Uno, nessuno o centomila?
Sempre più spesso mi approccio ad aziende di settori diversi molto interessanti e in forte crescita (sì, avete capito bene, in forte crescita, in quanto esistono ancora settori e ambiti molto verticalizzati che stanno vivendo trend di crescita esponenziali di anno in anno), aziende padronali e famigliari che nella frenesia dell'incremento del fatturato sarebbero mature per fare il salto di qualità a livello di comunicazione e marketing, ma non lo sono ancora dal punto di vista culturale e organizzativo.
Ho notato che anche quando ci sono i numeri per poter fare finalmente un punto zero sul posizionamento comunicativo dell'azienda sul proprio mercato e target di riferimento e una fotografia anche di come si stanno muovendo i competitors a livello di marketing, a volte sono frenate da alcuni fattori che talora diventano invalicabili.
Come si presenta oggi lo scenario?
Se l'azienda sta crescendo, il rischio è che si consolidi la convinzione che vada bene tutto quello che si sta facendo a livello di marketing, a che se a volte improvvisato o frammentato su molteplici fornitori e collaboratori esterni a cui vengono affidano "pezzi" o canali singoli della propria immagine on o off Line.
Conosco aziende che nel pieno del boom, si trovano a dover gestire una decina di fornitori esterni fra etichettifici, tipografie, grafici, web designer, social media strategist, consulenti, video maker, allestitori di stand...ecc... con il rischio che si contamini l'identità comunicativa dell'azienda e con la certezza di disperdere tantissimo tempo nella gestione e coordinamento di figure eterogenee fra di loro. In questi casi mancano spesso sia l'organizzazione che le linee guida strategiche, manca un punto zero per capire il proprio posizionamento di brand sul mercato, la percezione della marca all'esterno, i movimenti dei concorrenti.
Conosco anche aziende ben strutturate al loro interno, con grafici molto competenti, community manager preparati, ufficio marketing, collaborazioni già attive con esterni, quindi con expertise adeguate e strumenti operativi nella comunicazione, ma con linee guida strategiche molto deboli e poco chiare a livello di comunicazione e / o di obiettivi da raggiungere e percezione solo parziale del proprio posizionamento di marca sul mercato di riferimento o su nuovi mercati che eventualmente si vogliono esplorare.
Allora, quando il vero salto di qualità?
In entrambi i casi percepisco la presenza di un terreno molto fertile per poter fare il salto di qualità e la differenza fra il prima e il dopo, ma contestualmente una resistenza e talora diffidenza verso agenzie di comunicazione strutturate e con le idee molto chiare.
Il legame con il passato, il fatto di non conoscere l'approccio di una agenzia di comunicazione ben organizzata e i risultati che può portare il metodo funzionalista e l'approccio analitico al mercato e al brand, la richiesta di un budget, di un obiettivo ben chiaro, di un brief, sono tutti fattori che possono inizialmente porre queste aziende in una posizione di stand by.
"Molte aziende non hanno la piena consapevolezza del grande valore aggiunto che può portare una agenzia di comunicazione strutturata"
Ovviamente esiste una fascia di aziende già mature ed orientate alla collaborazione con agenzie in grado di creare le linee guida strategiche della comunicazione e individuare gli strumenti tattici per raggiungere gli obiettivi prefissati. In questo caso, spesso il salto di qualità e già stato fatto.
Il compito principale di una agenzia di comunicazione è innanzitutto far acquisire la consapevolezza che stiamo parlando di partner e non di fornitore una tantum. L'agenzia entra in profondità nelle logiche dell'azienda e la affianca in un percorso di crescita e di sviluppo verso nuovi target o nuovi canali distributivi, nuovi mercati, nuovi mezzi di comunicazione.
Quando una azienda comprende questo enorme valore aggiunto e decide di affidarsi ad una agenzia di comunicazione strutturata con l'esperienza adeguata, allora non vede più la sua presenza come un costo, ma come un investimento strettamente legato ad un ritorno economico concreto nel medio/lungo periodo.
Il fornitore si trasforma in partner, consulente, guida strategica, un concetto nuovo che può fare la differenza sui risultati aziendali e sul percepito della marca. Un unico riferimento che tiene la governance di tutti i processi nel percorso di comunicazione e di crescita aziendale.
Quindi, meglio l'agenzia, meglio senza o meglio tante collaborazioni frammentate?
Uno...nessuno o centomila?
E tu cosa ne pensi?
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Print Consultant presso Arti Grafiche CastelloⓇ S.p.A. | StampackⓇ | MockapperiaⓇ
9 anniCiao Linda. Leggo con piacere questa tua pubblicazione. Mi è di ispirazione! Per me la risposta è UNO! Credo fortemente che essere affiancati da professionisti che fanno parte di un'organizzazione consolidata sia la giusta risposta. E' importante avere un partner che si integra nella propria struttura aziendale e diventa uno strumento atto a creare un circolo virtuoso verso l'accrescimento del fatturato e l'accrescimento professionale. La comunicazione e il marketing, al giorno d'oggi costituiscono circa il 70% del Business moderno. Credo fortemente nei moderni mezzi di comunicazione e promozione. Resta tuttavia arduo compito vincere la "resistenza" culturale ed organizzativa. La resilienza non è un "pane" adatto a tutti i tipi di denti...... Ciao Linda Un abbraccio