Trasformare la paura in coraggio
Questo momento drammatico ci ha resi più impauriti, sospettosi e fragili; ha indebolito la certezza del nostro futuro, del nostro lavoro, dei nostri progetti. Ci ha fatto conoscere paure prima così lontane, come quella del contagio, della malattia, della morte. Ci ha fatto sperimentare limitazioni estreme delle libertà personali ed una solitudine che ha alimentato la nostra immaginazione negativa.
Chiusi in questo isolamento, impensabile per i nostri tradizionali ritmi di vita, stiamo mettendo a dura prova la nostra capacità di tenuta, di convivenza con emozioni e forme di malessere talvolta anche difficili da gestire.
Siamo obbligati a rivedere consuetudini, a riadattare il nostro modo di pensare, di guardare il mondo: la certezza è che non si potrà tornare indietro e nulla sarà più come prima. Il cambiamento pervade non solo l’esperienza del lavoro, ma l’intera nostra esistenza.
Il bisogno di attaccamento è intrinseco all’essere umano: può trattarsi di una persona fisica, di un luogo, un’idea, una situazione. Ogni cambiamento, grande o piccolo che sia, comporta due aspetti: adattarsi a ciò che viene e lasciare ciò che è stato per poter esplorare nuove prospettive sulla realtà e su noi stessi.
Cambiare vuol però dire perdere qualcosa: vuol dire perdere il nostro consueto modo di lavorare, ciò che si faceva prima non è più garanzia di successo.
In questi giorni è necessario riprendere in mano programmi e strumenti per capire se sono ancora adeguati ad una realtà che da un lato ci chiede di tornare alla normalità, ma che dall'altro si avverte già profondamente modificata.
La stabilità a cui eravamo abituati non tornerà più. Sono state rivoluzionate abitudini e scalfito certezze; lo scenario è caratterizzato da un’instabilità permanente con cui bisogna imparare a convivere. Abbiamo compreso che siamo costantemente in una situazione di possibile rischio.
Stiamo facendo esperienza di una distanza sociale per cui non ci è più concesso di lavorare fianco a fianco; siamo stati separati dai colleghi, dagli amici, dai parenti. Ci hanno chiesto di mantenere una distanza di sicurezza da tutti e abbiamo costruito muri interiori.
Imparando a parlare ai volti pixelati dei nostri colleghi e amici ci siamo confrontati con una nuova forma di relazione mediata dallo schermo.
Quando l’emergenza sarà finita e torneremo in azienda per riprendere le nostre attività sarà essenziale adottare un orientamento alla “people care” per incoraggiare e promuovere prima di tutto il benessere delle persone.
Il lavoro umano si è dimostrato essere importantissimo, necessario e centrale; la voglia di continuare a lavorare, di avere uno scopo, è stata avvertita da molti.
È legittimo desiderare una rapida ripresa e recuperare il tempo perso, ma oltre ad essere consci che il percorso non sarà così facile e breve, abbiamo il dovere di essere consapevoli che le persone - stressate e affaticate sul piano emotivo - dovranno ritrovare stabilità in una sfera emotiva inesorabilmente segnata da questa esperienza.
Per riuscire ad occuparci nuovamente e in modo efficace del nostro lavoro ed affrontare l’impresa di recuperare le condizioni di business sarà fondamentale incoraggiare le persone, focalizzandoci sulle risorse interne ed occupandoci di ristabilire gli equilibri emotivi duramente messi alla prova dalla parentesi di stress che stiamo vivendo.
Un simile scenario, per essere affrontato, necessita che le persone abbiano a disposizione risorse interiori mature prima ancora che mezzi materiali: bisogna irrobustire le forze mentali e motivazionali degli individui.
Imparare ad avere dimestichezza con la propria dimensione emozionale, in particolare con la paura, ci consente di non agire sotto impulso e di gestire meglio l’ansia, la tensione, l’incertezza.
Le emozioni sono un mezzo fondamentale per decidere e per raggiungere obiettivi e risultati.
Il problema, quindi, non sta nella paura, quanto nell’incapacità di gestirla correttamente, così da sfruttarne il potenziale positivo. Il coraggio risiede nell’affrontarla, nel trovare la forza di agire e liberarci dalla sua azione paralizzante. Il coraggio è un elemento indispensabile per il mondo che ci aspetta, perché se mancherà il coraggio mancherà anche il futuro, e ora più che mai non possiamo permettercelo né in ambito lavorativo né altrove.
I contesti organizzativi necessiteranno sempre più di un atteggiamento intellettivo capace di accettare la sfida dell’ignoto, dell’incerto, della complessità. Si dovrà mettere in moto un comportamento esplorativo, acuire i sensi, aggiornare le strategie, guardare il "panorama" sotto nuovi punti di vista.
È nel cambio di atteggiamenti, comportamenti, modi di pensare e valori che si giocherà la sopravvivenza della nostra società; l’impegno individuale ed il potenziamento delle proprie risorse interiori potranno allora davvero modificare le cose in senso positivo.
Un grande impegno presuppone una forte capacità di sperare nel futuro e di indirizzare l’attenzione per rimanere focalizzati sui propri obiettivi; occorrono inoltre una profonda consapevolezza, spirito di adattamento e proattività. Avremo bisogno gli uni degli altri molto più di prima. Possiamo sopravvivere, creare società complesse e progresso solo grazie all’interazione con gli altri; senza la presenza dei nostri simili non saremmo nemmeno in grado di sopravvivere.
Sarà necessario, all’interno delle aziende, dedicare alle persone un ascolto profondo, comunicando in maniera costante messaggi positivi e di speranza per promuovere il benessere, potenziare le connessioni e aumentare il livello di motivazione e di scopo nel momento di massima incertezza.
Ci mancherà ancora il contatto diretto, ma torneranno la voglia di ascoltare e la curiosità di ritrovarsi: potrebbe essere utile uno spazio di condivisione dove raccontare la propria esperienza personale e le emozioni provate; uno spazio dove condividere la definizione di piani di sviluppo per iniziare a guardare lontano, verso una nuova visione del futuro.
Il periodo di compensazione del dopo emergenza potrebbe essere l’occasione per ricominciare a credere nella cooperazione e passare dalla cultura del controllo alla cultura della fiducia. Il corso accelerato sulla vita in un tempo di incertezza che stiamo tutti seguendo ci renderà, probabilmente, più performanti.
Ripartire ben equipaggiati, ricaricati della giusta energia ci permetterà di intraprendere l’impresa di progettare il nuovo mondo che ci aspetta.