Un ghiacciaio sta decidendo il destino dell'umanità
Ci ho messo quasi due mesi per decidere di pubblicare questo articolo, pensato dopo aver letto il reportage "Il ghiacciaio del destino" di Christof Gertsch e Mikael Krogerus sul numero 1493 di Internazionale (5/12 gennaio 2023).
Sembra la sceneggiatura di uno di quei film catastrofici che andavano tanto di moda negli anni '80, e che io ho sempre detestato: mi danno l'ansia, evito con cura di guardarli.
Invece, purtroppo, la storia del ghiacciaio Thwaites non è un'opera di fantasia: è un'opera della natura che le azioni umane hanno messo a rischio, e che a sua volta mette a rischio buona parte dell'umanità.
Il futuro dell'umanità si gioca in Antartide
Una delle maggiori sfide dei prossimi secoli sarà l’innalzamento del livello di mari e oceani. Quanto cresceranno, e a che velocità, dipende da qualcosa che sta già succedendo più o meno a 14.000 chilometri dall'Italia, in Antartide, dove si concentra il 90% del ghiaccio esistente.
Con una temperatura che arriva ai 70 gradi Celsius sotto lo zero, l’Antartide è il luogo più freddo della terra. Malgrado queste temperature così basse, però, il ghiaccio della regione è a rischio. Soprattutto a causa del ghiacciaio Thwaites.
Il Thwaites, nell'Antartide occidentale, è il ghiacciaio più esteso del mondo: copre 192.000 kmq, ed è più grande dello Stato americano della Florida. Il suo ghiaccio è spesso quasi due chilometri.
Eppure questo gigante è il tallone d’Achille del continente.
Lo spiega il glaciologo Ted Scambos, membro dell’International Thwaites Glacier Collaboration:
“Una delle ragioni per cui il Thwaites è così importante e ha un impatto così determinante sul resto della gigantesca crosta glaciale dell’Antartide occidentale, è data dalla sua configurazione. È estremamente ampio sulla costa, e si incunea profondamente nell’entroterra.”
Per molto tempo, grazie alla sua configurazione, il Thwaites ha funzionato come una specie di “tappo”, impedendo che il ghiaccio dell’Antartide occidentale scivolasse in mare.
Ora però i ricercatori hanno scoperto che lo stesso Thwaites sta collassando. E non è affatto una buona notizia.
Cosa sta succedendo al ghiacciaio più grande del mondo?
Non sono un'esperta, ma credo di aver capito che il ghiaccio antartico funzioni più o meno così:
A causa del riscaldamento globale, l'acqua con cui è in contatto la piattaforma glaciale del Thwaites è sempre più calda e meno salata. E questo sta causando il suo scioglimento sempre più veloce. Alcuni esperti stimano che scomparirà del tutto entro 5-10 anni, lasciando la strada libera al progressivo collassamento dell'intero ghiacciaio.
Quando il ghiacciaio Thwaites scivolerà nell'oceano, il livello del mare salirà di 60 centimetri.
Per capire la portata di questa eventualità: nel 1700 l'innalzamento dei mari è stato di 2 cm. Nel 1800 ha raggiunto i 6 cm.
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Nel secolo scorso i mari si sono alzati di 19 centimetri. Tantissimi, ma niente rispetto ai 60 promessi dal Thwaites.
Città come Venezia, Brema e New Orleans verranno sommerse dalle acque, con buona parte del loro entroterra. Io scrivo dalla terraferma veneziana, un luogo che probabilmente non esisterà più.
E l'Antartide Orientale?
Dall’altra parte del continente, nell’Antartide orientale, la situazione è diversa. Qui la terraferma si estende ampiamente al di sopra della superficie marina, ed è quindi maggiormente al riparo dalle correnti di acqua calda.
Questo significa che il ghiaccio si scioglie meno velocemente ed è relativamente stabile. Ma se il ghiacciaio Thwaites si ritirerà fino all’entroterra dell’Antartide occidentale, la sua scomparsa lascerà via libera per tutto il ghiaccio dell’Antartide orientale.
Se anche l’Antartide Orientale dovesse scivolare nell'oceano, l’innalzamento del livello marino sarebbe di 3,5 metri.
Tre-metri-e-mezzo.
E questo avrebbe conseguenze ancora più drammatiche: sempre più tempeste estreme, allagamenti delle aree costiere, sempre più movimenti migratori.
Città come New York, Londra e Tokio sarebbero completamente sommerse. Il profilo delle terre emerse cambierebbe drasticamente.
O meglio: cambierà.
Perché molti studiosi - pur non riuscendo ancora a definire quando tutto questo avverrà - ritengono che non siamo più in grado di disinnescare questa reazione a catena. Possiamo solo rallentarla.
La fine del mondo?
No, non sarà la fine del mondo.
Anche perché ormai l'abbiamo capito, grazie al cambiamento climatico, che in gioco non è la sopravvivenza del pianeta, ma quella di noi esseri umani.
La buona notizia è che ci sono ricercatori che stanno monitorando e studiando il Thwaites e gli altri ghiacciai dell'Antartide, e ogni anno abbiamo più informazioni e meno incertezze.
Magari, un giorno, un nuovo studio ci dirà che non c'è nulla di cui preoccuparsi.
In ogni caso, l'umanità ha ancora tempo per prepararsi all’innalzamento dei livelli dei mari. Possiamo costruire dighe, mettere al riparo le città e le aree costiere, spostare la nostra civiltà nelle aree interne...
E ripensare seriamente la nostra vita su questo pianeta.