Una storia come tante.
Fin quando non ti trovi davanti alla morte o ad una grande difficoltà, sembra che le disgrazie e le brutte cose avvengano sempre agli altri. Come se "gli altri" fossero predestinati alla cattiva sorte e tu invece una speciale entità avulsa a cui, "certe" cose, non capitano mai. Strano vero? Ma è così! E' una sensazione paradossale che proviamo tutti, indistintamente.
L'anno scorso ho trascorso tutta l'estate ad assistere mia madre colta all'improvviso da un brutto male, si dice così no? Come se il termine "brutto male" potesse far sembrare meno grave la malattia che l'aveva colpita qualche tempo prima senza che lei sospettasse nulla. Ricoverata in ospedale per banali accertamenti neurologici, si sentiva stanca, confusa, disorientata come accade per molte persone anziane, si accorse di un dolore che persisteva all'altezza dell'intestino. I farmaci che le vennero somministrati dal personale sanitario del reparto non sortirono la riduzione del male e io, insistendo non poco, pretesi una risonanza magnetica. Diagnosi immediata: massa estesa con infezione al colon. Bisognava intervenire subito. Il tumore, seppur operato chirurgicamente si confermò, con gli esami dei giorni successivi, ormai diffuso con metastasi ai polmoni e al cervello. Durante tutta la degenza, in accordo coi medici, scelsi di non dirglielo, ma mi chiedevo come mai non l'avesse capito da sola, anche dopo la chemioterapia. "Tranquilla, mamma, la fanno solo in termini preventivi per evitare che si trasformi in qualche cosa di brutto", dicevo. E lei ci credeva. O faceva finta per non farmi stare peggio. In ogni caso non volevo farle sapere che era molto grave e che, nonostante le dicessi che appena si fosse ristabilita l'avrei portata ancora al mare in quel bel posto che le piaceva tanto, i medici avevano previsto solo 5 o 6 mesi di vita. Non puoi dare una scadenza di vita ad un essere umano. E' disumano!
Invece era successo proprio a lei, una donna sempre molto attenta alla sua salute, alla mia e delle persone a lei più care. Mi sembra ancora di sentirla quando, ogni giorno, le telefonavo ovunque fossi in giro per l'Italia per sapere come stava e farla sentire meno sola. "Massimo hai fatto le analisi del sangue? Ti sei ricordato di prendere le medicine? Da quand'è che non fai quell'esame? Come va la pressione?"... "Che palle mamma", dicevo. Adesso non c'è più nessuno che me lo ricorda e mi manca.
Era il mese di giugno, l'8 per la precisione, la data in cui l'hanno operata. Il 26 ottobre è morta a 78 anni mentre, solo io e lei in quella stanza dell'hospice, le stringevo dolcemente la mano fino a sentire il suo indimenticabile, flebile, ultimo respiro all'improvviso interrotto per sempre. Mio padre se ne era andato nel 2013. Oggi resto io e prima di me non c'è più nessun parente diretto se non una zia, sorella di mia madre, che vive, da sempre, a Roma dove, da giovane, si era trasferita da Lussinpiccolo (Pola, ex Yugoslavia, oggi Croazia) Paese in cui mio nonno, maresciallo della Guardia di Finanza, aveva impalmato mia nonna e fatto nascere i tre figli: Anna Maria, Caterina e Franco. Anche mia madre l'aveva seguita al Policlinico per studiare da infermiera poi, però, mio padre la conquistò in una balera di Guastalla, paesino in provincia di Reggio Emilia dove, durante la guerra, i miei nonni materni erano sfollati.
Sono passati dodici mesi da allora e sembra ieri. Ho 57 anni, una ex famiglia con una ex moglie e due meravigliosi figli (per fortuna, loro, non diventano mai "ex"). Una ex storia durata quasi 10 anni dopo la separazione, una nuova storia che dura da più di un anno e un cane che ho ereditato da mia madre a cui era attaccatissima. Ancora oggi entrando in qualche negozio o parlando con alcune sue amiche, la ricordano lei e Chiquita (è il nome del Cocker spainer) camminare, in simbiosi, per Albinea (piccolo e grazioso comune ubicato nelle prime colline della mia città). Io vivo tra Reggio Emilia e Pesaro e aspetto di trasferirmi prossimamente a Milano dove mi attende una nuova straordinaria avventura d'impresa. Chissà come avrei fatto a lasciarla sola qui. Probabilmente aveva deciso di non crearmi nessun disagio decidendo di lasciarsi andare con dignità, non volendo rimanere, magari per anni, invalida e non autosufficiente su un letto. Cosa che lei, da sempre orgogliosa della sua bellezza e autonomia, non avrebbe mai accettato.
Perché ho scritto queste cose qui e condivise con voi? Non lo so, ma avevo voglia di farlo.
Forse perché ho provato sulla mia pelle una esperienza nuova che non avevo ancora vissuto in questo modo e che sto elaborando, piano piano, in questi mesi; nemmeno per la morte di mio padre con cui i rapporti si erano deteriorati negli ultimi anni per incomprensioni e fatti mai chiariti, avevo provato le stesse cose. Con mia madre, invece, il nostro legame si era rafforzato, la vedevo invecchiare giorno dopo giorno e io, insieme a lei, diventare sempre più grande. Ora che era più debole e vulnerabile toccava a me proteggerla, cercando di pensare a lei, in qualche modo. Coinvolgendola anche nella mia vita non solo privata.
Questa sera sono solo nel mio appartamento, un caldo infernale fuori, l'aria condizionata a palla dentro, mio figlio Gian Marco vive e lavora a Milano da oltre un anno e mia figlia è partita oggi per le vacanze estive a Rodi e, tra l'altro, tanto per non farmi mancare niente in questa malinconica serata d'estate, ho discusso con la mia compagna. Chi ha la mia età in qualche modo ha vissuto, sta vivendo o vivrà, più o meno, le stesse cose. Qualcuno disse che: "Avremmo bisogno di tre vite: una per sbagliare, una per correggere gli errori, una per riassaporare il tutto". Lo condivido.
Ma credo che William Shakespeare avesse saputo esprimere al meglio il senso della vita:
Spengiti, spengiti breve candela! La vita non è che un’ombra che cammina, un povero commediante che si pavoneggia e si agita, sulla scena del mondo, per la sua ora, e poi non se ne parla più; una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e di furore, che non significa nulla.
Scrivo e dipingo
7 anniComplimenti per la bellissima e toccante storia di vita, davvero commobente e piena di amore. Le auguro il meglio per la nuova vita che l'aspetta!
Consulente in comunicazione e Marketing con Ennestudio.com
7 anniGià... una storia come tante, purtroppo... una storia che è anche la mia. Ed ancora adesso, dopo un anno, l'elaborazione del lutto (io ho perso entrambi, allo stesso modo, ad un mese di distanza l'uno dall'altro) nn è facile... Proprio no. Ma la vita deve andare avanti...
Papà²- Facility & Building Management Professional presso a2a Spa
7 anniSenza molti giri di parole,pensiero bellissimo che condivido.Grande!
ex dipendente presso Health System
7 anniMassimo,mi hai quasi fatto piangere! Ho ricordato l'articolo che avevi scritto per la tua mamma. Ma,soprattutto condivido tutto...sono sempre stata convinta che bisognerebbe assaporare ogni momento di questa vita. Non capiro' mai come possa esserci chi se la rovina da solo