Sbloccare i cervelli? Con le mappe mentali è possibile!
Provate a prendere una cinquantina di ragazzi adolescenti (15-18 anni), metteteli assieme per 3 giorni e insegnate loro qualcosa di interessante con entusiasmo. Il risultato? Semplicemente stupefacente.
E’ quanto mi è accaduto un sabato pomeriggio in cui sono stato protagonista di un incontro, organizzato e sponsorizzato dal Rotary Club, che prevedeva lavori singoli e in gruppo su un argomento innovativo: le mappe mentali. Uno strumento non nuovo (sono del 1970) ma che è in grado di interessare persone di ogni età e, in particolare, con mia somma sorpresa, anche il pubblico più giovane.
Perché? Credo che i motivi siano essenzialmente due. Il primo: le mappe mentali sono l’espressione oggettiva di come opera il cervello di ciascuno di noi, per cui tutti sono in grado di capirle ed utilizzarle; il secondo, si prova un senso di soddisfazione ad usarle perché ci si accorge che si raggiungono velocemente risultati.
L’evento del Rotary Club è stato davvero un’esperienza unica. Ho avuto l’opportunità di insegnare a un gruppo di ragazzi come le mappe mentali possano risolvere le problematiche più complesse, dando loro modo di capire come si può arrivare ad elaborare una conclusione condivisa e accettata da tutti.
Le mappe mentali permettono, infatti, di concepire un metodo che non solo è in grado di strutturare e gerarchizzare informazioni ed argomenti, ma che consente di impostare un dialogo e un confronto per arrivare ad una conclusione condivisa. Come dire: grazie alle mappe non vince chi urla di più ma chi riesce ad affrontare in modo pensato e strutturato discussioni e confronti.
Una giornata come quella del Rotary è stata davvero illuminante. Mi ha fatto capire quanto la potenza delle mappe mentali sia direttamente proporzionale alla disponibilità all’ascolto e all’apertura mentale. E ripensando alla mia esperienza professionale, e agli eventi svolti nel corso di tutti questi anni, devo dire che se esistesse da parte delle aziende una uguale disponibilità, i vantaggi che si potrebbero ottenere sarebbero davvero notevoli.
Bene, questo è sicuramente un esempio che porterò in tutti i miei percorsi ACOR (Ambienti collaborativi orientati ai Risultati) orientati a introdurre un metodo che consenta alle aziende di continuare a competere con successo anche in mercati in continuo cambiamento.
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