A servizio

L'altro giorno ero ad un corso di formazione. Devo essere sincero, pur occupandomi di marketing, o forse per quello, nutro una certa allergia per questo mondo. Il perché è semplice: spesso ci si concentra sul bottone migliore da schiacciare, sul bisogno di sfamare l'ego dei formatori o degli imprenditori, o di creare nuovi bisogni, senza badare al pianeta che ci offre le materie prime, per produrre merce dal valore discutibile.

Invece, le parole di Francesco Sordi hanno aperto una breccia, qualcosa di latente, che va oltre il mio lavoro di content media coso, diventando significato per Luca come individuo.

I bisogni, ecco la chiave, non quelli da creare per vendere sempre di più, ma quelli da soddisfare. E per soddisfare, per aiutare, per servire, dobbiamo ascoltare, dobbiamo spostare l'attenzione dal nostro cavolo di ego, a chi abbiamo di fronte.

Questa è la vera rivoluzione che ci salverà (il pianeta, comunque vada, si salverà, ne ha già passate di brutte nei suoi miliardi di anni di storia). 

Potrebbe sembrare l'ennesimo post per acchiappare like e commenti, per far crescere l'engagement e il mio ego. Ognuno di noi legge e interpreta in base ai suoi filtri, ai propri stati d'animo, va bene così.

Per me, le parole di Francesco, si sono inserite in un periodo intenso, di maturazione, personale prima che professionale (le due cose sono distinte?).

Non basterà certo una giornata di formazione, né questo post, a trasformarmi in quello che tutti noi potremmo essere, un essere umano al servizio degli altri (dove servizio non vuol dire perdere la faccia, la dignità e nemmeno i soldi), ma un segnale si, quello può esserlo.

Lasciando andare le pretese di sapere, di essere meglio, di mostrare, qualcosa cambia e anche i social possono tornare ad essere sociali, strumenti al servizio di un viaggio incerto e anche doloroso, quello della crescita globale, non solo del PIL.