Se la competenza non esistesse, bisognerebbe inventarla.
Grazie alla passione e all’impegno del prof. Enrico Bottero, ho potuto gustare il bel saggio «Se la competenza non esistesse, bisognerebbe inventarla» di Philippe Meirieu, uno dei più noti pedagogisti francesi, autore di numerosi libri tradotti in tutto il mondo. Il prof. Meirieu, uno studioso che viene dal basso, ha insegnato in quasi tutti gli ordini di scuola, ha diretto molte ricerche sulla scuola e ha partecipato all’elaborazione di importanti riforme in Francia. Ha anche operato assiduamente nella formazione iniziale e in servizio degli insegnanti. Oggi è professore emerito di Scienze dell’Educazione all’Università Lumière Lyon II.
Alcune preziosità da Se la competenza non esistesse, bisognerebbe inventarla».
Il termine “competenza” è stato confinato per molto tempo nell’ambito giudiziario: esso designava, allo stesso tempo, lo spazio in cui una persona poteva esercitare la sua autorità e il fatto che essa disponeva di mezzi – in termini di formazione, ma anche di potere istituzionale – per l’esercizio di questa autorità.
In tutti gli usi del termine “competenza” troviamo sempre tre dimensioni, in particolare si tratta di:
1. mettere in azione effettivamente un abilità (e non semplicemente dichiararsi capaci di fare qualcosa);
2. mettere in azione questa abilità all’interno di una specifica famiglia di situazioni (una competenza rinvia sempre a uno spazio particolare, a dati concreti specifici e non può esercitarsi in modo “astratto”, indipendentemente dai vincoli del contesto);
3. mettere in azione questa abilità realizzando compiti che permettono di risolvere efficacemente un problema (una competenza deve essere operazionale e, quando viene messa in azione, deve trasformare i dati su cui si ha operato).
Per far acquisire una competenza a uno studente vuol dire organizzare per lui una situazione di apprendimento. Ciò significa:
1. individuare un compito che mobilita il soggetto dandogli la spinta iniziale;
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2. individuare l’ostacolo da superare per realizzare un progresso decisivo;
3. prevedere il complesso delle risorse e dei vincoli che permetteranno al soggetto di superare l’ostacolo;
4. accompagnare l’attività del discente mettendo in atto procedure di riflessione sulla sua attività (metacognizione);
5. avere come obiettivo, lungo tutto il percorso, l’acquisizione di una competenza riutilizzabile dal soggetto, su sua iniziativa, in situazioni dello stesso tipo.
Non si insisterà mai abbastanza sulla distinzione principale, costituiva dell’istituzione scolastica, tra il compito e la competenza: un docente non può insegnare senza enunciare con chiarezza le consegne riguardanti il compito da realizzare. Ma non può “far scuola” senza individuare e valutare le competenze che gli allievi devono padroneggiare. La distinzione tra “compito” e “competenza”, la continua distinzione tra queste due realtà è, a giusto titolo, un oggetto di lavoro essenziale sia nella formazione degli insegnanti che nella pratica quotidiana della classe con gli allievi.
Il testo completo di «Se la competenza non esistesse, bisognerebbe inventarla» si può leggere e scaricare da questo link