Un dipendente su cinque si destreggia tra lavoro e cura di un familiare fragile, oltre la metà dei dipendenti tra i 40 e i 55 anni potrebbe gestire carichi di cura impegnativi per sostenere un genitore anziano fragile.
E’ probabile che almeno un membro del tuo team sia un caregiver?
Una sfida che i manager devono affrontare è come supportare al meglio i membri del loro team schiacciati da lavoro e responsabilità di assistenza familiare. Ci sono alcuni spunti su come il manager può contribuire a creare un ambiente che consenta ai dipendenti di assistere un familiare abbattendo il muro della stigmatizzazione e di performare nei loro ruoli come ci ricorda anche Wellthy, concierge per le aziende in USA.
- Comunicare e condividere apertamente le proprie vulnerabilità nell’equilibrio vita, lavoro e impegni famigliari. Chi ne è esente? La fiducia e la comunicazione aperta sono fondamentali per aiutare i dipendenti a sentirsi a proprio agio nel condividere la loro situazione e le loro esigenze.
- Chiedere ai colleghi caregiver del proprio team come stanno i loro cari, cercare di condividere anche aspetti personali e aprirsi sulle loro e sulle proprie aspettative familiari. Parlarne. Tutto questo creerà fiducia e aiuterà le persone a sentirsi parte di un insieme sminuendo la sensazione di non essere capiti, di isolamento e di impotenza frequenti in coloro che si fanno carico di un familiare fragile.
- Mettersi nei loro panni, educare sé stessi sui ruoli di cura. Prendersi cura dei propri cari anziani può richiedere di tutto, dall’aiuto nell’igiene personale alla gestione di complesse questioni finanziarie. Fare il possibile per saperne di più sulle sfide specifiche che i dipendenti stanno vivendo. Acquisire più comprensione ed empatia per ciò che stanno attraversando.
- Costruire maggiore flessibilità in ufficio. E’ vero che la maggior parte delle politiche di flessibilità sul lavoro sono dettate centralmente dall’azienda, ma ci sono alcune buone pratiche nel proprio ambiente ed ufficio. Ad esempio stabilire aspettative ragionevoli intorno alle riunioni: sono necessarie, chi ha veramente bisogno di essere lì, in presenza, da remoto? Condividere ancora meglio le priorità per evitare un sì incondizionato a tutto rischiando di non ottenere i risultati sperati. Chiedere ai dipendenti di aiutarti a determinare le scadenze piuttosto che assegnare date di scadenza arbitrarie e così via.
- Promuovere politiche di lavoro flessibili a livello aziendale con un vantaggio per tutti in termini di produttività, inclusione, fidelizzazione dei colleghi.
- Farsi aiutare e capire come affrontare i casi di burn-out. Esistono tre tipi di burnout. Esaurimento e stanchezza provocati dal multiruolo. Cinismo: sentirsi stufi e la sensazione che i compiti o i progetti siano inutili. Inefficacia: mancanza di autostima e senso che nulla di ciò che si fa è giusto.
Oltre alle scelte e alle attività di miscrogestione in capo ai manager, le aziende possono costruire modelli di sostegno ai dipendenti caregiver. Ogni azienda è portatrice di unicità e personalità, un piano di welfare aziendale dedicato ai dipendenti caregiver deve risentirne e uscire perfettamente allineato alla propria identità.
Ci sono ricette generali sempre valide cui fare riferimento:
- coinvolgere i dipendenti nella progettazione. NO calare dall’alto
- analizzare le esigenze profonde e porre le domande giuste rispetto ai bisogni personali, si rischiano muri e diffidenza. NO questionari standard
- studiare un piano di welfare con servizi concreti per liberare tempo ai caregiver (consulenza, disbrigo pratiche, orientamento assistenziale)
- abbinare fin da subito un piano di engagement e comunicazione. NO comunicazioni esclusivamente via email
- fare formazione sui contenuti e sui benefici familiari, estendendo anche ai familiari stessi. NO formazione meramente tecnica sull’utilizzo del portale o dei servizi dedicati
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Business Analyst - Market Distribution - UniCredit Allianz Assicurazioni SpA
2 anniOttime indicazioni cara Silvia ma la sensibilità a questi argomenti è solo di pochi soggetti illuminati!
Le idee contano, ma è il piano che fa la differenza. Imprenditrice e mentor per chi vuole trasformare le idee in realtà di business.
2 anniOttimo articolo, Silvia Turzio e molto spunti di riflessione per manager e collaboratori.