Serata estiva sulla spiaggia di Skagen di Peder Severin Krøyer
Così Peder Severin Krøyer rappresenta un suo ricordo, una passeggiata con la moglie e il cane, compagno tranquillo di quel momento di vita insieme. L’immagine è costruita partendo dai toni di un giallo paglierino, che si muovono sugli abiti e poi si mischiano con i celesti della sabbia e dell’acqua movimentata dai riflessi della luna. Mentre il pelo scuro del fedele segugio ai piedi del pittore riequilibra i toni e smorza i contrasti creando una continuità visiva con le scarpe e le calze grigie.
E sempre la luce, pallida e mai veramente notturna, si muove in modo strano, perché la luna non ne è la vera fonte. I raggi che illuminano i personaggi provengono, infatti, da un punto indefinito sulla destra della scena, e si riflettono sui colori bianchi mentre muovono le ombre morbide della sabbia.
I personaggi guardano verso l’acqua, e sembrano essersi fermati proprio per ammirare meglio qualcosa che è fuori dal quadro, forse una nave, forse un paesaggio.
Così il fulcro della scena è la riposante pacatezza della composizione, ogni cosa qui è tranquillità e pace.
Krøyer rappresenta il suo momento perfetto, quello in cui il mondo si ferma perché c’è tutto quello di cui si ha bisogno, l’amore, la bellezza, il silenzio. Il momento in cui il respiro si fonde con il rumore delle onde e la luce è abbastanza per vedere il contorno delle cose ma non abbastanza da averne paura o esserne catturati.
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E se questo quadro rappresenta la cattura di un ricordo reale, per me diventa la metafora del ricordo di una sensazione. Evoca l’attimo prima del sonno, quel momento in cui la coscienza, ancora presente a se stessa, si fonde con l’oblio e il sogno, in cui la realtà perde consistenza e tutto quello che conta è quella sensazione di pace e vuoto in cui ci perdiamo.
Una sensazione che dura meno del battito del nostro cuore, che non riusciamo mai a vivere coscientemente, ma di cui ci rimane appunto una memoria vaga di quel momento in cui si muore restando in vita e ci ritroviamo pieni di quello che siamo, senza necessità di togliere o mettere, completi e finiti.
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