Valore del denaro e valore delle persone
Quando Gian Franco Goeta, invitandomi a partecipare al gruppo che ha appena lanciato, mi ha anticipato il primo tema che voleva lanciare - il valore del denaro -, ho scritto una cosa che ora, però, ho deciso di condividere in un altro momento. Stamattina, infatti, nel dormiveglia, pensavo a ciò che avevo scritto e quello mi è stato come ‘mentalmente sovrascritto’ da un altro pensiero emergente.
Noi ci stiamo chiedendo il valore dei soldi e a me si è affacciato alla mente - che strano, dopo tanti anni! - il titolo della tesi di laurea di mia sorella che era qualcosa come “La differenza tra prezzo e valore nelle società quotate in borsa”. Allora, nel chiedermi come mai mi affiorasse alla mente una cosa così strana e convinta che questo abbia sempre un senso, mi sono detta che, forse, un modo di guardare in maniera un po’ obliqua al tema può essere: in che modo il denaro esprime il valore delle cose o anche, per me più interessante, il valore delle persone?
I miei dati anagrafici fanno sì che io abbia iniziato a lavorare negli anni '80 il periodo, ormai lontanissimo e quasi preistorico, in cui si andava affermando il cosiddetto yuppismo.
Gli effetti, e in qualche caso i danni, dell’essere nata al lavoro, così come tanti miei coetanei, in quella cultura, per me sono stati permanenti anche se spesso in maniera inconsapevole e mio malgrado.
Infatti, nonostante razionalmente sia assolutamente certa, da sempre e per sempre, che una persona non vale quanto la pagano, di fatto ogni volta mi devo fermare e bloccare un mio pregiudizio inconsapevole. La trappola in cui cado regolarmente, in particolare per quanto riguarda me - molto meno che per quanto riguarda gli altri - è che "quanto guadagno sia la misura di quanto valgo come professionista e, tutto sommato, anche come persona". Non credo ad essere la sola a convivere con questo bias e credo che, molto spesso, inconsapevolmente venga ancora facilmente applicato anche agli altri sebbene dagli anni '80 siano passati 40 anni.
La cosa, però, ha implicazioni gravissime e sempre più gravi, visto come va il mondo, perché sempre di più il quanto una persona venga pagata o riesca a farsi pagare sembra dovuto alla combinazione di una molteplicità di fattori che spesso non hanno nulla a che fare con il suo valore reale.
Come divorziare permanentemente da questa convinzione limitante e come promuovere una visione, una concezione del valore della persona che prescinda da quanto la pagano è una delle sfide che più mi appassionano intellettualmente e non solo. Che ne pensate?
Writer
4 anniCara Ines, mi colpisce il fatto che condividiamo la traduzione immediata in un testo scritto di un pensiero che arriva da qualche voce interiore. Per quanto mi riguarda oltre ad aver avuto lo spinto per scrivere qualcosa che mi è piaciuto esprimere e spesso ha intrigato i lettori, in base a questi pensieri ispiratori ho preso alcune decisioni che hanno determinato svolte importanti nel mio percorso professionale: ad esempio l'idea di fondare SCOA Th School of Coaching è nata così, incluso il brand SCOA. Quando mi succede, magari alle 5 del mattino, ho preso l'abitudine di scrivermi una mail sul mio cellulare che tengo sul comodino. E tu come fai?
CEO of Dico Technologies Srl and Senior Advisor
4 anniGianfranco, condivido totalmente la tua riflessione sul valore inestimabile dell'attenzione al rapporto con le persone
Writer
4 anniBella domanda Ines. Da un lato mi viene da dire: magari una persona venisse pagata per il valore che fornisce, come professionista, manager, imprenditore. E' il fondamento della meritocrazia, tanto invocata per anni, sopratutto come fattore risolutivo dei molti lati oscuri del nostro paese. Ma il termine "valore di una persona" mi evoca non solo la persona che fa e produce, ma anche e sopratutto la persona che fa e offre del "bene" agli altri, coi suoi comportamenti, con le sue azioni, con il suo solo esserci. Non necessariamente cose grandi, ma tante piccole cose quotidiane importanti: attenzione, ascolto, comprensione, calore, gioia, stimoli, apprezzamenti, incoraggiamenti, riscontri. Qualcosa che fa sì che di quella persona ci si ricordi, che la si senta vicina, al proprio fianco, che si avverta la sua assenza e la si invochi. Tutto questo è per me un valore inestimabile e incommensurabile che può dar senso a una vita o a un incontro.