Vero-falso, dotto o surreale? Il viaggio per scoprirlo è avvincente, ma questi viaggiatori lo sono ancor di più: "Il dannato caso del Signor Emme"
Foto di Francesco Bordi © tutti i diritti riservati.

Vero-falso, dotto o surreale? Il viaggio per scoprirlo è avvincente, ma questi viaggiatori lo sono ancor di più: "Il dannato caso del Signor Emme"


di Francesco Bordi

Se c’è un caso da risolvere, di norma l’attenzione del lettore viene stuzzicata. Siamo al cospetto dell’A B C della scrittura “gialla”. Se poi il caso è anche “dannato” ancora meglio, significa che l’eventuale risoluzione, probabilmente, sarà complessa, articolata e sofferta. Ma ATTENZIONE! C’è un però. Non ci troviamo proprio nell’A B C, siamo alla M, anzi alla “EMME”. Aggiungiamo anche che non ci troviamo nell’ambito del giallo o del noir, non esattamente. Allora “IL DANNATO CASO DEL SIGNOR EMME” cos’è? È un inganno? Un titolo per attirare il lettore per poi rifilargli una storia per un’altra?

Il testo di Massimo Roscia, in realtà, è ancora meglio di un dannato caso perché è un racconto su più livelli in cui la vera sfida con il lettore non è anticipare la soluzione finale dell’intreccio, ma indovinare le molteplici citazioni nel testo (sia colte che popolari) o ancora individuare il confine tra i personaggi inventati e le personalità storiche realmente esistite e infine comprendere quanti punti di vista l’autore ci sta descrivendo sopra e sotto le righe.

La dinamica è subito accattivante: uno scuolabus riconvertito a camper (più o meno) targato Zagabria, una sorta di fuga dal Portogallo per potare in salvo un uomo con qualche problemino con la legge e subito dopo una ricerca avventurosa per salvare la memoria storica di un certo Signor Emme. Tutto questo è solo un lungo prologo, che già di per sé sarebbe sufficiente ad avvicinare il lettore, ma è solo l’inizio. I protagonisti coinvolti nella vicenda sono la vera forza del titolo pubblicato da Exòrma Edizioni, come ad esempio la signora Carla, quarantenne o poco più, convinta sostenitrice dell’etica umana, attivista dei diritti civili e soprattutto risoluta nemica della damnatio memoriae in ogni sua forma. I suoi due figli piccoli non hanno nomi propri: si chiamano Gemello uno e Gemello due. Il patrimonio genetico è identico, ma i caratteri sono estremamente differenti. Il primo è estremamente razionale e ancorato all’umano sapere, l’altro ha una visione più romantica, fanciullesca ed estremamente candida della vita.  C’è poi la parte surreale del gruppo, lui si chiama “Betaidrossibetametilbutirrato Uretanopolibenzenecloroamminometacrilato Formaldeidetetrametilamidofluorimum”, per gli amici… BUF. Ecco… Lui è una misteriosa sostanza dentro un’ampolla ritrovata nel corso di una delle tante manifestazioni a cui hanno partecipato mamma Carla & soci. Buf è in sintonia con il gemello numero due, l’unico che può riferire ciò che questa sostanza pensa. Ha un approccio molto tecnico alla quotidianità e oltre all’incredibile caratteristica del pensare e parlare, solamente attraverso il candido Gemello due, è noto anche per la sua triste tendenza ad emettere delle preoccupanti flatulenze. C’è infine un altro personaggio che tutti chiamano Zio Giordano. EX-uomo di chiesa, fine cultore del latino (anche se il Gemello due dice che trattasi di dialetto napoletano) e ostile alla struttura clericale cattolica, soprattutto ai papi. In realtà questo curioso personaggio (come se gli altri non lo fossero) non è un Giordano qualunque, perché trattasi di Giordano Bruno

Come comprimari di queste cinque sontuose caratterizzazioni, incontriamo una serie di personaggi divertenti, ma anche socialmente profondi, che impreziosiscono ed inspessiscono l’intreccio del testo.

Vi basta per approcciarne la lettura? Questo è il lato colorato del testo, ma è appena la scintilla da cui tutto può avere inizio. Gli sviluppi narrativi che esplodono da questo pittoresco gruppo di viaggiatori in realtà sono poliedrici.

Massimo Roscia ha avuto la grande intuizione di costruire attorno ai suoi pupilli una vicenda in cui la base è un viaggio in camper per mezza Europa per raccogliere documenti relativi al Signor Emme da portare poi alla temibile “Congregazione dell’Indice delle vite cancellate e delle opere proibite” in Roma. Da queste fondamenta narrative si innalzano poi una serie di altre storie. Troviamo delle critiche alla struttura clericale che proprio nel Dannato Caso ritroviamo forse più forte e potente rispetto all’epoca dello Stato Pontificio. Molteplici i riferimenti alla Santa Inquisizione. Apprezziamo quindi una lettura fiabesca di avvenimenti e vicende del quotidiano grazie agli occhi candidi di un bambino che manterrà quello sguardo anche negli anni a venire. Ricordiamo ancora fatti storici di personaggi realmente vissuti come ad esempio un Salvator Dalì incontrato per sbaglio durante una delle numerose tappe europee toccate dallo scuolabus/camper.

Ad un’attenta lettura si possono ancora ravvisare sequenze, giochi ironici e retroscena di notissime vicende appartenenti principalmente al nostro novecento europeo, ma anche della alla storia antica.

La narrazione è corale perché la vicenda è raccontata dal Gemello uno che ha in mano la cronaca dei fatti. Poi c’è il punto di vista del gemello due che incarna sempre e comunque la fiaba, un costante resoconto favoloso in grado, però, di risolvere problematiche reali. Infine c’è la versione di BUF, il lato surreale della vicenda rapportabile forse a quel modo di narrare le storie dei robot umanizzati che affollavano gli scritti e le pellicole degli anni ’70.

Ne “IL DANNATO CASO DEL SIGNOR EMME” in sostanza, si mischiano dotte citazioni, fatti storici, personaggi realmente esistiti, ma anche il popolare ravvisabile in serie TV contemporanee, sigle di cartoni animati, proverbi e canti delle ninne nanne. Certamente non mancano anche i richiami alle grandi letterature. La citazione dell' "Abbazia del delitto" è quasi commovente in tal senso, perché non si riferisce ad un'abbazia qualunque...

Tutti gli elementi sono mescolati dannatamente bene in una storia senza tempo, o meglio uno spaccato di vita di un tempo abbastanza moderno ma non ben specificato. Non era semplice rendere plausibile una tale macedonia di ingredienti così differenti fra di loro. Non ne siete convinti? Provate allora a leggere la storia di Carla, BUF, Gemello uno, Gemello due e Giordano Bruno. Poi alla fine del racconto, se vi va, leggete anche la documentazione di cui il buon Roscia si è avvalso in biblioteca, forse ne rimarrete ancora più stupiti.

A proposito… Anche il “Signor Emme” è esistito davvero.

Volete sapere chi è o… chi è stato?

Buon viaggio!

 

Massimo Roscia, “IL DANNATO CASO DEL SIGNOR EMME”, Roma, Exòrma Edizioni, 2020.

 

Foto di Francesco Bordi © tutti i diritti riservati.

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