UNA GAMBA ROTTA E…
Ti rendi improvvisamente conto che girare con le stampelle impedisce anche l’uso delle braccia e richiede una gran dose di pazienza!
Ma partiamo dall’inizio perché il mio incidente ha come sempre un qualche cosa di ironico… e legato al mio cane, Gastone (come peraltro succede spesso in questi ultimi mesi). Anche questa volta tutto è iniziato una mattina, il 29 febbraio per la precisione, durante la consueta passeggiata prima di iniziare a lavorare.
Corri di qua, corri di là, sgambata per consumare un po’ di energie del mio irruente cucciolo dalle dimensioni tutt’altro che contenute che, se non si sfoga adeguatamente, poi fa danni. Giustamente ci sta anche l’incontro con l’amichetto e il loro voler giocare insieme: chi sono io per limitare la socializzazione di Gastone (e poi vado dietro al detto che è bene conosca più cani possibile mentre è ancora cucciolo).
Ma sai cosa accade quando un weimaraner cucciolo incontra un setter irlandese di cinque anni (entrambi maschi peraltro)? Una cosa semplice: iniziano a correre. E quando dico correre non intendo un corricchiare giocoso, quanto piuttosto una gara di finale da 100 metri. Ed è così che mentre Gastone mi evita sfilandomi a lato, l’altro, semplicemente non ci riesce e i suoi quaranta chili lanciati in velocità si scontrano con il mio (povero) ginocchio. La faccio semplice: piatto tibiale rotto.
E in un attimo la routine si spezza. Le cose più semplici diventano difficili. Le mie giornate, da sempre molto piene devono rallentare. Hai presente uno slow motion? Ecco, questa è l’impressione che ho osservando quello che faccio. Nasce la necessità di pensiero per quasi tutti i movimenti, dovendo stare attenta a quel che posso e non posso fare, lottando con l’abitudine che non può più essere considerata tale. Anche solo fare le scale sembra essere diventata un’impresa: dosare i passaggi da un piano all’altro, ricordare cosa mi potrebbe servire, avere tasche capienti da riempire. Le cose con cui mi rapporto tutti i giorni cambiano e le priorità si spostano in un percorso che già da subito so essere lungo (anche se in fondo pensavo lo sarebbe stato meno).
E poi affidarsi agli altri, chiedere, non pensare di riuscire a fare tutto da sola. Accettare di essere aiutata. Avere pazienza per quel che c’è, per ciò che si può fare.
E questa dilatazione del tempo in cui mi sono dovuta riposare, mi sono dedicata in maniera più continuativa alla lettura. Un libro a cui non mi ero mai approcciata mi ha chiamata in una lettura decisamente corposa: Il conte di Montecristo di Dumas. Con le sue milleduecentoquarantasei pagine, è stato esso stesso un esercizio di pazienza, come la pazienza è uno degli elementi nodali della storia che viene raccontata. Accettazione di quel che è accaduto e che è andato oltre alla possibilità di controllo di Edmond, il protagonista. Privato della libertà, dopo un periodo di disperazione, trova il modo di utilizzare il tempo nel migliore dei modi. E negli anni di prigionia, impara tutto quel che non sa, lascia che l’abate Faria gli faccia da mentore. Ed è con pazienza che Edmond si adatta a quel che ha a disposizione, mantenendo chiaro in mente un punto, la libertà che deve riconquistare (e la vendetta.. ma questa non c’entra con la mia storia 😊). Un passo alla volta, un giorno dopo l’altro.
E ovviamente il senso della pazienza di Edmond risuona e richiama la mia. Pazienza e accettazione. Di quel che non c’è. Di quel che non si può fare.
Ma se si provasse ad andare oltre?
Un esercizio interessante che porta a un diverso sguardo e fa transitare verso l’inclusione. Ed è con questo diverso punto di vista che la mancanza di movimento, di autonomia, di velocità diventano apprezzamento della lentezza, del supporto e dei limiti che improvvisamente possono spuntare al di là del mio controllo.
Perché includere è qualcosa di più dell’accettazione di una situazione, è comprenderla in sé cogliendone tutti gli aspetti che non necessariamente sono solo quelli limitanti.
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Sono contenta che non posso fare le mie lunghe passeggiate? Assolutamente no! Mi dico ‘che bello’? Proprio per nulla! Soprattutto quando le giornate sono belle…
Includere non significa guardare con positività forzata, quanto ascoltare il significato che c’è nella mancanza.
Ed è in questa mancanza che si cela un messaggio.
E quindi includo la lentezza e la pazienza. Includo la mancanza. E rimango in ascolto, consapevole che possa essere l’inizio di un nuovo viaggio. Diverso da quelli a cui sono abituata.
Possono le storie aiutare a vivere meglio? Penso di sì, anche nel contesto lavorativo! Le narrazioni contengono esperienze, certo vissute da altri, ma si tratta comunque di viaggi esperienziali: fanno immedesimare, risuonano, aiutano a far chiarezza sui propri vissuti. E allora rappresentano il primo passo per un percorso di crescita personale. Il Counseling può essere lo step successivo, per meglio comprenderti, per proiettarti con consapevolezza nel tuo futuro.
Vuoi scoprire come il Counseling può aiutarti a esprimere al meglio te stessə? Sentiamoci.
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8 mesiIl tema è: cos'ha voluto dirmi questo scontro canino? Lo saprai solo tu. Forse l'avrai già scoperto. Spero di vederti presto ♥️
Sport Mental Coach |Storyteller -Inspirational speaker| Facilitatrice PSYCH-K® e Alta Sensibilità HSP Italia -Insegnante di Respiro Funzionale #credenze #convizioni #diversità e inclusione #performance
8 mesiBellissimo articolo Mara. Brava! Intanto appunto ridare valore alla lentezza, alla pazienza e all'accettazione di ciò che è fuori dal nostro controllo. E poi il positivismo forzato non serve a niente. È frutto di slogan ripetitivi che infatti in tanti fanno fatica ad integrare perché il focus è sulla cosa sbagliata. Ovvero occorre includere, come dici tu, ciò che a noi sembra un evento negativo per coglierne la bellezza del messaggio sotteso. Allora avviene una trasformazione supportata da una mentalità propositiva che porta all'evoluzione personale. Pensiero positivo e negativo sono entrambe facce della stessa medaglia. Pensare positivo forzatamente, mettendo sotto il tappeto il pensiero negativo, significa solo rifiutare di abbracciare il tutto!