Volevo fare il re
Volevo fare il re…
Quanti di noi hanno ricevuto la classica domanda da bambini, “da grande cosa vuoi fare?”… Ecco… i miei amici rispondevano l’astronauta, il calciatore, l’avvocato, il poliziotto… Io avevo le idee abbastanza chiare, io volevo fare il re. Guai a contraddirmi, ero convinto che ponendo le giuste idee sarei arrivato al mio scopo.
Negli anni sono cresciuto e con delusione mi sono dovuto adattare all’idea che non volendo andare via dalla Sicilia difficilmente sarei diventato re e quindi mi sono interrogato su cosa potevo fare per diventare un re in chiave moderna. Mi serviva un regno, un popolo e qualcuno disposto a darmi una corona…Ma sapete la mia generazione è cresciuta con i cartoni animati, quelli seri, quelli come Lady Oscar, quindi sin da bambino capivo che dovevo trovare il modo per non farmi tagliare la testa. Come si fa? Che bella domanda… Dovevo esser il migliore, ma non solo, dovevo far crescere le persone che camminavano con me. Così un giorno ho capito che quel voler fare il re si era trasformato nel voler esser un leader.
Qualche anno fa, mi sono poi scontrato con una parola nuova che non conoscevo purpose, come più volte scritto con una nuova parola bisogna far sempre una cosa cercarla nel vocabolario: “Definisce il nostro scopo nella vita, attraverso il quale saremo in grado di lasciare un segno duraturo, grande o piccolo che sia, nella società”. Semplicemente wow. La prima volta che ho fatto una lista di obiettivi avevo 16 anni, sapevo che volevo lasciare un segno e che questo come diceva mio nonno voleva dire tanto olio di gomito, le cose non piovono dal cielo e quindi dobbiamo costruire. Ho cominciato a divorare libri, perché la magia delle parole è conoscenza e la conoscenza è la vera forza. Ho iniziato a lavorare, scontrandomi con i pareri della famiglia e degli amici, ho deciso che dovevo mettermi sotto scacco con la vita e pormi sempre delle necessità superiori per riuscire a conquistarle.
La vita è una e quando lo capisci è magia, devi costruirla, devi riuscire a programmare, devi avere degli scopi. Così torna nuovamente quella parola purpose, che a questo punto va considerato come un viaggio introspettivo alla ricerca di qualcosa che ci faccia sentire capaci di produrre cambiamenti. Quanta magia. Quanto potere abbiamo dentro noi. Il purpose quindi è sempre in evoluzione, cambia si modifica, si evolve con gli anni, cambia con noi, ma è essenziale non perdere mai di vista la nostra Itaca, la nostra meta e chiaramente goderci il viaggio. Tuttavia miei cari navigare non è sempre cosa facile, spesso possiamo trovare il mare in tempesta, potremmo aver tanta superbia ed ergersi e pensare di essere superiori degli Dei e come Ulisse navigare senza sosta.
Una delle azioni più difficile da affrontare è uscire dalla zona di comfort; per anni, infatti, possiamo star fermi in un luogo, vedete il mio regno ad un certo punto lo avevo anche trovato, ero re e avevo la mia corte nella mia azienda, ma sentivo sempre che qualcosa mancava e così un po’ come Artù decisi di andar via da Camelot alla ricerca del mio Santo Graal. Se vuoi raggiungere l’apice devi metterti continuamente in discussione, un’altalena fatta di sali e scendi, ma l’essenziale è saper chi si è e dove andare.
Un paio di giorni fa leggendo un interessante articolo scopro la Free Trait Theory secondo la quale ognuno di noi è costituito da tratti innati e prefissati e da altri liberi di mutare; questi ultimi se riusciamo ad indirizzarli correttamente entrano in vibrazione e ci mettono nelle condizioni di affrontare sfide e difficoltà attingendo a risorse interne che non conoscevamo. Cosa fare dunque ritroviamo il purpose, cominciamo a credere i noi stessi e giungeremo a cambiare se necessario alcuni aspetti del nostro carattere e sfrutteremo le nostre capacità segrete anche a noi stessi. Quindi a quella famosa domanda su cosa vogliamo fare da grandi occorre con gli anni mutarla in chi vogliamo essere da grandi. E la mia risposta resta uguale, io sono un re. Il re di me stesso, dominatore della mia libertà e felice della vita che mi sono scelto.
Vincenzo Termine