Welcome to the financial breakfast

Welcome to the financial breakfast

BCE: alziamo i tassi per ridurre la domanda aggregata

Nella giornata di giovedì FED e BCE hanno agito in concerto. La Banca Centrale Europea ha alzato tutti i tassi di riferimento di 75 punti base.

Nella conferenza stampa la Lagarde ha affermato che: “la nostra missione è ripristinare la stabilità dei prezzi; siamo pertanto determinati ad assolvere tale compito e continueremo ad assumere le decisioni in base ai dati, di volta in volta a ogni riunione”. Ciò significa che la BCE ha preso l’impegno ad alzare ulteriormente i tassi nei prossimi meeting in quanto non ha idea di quale potrebbe essere il tasso neutrale. Lo scopo dei rialzi è quello di ridurre la domanda aggregata, cioè indurre un rallentamento macro per combattere l’inflazione. Senza mezzi termini la Lagarde ha parlato di “dark situation”. In altre parole, mentre Powell vede solo un rallentamento economico per gli Stati Uniti, la Lagarde ha parlato di una situazione in Europa decisamente più negativa. Rispetto alla riunione precedente la BCE ha infatti alzato le stime di inflazione e abbassato quelle sulla crescita (che forse sono ancora troppo ottimistiche).

Nel comunicato la BCE ha anche reiterato

  • l’attenzione ad evitare pressioni sui periferici;
  • il fatto che la banca stia monitorando il movimento dell’euro anche se non rientra nelle sue politiche.

Insomma, una riunione molto hawkish. La BCE si trova completamente fuori tempo rispetto al ciclo economico e affermare di non sapere fino a quando si dovranno alzare i tassi potrebbe creare non poche problematiche ai mercati finanziari.

FED aggressiva: il lavoro non è ancora finito indipendentemente dal dato di domani

Sempre nella giornata di giovedì vi è stata una conferenza stampa di Powell, il presidente della Banca Centrale americana. Anche la FED è risultata molto hawkish, come da attese. Powell ha affermato che il lavoro della politica monetaria restrittiva dovrà andare avanti fino a quando non si sarà riportata l’inflazione sotto il livello del 2%.

Insomma, niente di nuovo in attesa del dato sull’inflazione USA di domani. Si tratta di una rilevazione estremamente importante in quanto avrà il compito di confermare se il miglioramento avvenuto nel mese di agosto ha dato il via ad un trend in discesa dei prezzi. 

In caso positivo (dato atteso all’8.1% rispetto all’8.5% del mese precedente), si avrà un importante segnale che le politiche della Federal Reserve stanno funzionando. Non dobbiamo tuttavia aspettarci grandi cambiamenti nelle parole di Powell alle prossime riunioni. La FED ha già annunciato che rimarrà aggressiva anche se, miglioramenti nel trend dell’inflazione potrebbe avere un grande impatto sui mercati.

La reazione dei mercati: aspettative vs realtà

La reazione dei mercati è stata piuttosto particolare, guidata da una psicologia degli investitori che non hanno ancora ben chiaro il futuro. In primo luogo, il mercato obbligazionario. Come abbiamo sempre detto, i bond sono materia per istituzionali. Le prime reazioni generalmente avvengono da lì e, a volte, sono corrette. Da giovedì abbiamo assistito

  • ad un incremento dei tassi a breve termine europei con i titoli tedeschi a 2 anni che sono saliti di circa 30 punti base;
  • e a seguire un incremento dei tassi a lungo termine con il BTP che è salito di ben 20 punti base andando nuovamente in area 4%.

Solo nei giorni seguenti si è avuta anche la reazione, come da attese, sul mercato monetario. L’euro ha recuperato leggermente terreno nel confronto del dollaro riportandosi sopra la parità: area 1.015. Questo trend potrebbe continuare a mano a mano che il differenziale dei tassi tra BCE e FED si andrà a ridurre.

Per quanto riguarda la parte azionaria, si è avuto una reazione piuttosto particolare, ben lontana da quella che un investitore alle prime armi potesse pensare (banca centrale aggressiva -> mercato azionario giù). Ebbene sì, il mercato azionario è salito mettendo a segno un rialzo di oltre il 4% in Europa e oltre il 3% in America.

Perché? Cosa ha spinto gli investitori ad acquistare?

E qua dobbiamo correggervi mettendo l’appunto che non sono stati gli investitori retail o i fondi normali ad acquistare. Gli acquisti sono avvenuti per questioni tecniche da parte di

  • market makers delle opzioni e fondi hedge per coperture delle posizioni;
  • fondi quantitativi per la riduzione della volatilità.

I fondi normali solo oggi stanno timidamente acquistando i settori che hanno sovraperformato venerdì (finanziari, auto e materiali). I retail, come sempre, arriveranno a comprare quando tutto il rialzo si sarà già esaurito. La pazienza continua ad essere la virtù che non farà perdere soldi sui mercati.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate