giorno correndo, arrampicandosi sugli alberi, spostando pietre ecc. per cui anche la nostra attività fisica dovrebbe concentrarsi durante il giorno e usare tanti muscoli insieme anziché singolarmente come avviene con le complesse macchine da palestra.

Dopo l'attività fisica viene fame e a quel punto sarò pronto a mangiare un pranzo ricco di verdure, proteine animali e non, olio di oliva, cereali cotti e frutta fresca, ma privo di prodotti industriali, farine raffinate, dolci e bevande zuccherate, grassi artificiali ecc.

Il problema è che mantenere questa dieta varia e priva di prodotti artificiali è molto difficile nel mondo di oggi perché i nostri progenitori vivevano di solito con una scarsa disponibilità di cibo e soprattutto di zuccheri semplici e grassi, per cui quando assaggiamo prodotti ricchi di grassi, sale e di sapore dolce, il nostro cervello è praticamente incapace di smettere. L'industria alimentare lo sa bene e ci frega alla grande: mi ricordo quando riuscivo a finire un intero tubo di patatine pringles senza riuscire a fermarmi. Ad altri accade magari con i barattoli di gelato.

Questa è la ragione per cui abbiamo ormai più persone obese che affamate nel mondo.

La trappola dell'agricoltura ... e della carriera

Per molti sarà una sorpresa scoprire che il passaggio da una società di cacciatori-raccoglitori nomadi a contadini stanziali portò per millenni ad un netto peggioramento delle condizioni di vita del singolo contadino. Prima il cacciatore dedicava alla ricerca di cibo circa metà della sua giornata e aveva una dieta molto varia, dopo la rivoluzione agricola il contadino doveva lavorare 80 ore a settimana con la schiena piegata per avere meno calorie a disposizione e una dieta molto più povera e ripetitiva. L'aumento della produzione agricola era compensato infatti da un aumento della popolazione.

Inoltre i villaggi di contadini erano, anche a causa degli animali da allevamento, un terreno ideale per la diffusione di epidemie che decimavano la popolazione. I contadini non potevano però ormai tornare indietro ad una vita da cacciatori-raccoglitori perché la popolazione era cresciuta così tanto che solo l'agricoltura li poteva mantenere in vita.

Diventare contadini era quindi diventato una trappola da cui non potevano uscire.

L'autore però sorprende il lettore facendo un parallelo tra la trappola dell'agricoltura e la vita aziendale dei nostri tempi. Attirati dai potenziali guadagni, dal prestigio e dallo stipendio apparentemente sicuro di una carriera in azienda, milioni di giovani laureati decidono ogni anno di evitare il rischio di lavorare in proprio e rinunciano magari a sogni artistici o a carriere più incerte ma soddisfacenti per farsi assumere come impiegati dalle aziende. A volte hanno anche la speranza di guadagnare abbastanza da potersi ritirare e vivere una vita più tranquilla durante la quale dedicarsi ai propri interessi.

Finiscono così per lavorare 60-80 ore a settimana da giovani/adulti con 4 settimane di ferie all'anno, ma solo una parte di essi diventa davvero top manager, molti altri hanno carriere molto più modeste o comunque lavori poco soddisfacenti e faticosi. Quando si rendono conto però che le loro aspettative non si sono tradotte in realtà ormai è troppo tardi per cambiare perché si sono abituati ad un certo livello di consumo e di lusso a cui non vogliono rinunciare e poi hanno mutui da pagare e figli da mantenere per cui sentono di non poter lasciare il loro lavoro e ricominciare da capo. Sono in trappola.

Capitalisti frugali Vs Consumatori spendaccioni

Un altro paragone che mi ha colpito profondamente è come è cambiato nel tempo il rapporto con il denaro delle persone. L'autore sottolinea che per millenni le persone non vedevano possibilità di progresso e crescita economica, anzi pensavano che i tempi d'ora fossero nel passato, per cui non c'era motivo di reinvestire la propria ricchezza per generare ancora più ricchezza. Per questa ragione l'élite nobile e ricca ostentava la sua ricchezza spendendo in grandi banchetti e in generose donazioni alla Chiesa o agli artisti, mentre erano i poveri contadini a insegnare ai figli ad essere frugali per mettere qualcosa da parte per gli anni di vacche magre.

Al giorno d'oggi la situazione si è capovolta: l'élite ricca sa che la loro ricchezza può diventare un capitale che, se investito oculatamente, può procurargli sempre più denaro di anno in anno e quindi cercano di mettere da parte risparmi.

Contemporaneamente le imprese di loro proprietà sanno che devono trovare sempre nuovi clienti per i loro prodotti altrimenti tutto il sistema economico basato sulla crescita economica finirebbe per implodere.

La soluzione è spingere le masse ad abbandonare il valore della frugalità dei loro nonni e invece consumare il più possibile anche a costo di chiedere denaro in prestito per comprare un televisore o una vacanza.

Nelle parole di Harari: "il comandamento supremo delle élite è diventato "Investi!" mentre il comandamento supremo delle masse di consumatori è diventato "Compra!"

Conclusione

In questo articolo ho fatto riferimento solo ad un ristretto numero di temi discussi nel libro che potevano essere secondo me di interesse diretto per le persone che visitano Linkedin, ma il libro offre una grande quantità di storie e riflessioni di qualità superba che gli danno un fascino unico nel suo genere e che meritano di essere lette nella sua interezza.

Un buon libro quindi da leggere ad esempio sotto l'ombrellone questa estate.


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