Speculare sul futuro

Speculare sul futuro

Dall'intervista di Antonio Dini a Francesco D’Isa, filosofo e artista visivo

«La fame di futuro ce l’abbiamo da sempre. Forse ci siamo evoluti per avere una fame di futuro, ma è certamente fonte di ansia. Uno dei nostri problemi come specie è proprio avere questa fame costante. Da persona che lavora con la filosofia considero il termine “speculazione” come un termine positivo. Ci permette di prevedere il futuro, entro certi limiti. Ma il nostro rapporto come specie con il futuro è quello delle Cassandre: non riusciamo ad agire in conseguenza della nostra conoscenza. Prendiamo il cambiamento climatico: sapevamo dagli anni Settanta che stava avvenendo, con una precisione estrema e con buona pace dei negazionisti. È imbarazzante, ma si sta avverando tutto, perché non è stato fatto quasi nulla, cioè non a sufficienza. Sappiamo fare le previsioni ma non le sappiamo seguire».

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C’è una cosa che viene fuori da questo primo abbozzo dello scenario del mondo in cui viviamo. Cioè una scarsa attitudine alla reazione, che invece dovrebbe essere la qualità forse più importante quando i cambiamenti si susseguono sempre più velocemente.

«Riuscire a reagire al cambiamento oggi è diventata la cosa più importante: invece siamo più bravi a prevedere che non reagire e prenderci la responsabilità di quel che vediamo senza mettere la testa altrove. È il nostro peccato originale: abbiamo più ansia del futuro di quanta paura non ci faccia poi quel che accade».

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Queste sono parole di Francesco D'Isa, filosofo e artista visivo, intervistato per Tech4Future da Antonio Dini . C'è un altro passaggio che mi ha colpito e vi riporto.

L’apporto rivoluzionario delle tecnologie

L’entrata sulla scena sociale dell’intelligenza artificiale conversazionale, come ChatGPT, porta con sé una serie di conseguenze ma anche di idee prefabbricate. Sono i punti sui quali si concentra l’attenzione dei media e che spesso sono anche sbagliati, fuori fuoco. Occorre stringere il campo, inquadrare alcuni settori in particolare.

«Mi sento più a mio agio se analizzo gli ambiti che conosco meglio: l’arte, la creatività e le cose che vedo. E qui, in questo ambito come in altri, le tecnologie di intelligenza artificiale daranno un apporto di tipo rivoluzionario che non sarà né positivo né negativo. Per l’arte visiva il parallelo è con la fotografia o il cinema. Le grandi innovazioni tecniche hanno portato a nuove forme di espressione e poi, a dispetto di quel che temevano in molti, non hanno portato alla distruzione di vecchie forme di espressione ma alla loro rivoluzione. Ad esempio, senza la fotografia sarebbe impossibile tutta la pittura del Novecento, anche e soprattutto per gli artisti che non la usavano».

Francesco D’Isa ha idee molto chiare su qual è il futuro delle tecnologie basate su AI e l’arte:

«Da creativo trovo l’AI stimolante e interessante. Ci sono però delle cose che dal punto di vista sociale sono più importanti e inquietanti. Il valore di testimonianza dell’immagine, che era già in seria crisi con la rivoluzione digitale, adesso è definitivamente morto. Da qui a pochi anni, forse pochi mesi, chiunque potrà farsi qualsiasi immagine. Un esempio su un milione di cose che si potrebbero fare: è stata creata un’immagine sintetica, fatta con Midjourney, di false statuette di tipo etrusco simili a quelle di alcuni ritrovamenti più recenti. Siccome Midjourney fa le mani con sei dita, le immagini artificiali che sono entrate in circolazione hanno creato dibattito anche tra gli archeologi, con gente che si chiedeva il perché di queste mani con sei dita. Poi, quando è stato scoperto il falso, i commenti sono stati cancellati perché i professionisti se ne vergognavano. Questa cosa succederà sempre di più, sino al punto che non ci fideremo più delle foto. Una foto non è più una garanzia di realtà, non avrà più nessun valore di testimonianza. È una cosa assolutamente inedita per noi perché siamo tutti nati quando già esisteva la fotografia. Ma se si allarga lo sguardo, questo valore di testimonianza per millenni non è esistito. Nasce con la fotografia, va in crisi con il digitale e muore con l’AI. Ritornano i disegni, le pitture, i racconti basati sulla testimonianza delle persone. Non ci fideremo di quel che vediamo ma di chi ce lo dirà, come succedeva prima della fotografia».

Il problema è la zona grigia attuale. Lo spazio in cui il liminare del dubbio è tremendo ma va visto

L'intervista completa la trovate qui >> Speculare sul futuro, per Francesco D’Isa è un atto di ricerca
Cristina Chiodaroli

caregiver figlio disabile presso casa propria

1 anno

Grazie Nicoletta, questo articolo mi ha fatto riflettere.....devo stare nel qui e ora. 🙏

Alberto Regis 🦖

Acquisisco importanti clienti industriali con strategie di marketing iper personalizzato che impattano su tutti i principali decisori aziendali | Account-Based Marketing I Lead Generation I Demand Generation

1 anno

Reagire al cambiamento impone di essere in grado di mettere mano ai propri bias e agire. Agire è la cosa più difficile da fare perché impone il mettere in discussione il nostro modo di essere e divenire. Agire contro il cambiamento climatico significa chiudere l’acqua del rubinetto quando ti lavi i denti, e tanti non lo fanno pur pensando che devono. Perché pensare, prevedere, immaginare, giocare è facile. Anzi: facilissimo, bello e sviluppa dopamina Purtroppo quella sbagliata

Maurizio Goetz

Corporate Visioneer -founder delle metodologie di Imagination Design Coaching

1 anno

L'intervista è molto molto importante, pone questioni di estrema importanza, che suggerisco di approfondire in prossimi interventi. I temi evidenziati sono di grandissima rilevanza strategica.

Donatella Cambosu

Giornalista | Cofondatrice di The Good in Town Società Benefit | Esperta di innovazione, sostenibilità, startup, società benefit | Partner di Forest Valley Institute

1 anno

Bella intervista, l'approccio fisolofico è sempre utile per leggere la realtà. Un'affermazione che fa e apprezzo è che 'la tecnologia non è neutra'.

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