Viviamo l’era glaciale dei tassi, sai cos’è e come affrontarla?
Qualche giorno fa il presidente della Consob, Paolo Savona, ha esposto la sua relazione annuale al mercato finanziario.
Leggendo la sua importante disanima relativa al 2020 mi sono soffermato su un passaggio che considero primario, relativo al risparmio delle famiglie ed alle esportazioni che rappresentano i due pilastri della forza sociale ed economica del nostro Paese.
Nel 2020, che verrà per sempre ricordato come l’anno della pandemia, il tasso di risparmio delle famiglie italiane è cresciuto del 50% rispetto al reddito disponibile e la liquida’ sui conti correnti è arrivata a sfiorare i 1.800 miliardi di euro.
Dati rilevanti e positivi che però hanno anche un effetto negativo e dannoso per la nostra economia.
L’Istat ha calcolato che, con i livelli di inflazione attuali, 100.000 euro depositati per un anno sul conto corrente causano una perdita media annua di 900 euro – in 10 anni 9.000 euro – senza considerare il mancato guadagno questo denaro avrebbe potuto maturare.
E questo è il punto. Noi italiani ci trasciniamo un retaggio che trae origine dai tempi dei tassi sui titoli di Stato con rendimenti a doppia cifra, via via decrescenti, fino ad azzerarsi nell’ultimo periodo.
Viviamo quella che gli addetti ai lavori definiscono l’era glaciale dei tassi, per spiegare che i tassi a breve termine sono pari a zero, anzi negativi.
Nelle scorse settimane il Ministero del Tesoro ha collocato sul mercato un BTP con scadenza 1/3/2072 (avete capito bene durata 50 anni) che offre una cedola lorda fissa del 2,15%. Quando i tassi cresceranno, non a breve certamente, questo titolo perderà di valore. E’ stato denominato, un po’ ironicamente, BTP Matusalemme.
Tutti noi ci domandiamo perché ci sono 1.800 miliardi di euro depositati ed inermi sui conti correnti.
La risposta piu’ ricorrente è: “per paura”. Lasciare liquidità sul conto corrente è una sorta di meccanismo di autodifesa che scatta nel risparmiatore rimasto scottato troppe volte negli ultimi anni da crisi finanziarie mondiali, fallimenti di banche, default di Stati, pandemia e chi piu’ ne ha più ne metta. Senza considerare che se l’alternativa che si prospetta è investire su titoli con rendimenti tendenti a zero la soluzione secondo molti è lasciare i soldi sul conto corrente, invece di investirli.
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Noi consulenti finanziari abbiamo un obbligo morale e professionale. Dobbiamo accompagnare i clienti verso una corretta gestione dei loro patrimoni trasmettendogli fiducia, infondendo consapevolezza, rassicurandolo e guidandolo verso forme di investimento appropriate e profilate sul loro approccio al rischio, consentendo loro di ottenere risultati economici positivi anche al tempo dell’era glaciale.
Iniziamo a dare un nome al denaro depositato sul conto corrente, è un esercizio che sembra un gioco ma puo’ dare effetti a volte stupefacenti.
I nomi possono essere tanti ed i piu’ disparati, si possono chiamare:
Il nome non puo’ e non deve essere
Chiudo con una citazione di Warren Buffett:
“il rischio nasce dal non sapere cosa stai facendo”.
Se sappiamo dove dobbiamo andare sicuramente ci serviremo del mezzo giusto per arrivarci e soprattutto giungeremo a destinazione nei tempi e nei modi piu’ opportuni.
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3 anniMichele Chiericozzi, grazie per la condivisione dei tuoi pensieri sempre interessanti