Tu che lavoro fai?
Dalle mie parti in Langobardia questa è la domanda di prassi non appena si conosce qualcuno. Non la puoi scampare, qui si è quel che si fa. Ma che cosa accade quando non si fa qualcosa? Ovvero, quando si è in regime di NASpI? Andiamo per ordine: l'acronimo di NASpI sta per Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego. Per chi la vive forse suona meglio Non Avendo Sicuramente proprio Idea di come fare a uscirne. Serve uno scatto di creatività certificata anche solo per battezzare l'inedito status. Peraltro non aver lavoro è un lavoro pure quello, tra code, certificati, bolli e ceralacche assortite. Ma non la faccio troppo lunga, mi limito a un consiglio: in regime di NASpI evitate le nuove conoscenze, o perlomeno portatele al grado zero. Perché in caso contrario il «che lavoro fai?» scatta all'istante e ti tocca trovare le parole adatte. Ho provato a cambiare paradigma grazie a un aforisma di Augusto Monterroso: «Dio non ha creato il mondo; lo sta solo immaginando, come in dormiveglia. Per questo il mondo è perfetto, ma confuso». Torniamo a noi: che lavoro faccio? Risposta aulica: come il Dio di Monterroso non creo, ma sto immaginando il mio lavoro; più prosaicamente, al momento non ho un'occupazione, ma ci sto attivamente lavorando. Anche perché, e questo è sacrosanto, Nulla Avviene Senza prima Immaginarlo.
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5 anniCerto😉
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5 anniGiusto Claudio prima immaginare e poi piano d'azione