Sentire, non capire.

Sentire, non capire.

Oggi io e due colleghi abbiamo fatto un'aula di formazione esperenziale con un gruppo di persone giovani, talenti dell'azienda su cui il cliente sta investendo.

La formazione esperenziale, per i non addetti ai lavori, è un mix magico tra team building e formazione sulle competenze: usa metafore ed esperienze fuori comfort e fuori dall'ordinario per accendere ispirazioni e sviluppare competenze.

Oggi in particolare l'obiettivo era lavorare sulle emozioni e sul gruppo, e l'esperienza era quella della grotta.

Siamo andati alle grotte della Spipola, fuori Bologna.

La Grotta della Spipola è a quota 135 m sul fondo della dolina, nel Parco Regionale dei Gessi Bolognesi e Calanchi dell’Abbadessa. Un luogo pieno di erba e natura fuori, e di silenzio e fresco dentro.

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I ragazzi che hanno partecipato, giovani e sveglissimi, già nella prima ora di attività in aula avevano già agganciato gran parte dei temi e degli spunti.

Avevano CAPITO.

Ora, la sfida per me diventa fare un salto da quello che una persona capisce, a ciò che una persona percepisce, sente, ne fa esperienza.

E quindi non è più una cosa tua che condividi, o una cosa che si trova in una libro, in un TEDtalk... è una cosa sua.

Ognuno avrà una sua, personalissima, esperienza, e ne trarrà dei suoi personalissimi apprendimenti.

Io trovo questo aspetto colmo di fascino e di imprevedibilità (motivo per cui non è vero che tanti amano fare formazione esperenziale: tanti amano fare team building molto semplici, fatti per divertirsi e lontani anni luce da una vera e profonda riflessione sulle implicazioni e gli apprendimenti che l'esperienza ha portato). Perché è difficile pagare un corso se non so esattamente a quali risultati porterà. A quale consapevolezza individuale.

A quali scelte.

Si di aprire una porta, e non so che percorso partirà da lì, per ognuna delle persone che ho scelto di coinvolgere. Questo è il pensiero che, giustamente, molte aziende fanno. E alcune nonostante questo si prendono il rischio.... anzi, molte lo fanno per fortuna!

Ma torniamo a noi: i ragazzi alle 9.55 del mattino avevano già capito quello che c'era da capire.

E poi siamo entrati.

La prima esperienza in grotta è stare: non è un'attività, è uno stato. Stare, nel buio, in silenzio.

Il buio quello vero, in cui ad occhi aperti o chiusi percepisci la stessa identica cosa. il buio totale.

Ad alcune persone questa esperienza ha lasciato una sensazione di pace e relax, ad altre ha fatto sorgere angoscia e sgomento. Non abbiamo controllo sull'emozione che si genera, ma abbiamo la possibilità a partire da questa emozione di esplorare, e scoprire che emozione è.

Come si manifesta, cosa fa fare alla persona. Quali strategie la persona ha già per alzare o abbassare l'intensità di quella emozione, come ci insegna l'intelligenza emotiva. Quali strategie ha bisogno di integrare.

A me il buio totale ed il silenzio hanno dato una sensazione di profondità, immersione. Di cose vere, lente, forti.

Sarei stata molto tempo in quella situazione.

Poi il percorso continua e diverse attività vengono realizzate, sia rispetto alla visita della grotta e delle sue caratteristiche, sia rispetto ad attività che attivano competenze specifiche, come l'ascolto, l'empatia, la fiducia.

Quello che mi rimane alla fine di una giornata come questa è lo sguardo di stupore di alcuni partecipanti, quando abbiamo raggiunto l'uscita.

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La sensazione chiara di quanto è diversa l'esperienza dalla conoscenza è la cosa più importante per me di questa giornata.

E questo è quello che voglio, nel mio lavoro, ogni giorno: accompagnare le persone a vivere esperienze significative, che siano in grotta, sugli alianti, ma anche in un parco, in aula, su zoom... ma più possibile far vivere un pezzetto di esperienza, che possa portare ad ogni persona un suo spunto, una sua idea o consapevolezza su cui lavorare.

Di docenti che studiano e formano sulle soft skills siamo strapieni, ma di coach che costruiscano un'esperienza per far maturare la consapevolezza a mio avviso no.

E certo, è un mestiere molto sfidante e non credo che venga sempre bene, neppure a chi ha tanta esperienza. Ma quando viene bene è una magia che si ricorda negli anni, e sempre è un pezzo di ricordo che aiuta a comporre un percorso individuale importante.

E tu, hai mai fatto un team building, e in che ruolo?

Raccontami il tuo rapporto con le esperienze formative, qui sotto o al mio profilo in chat,

e se vuoi più informazioni su questa esperienza, che noi chiamiamo Into the dark, guarda qui sotto la scheda!


Alessandra Bolognese

Trainer | Coach | Hr Consultant | Aiuto le persone nella loro crescita e le aziende a costruire valore insieme alle persone.

2 anni

"Non abbiamo controllo sull'emozione che si genera, ma abbiamo la possibilità a partire da questa emozione di esplorare, e scoprire che emozione è." Grazie per il racconto Marcella, era come essere nella grotta con voi.

Pier Gavino Sechi

Formatore in materie giuridiche

2 anni

Marcella mi hai fatto pensare al testo di Damasio Sapere e conoscere.

Silvia Malacarne

Copywriter e Social Media Manager (freelance)

2 anni

Ciao Marcella, ho letto con piacere questo tuo intervento e la trovo un'iniziativa molto stimolante. La parte che più mi ha colpita è lo "stare". Siamo tendenzialmene portati a non fermarci mai, a pensare di continuo, mentre raramente ci concentriamo sul momento e quello che ci trasmette un preciso istante. Avrei partecipato super volentieri :) Davvero un'ottima idea, BRAVA!! 👏

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